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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Arriva l'inedito di Benedetto XVI: "La mia rinuncia fu piena e valida"

    «Gli “storici autorevoli” e gli “altri teologi” secondo me non sono veri storici neppure teologi. Le speculazioni da loro proposte sono per me assurde. Dire che nella mia rinuncia avrei lasciato “solo l’esercizio del ministero e non anche il munus” è contrario alla chiara dottrina dogmatica-canonica… Se alcuni giornalisti parlano di “scisma strisciante” non meritano nessuna attenzione».

    La lettera firmata da Benedetto XVI, Papa emeritus, è indirizzata al teologo italiano monsignor Nicola Bux e porta la data del 21 agosto 2014, poco più di un anno dopo la sua rinuncia al pontificato. Già allora si erano diffuse una serie di teorie complottistiche per le quali le sue dimissioni non erano valide e quindi il suo successore, Francesco, non era un Papa legittimo.

    Più volte, nel corso degli anni di ritiro nel monastero vaticano Mater Ecclesiae, Joseph Ratzinger aveva liquidato speculazioni simili, ad esempio nelle «Ultime conversazioni» con il biografo Peter Seewald, con buona pace di chi parlava un Papa costretto a dimettersi da potenze più o meno oscure: «Sono tutte assurdità. Nessuno ha cercato di ricattarmi. Non lo avrei nemmeno permesso».

    Ma nella lettera finora inedita a monsignor Bux - appena pubblicata nel libro «Realtà e utopia nella Chiesa» (con Vito Palmiotti, ed. I libri della Bussola) e anticipata da Riccardo Cascioli sul sito de La nuova Bussola quotidiana -, Benedetto XVI affronta con chiarezza, in particolare, un classico delle teorie complottiste, ovvero il fatto che Ratzinger avesse dichiarato la rinuncia al «ministerium» ma non al «munus» di Pietro: avrebbe insomma lasciato l’esercizio pratico del ministero ma non il suo ufficio di Papa.

    “Anche il Papa può rinunciare”

    Il Papa emerito scrive che sono «speculazioni assurde» e spiega che «la vera risposta» è quella che lo stesso monsignor Bux riportava al punto 1 del testo che aveva scritto a Ratzinger: e cioè che «dogmaticamente-canonicamente, è stato sempre indubbio e indubitabile che il Papa può rinunciare liberamente, e che la sua rinuncia valga pienamente; anche il suo è un ufficio, che si può accettare e svolgere e al quale si può anche rinunciare con effetto pieno e completo, lasciando vuoto cioè l’ufficio e tutto quanto con esso connesso».

    “Anche Wojtyla a 75 anni considerò la possibilità di rinunciare”

    Ma c’è di più. Benedetto XVI scrive che «è fondato il parallelismo tra il vescovo diocesano e il vescovo di Roma in riferimento alla questione della rinuncia», e quindi che anche il Papa come gli altri vescovi può lasciare l’incarico. E rivela che anche Wojtyla aveva preso in considerazione la rinuncia: «Io so che Papa Giovanni Paolo II nell’avvicinarsi del suo 75° compleanno ha seriamente riflettuto se non sarebbe corretto ritirarsi dal suo ministero petrino. La sua decisione di non ritirarsi era giusta, ma egli stesso era convinto del parallelismo». Detto questo, la responsabilità è differente e il Papa emerito conclude: «Ovviamente la differenza non teologica ma “pastorale” esiste ed è doveroso per il Papa nella sua decisione di tenerne conto davanti a Dio e davanti alla Santa Chiesa».

    fonte: agenzie/red

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