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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • Angelus

    26 dicembre. Il Papa all'Angelus: S. Stefano, maestro di perdono

    Un cuore capace di perdono, la preghiera per chi ci ha fatto male e i passi per aprire alla riconciliazione. Papa Francesco, all’Angelus, esorta a chiedere a Gesù appena nato questi doni, nel giorno in cui la Chiesa ricorda il martirio di Santo Stefano. Martiri, afferma, che ancora oggi soffrono ma che sono testimoni del perdono e dell’amore di Dio.

    La parola martire significa testimone: i martiri sono testimoni, cioè fratelli e sorelle i quali, attraverso le loro vite, ci mostrano Gesù, che ha vinto il male con la misericordia. E anche ai nostri giorni i martiri sono numerosi piu' che nei primi tempi. Oggi preghiamo per questi fratelli e sorelle martiri perseguitati, che testimoniano Cristo.

    “Il Natale non è una fiaba”, sottolinea il Papa, ricordando come la liturgia di questi giorni ci distolga dal “mondo di luci, pranzi e regali” in cui potremmo un po’ adagiarci. Il Natale infatti è “la venuta del Salvatore, che ci libera dal male prendendo su di sé il nostro male: l’egoismo, il peccato, la morte”, per questo i martiri sono più simili a Gesù.

    Santo Stefano, testimone di carità

    Soffermandosi sulla figura di Stefano, primo martire della Chiesa, il Papa ricorda che gli Atti degli Apostoli lo descrivono come uno dei sette diaconi dedicato al servizio della carità.

    Ciò significa che la sua prima testimonianza non l’ha data a parole, ma attraverso l’amore con cui serviva i più bisognosi.

    Ma a quelli che incontrava – prosegue Francesco – parlava di Gesù. È questa la seconda dimensione della sua testimonianza: era espressione di come l’incontro con il Signore cambia la vita. “Questo per Stefano era così importante, che non si è lasciato intimidire nemmeno dalle minacce dei persecutori, neanche quando ha visto che le cose per lui si mettevano male”.

    Carità e annuncio, questo era Stefano. Però, la sua testimonianza più grande è un’altra ancora: quella che ha saputo unire la carità e l’annuncio. Ce l’ha lasciata in punto di morte, quando sull’esempio di Gesù ha perdonato i suoi uccisori.

    Per-dono

    È in questa terza dimensione che le altre – carità e annuncio – acquistano un senso nuovo e diverso. È al perdono di Stefano che è necessario guardare per capire se davvero pratichiamo carità e viviamo la Parola di Dio. “Il per – dono – dice il Papa – è un dono più grande, un dono che facciamo agli altri perché siamo di Gesù, perdonati da Lui”. Così Francesco invita ad approfittare di questi giorni, in cui capiterà di incontrare persone che ci hanno ferito, e pensare di perdonarle.

    Chiediamo a Gesù appena nato la novità, una novità: cioè la novità di un cuore capace di perdonare: tutti noi abbiamo bisogno di un cuore che perdoni. Chiediamo al Signore questa grazia: Signore, che io impari a perdonare. La forza di pregare per chi ci ha fatto del male, pregare per le persone che mi hanno ferito, e di fare dei passi di apertura e di riconciliazione. Che il Signore ci dia oggi questa grazia.

    Al termine della preghiera mariana, il Papa ha salutato i fedeli presenti e quelli collegati da casa, rinnovando il suo augurio di pace nelle famiglie, nelle comunità e per le popolazioni tormentate dalla guerra ma soprattutto "per la cara e martoriata Ucraina". "Chiediamo la pace - ha aggiunto il Papa - per questo popolo martoriato".

    VaticanNews

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