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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Sarah Mullally, arcivescova di Canterbury

    A Canterbury la prima donna arcivescova: una nomina che non piace a tutti

    di Gino Driussi

    E’ sicuramente una svolta storica quella intrapresa dalla Chiese d’Inghilterra con la nomina, per la prima volta nella sua quasi cinquecentenaria storia, di una donna quale 106.o arcivescovo di Canterbury: come è ormai noto, si tratta della 63enne Sarah Mullally (vescova di Londra dal 2018, sposata con un architetto e madre di un figlio e di una figlia). L’annuncio – dopo approvazione di re Carlo III, quale governatore supremo della Chiesa – è stato dato lo scorso 3 ottobre dalla “Crown Appointments Commission”, l’apposito organismo di una ventina di persone responsabile della raccomandazione di candidati per le più alte cariche ecclesiastiche vacanti. L’installazione della nuova arcivescova avrà luogo il prossimo marzo nella cattedrale della città del Kent.

    Precisiamo innanzitutto che il ruolo dell’arcivescovo di Canterbury non è per nulla paragonabile a quello del papa nella Chiesa cattolica. Infatti, quello anglicano non ha giurisdizione oltre la propria arcidiocesi. All’interno della Comunione anglicana (formata da 42 province autonome in 165 Paesi del mondo, per un totale di circa 85 milioni di fedeli) egli non è che il “primus inter pares” e detiene solo un primato d’onore tra i primati della Comunione. E’ - o forse è più giusto dire era - pure considerato il leader spirituale e morale degli anglicani nel mondo.

    Critiche dalle Chiese africane

    A questo proposito, pareri negativi sulla nomina di Sarah Mullally – in particolare per le sue aperture, considerate non bibliche, sulla sessualità e sulla benedizione di coppie omosessuali – sono stati espressi dalle Chiese più conservatrici della Comunione anglicana, in particolare da quelle africane (si pensi che Nigeria e Uganda messi insieme hanno oltre 25 milioni di fedeli). Tra coloro che considerano questa nomina divisiva figura anche l’arcivescovo del Ruanda Laurent Mbanda, presidente  di “Gafcon”, l’organismo internazionale fondato nel 2008 e che raggruppa  gli anglicani più conservatori, tra cui circa 300 vescovi. Secondo Mbanda, che non ha esitato a usare la parola “tristezza”, la maggioranza della Comunione anglicana crede che, stando alla Bibbia, l’episcopato debba essere riservato solo agli uomini. Da notare, a questo proposito, che 16 province della Comunione anglicana non prevedono l’ordinazione di donne all’episcopato e 7 di esse nemmeno al sacerdozio (la Chiesa d’Inghilterra ha introdotto la prima nel 2014 e la seconda nel 1992).

    I rapporti con la Chiesa cattolica

    Per quanto riguarda le relazioni ecumeniche con la Chiesa cattolica romana, la nomina di una donna alla più alta carica della Chiesa anglicana non dovrebbe intaccare i rapporti di proficua e costruttiva collaborazione già da tempo in atto a tutti i livelli, in particolare tra i vescovi e le vescove delle due Chiese in Inghilterra. Tra l’altro, auguri e parole di cordiale benvenuto alla nuova arcivescova di Canterbury sono state espresse da due cardinali: Kurt Koch, presidente del dicastero vaticano per la promozione dell’unità dei cristiani, e Vincent Nicholls, arcivescovo di Westminster e primate cattolico di Inghilterra e Galles.

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