Calendario romano
Ancora, ancora e ancora: l’amore non basta mai!
di Dante Balbo*
Il tempo di Pasqua è praticamente terminato, anche se si concluderà con la prossima domenica, dedicata alla Santissima Trinità, ora che lo Spirito Santo è definitivamente entrato nella storia. Don Willy Volonté ricorda che qualche domenica addietro, per descrivere l'amore aveva usato l'immagine del cuore, che si contrae e si dilata in un movimento in cui si raccoglie per donarsi totalmente, instancabile. Nel caso di Gesù questo accade anche dopo la morte, con la resurrezione, che porterà questo cuore umano a battere indefinitamente nel cuore stesso della Trinità. L'amore non si può fermare, non può dire «adesso basta, ho dato tutto, ho terminato il mio compito! ». «Come fare, però, perché questo divenga concreto?», si chiede il sacerdote commentatore delle letture domenicali. È a questo punto che si manifesta l'inesauribile creatività del nostro Dio, che non ci lascia orfani. Gesù infatti ha cambiato condizione, è nella realtà di un corpo glorioso, cioè totalmente pieno della presenza del Padre, come sarà il nostro corpo alla fine dei tempi, ma proprio per questo non lo possiamo vedere, toccare, ascoltare fisicamente. Tuttavia, la Pentecoste è la testimonianza che ha messo nei suoi apostoli una forza straordinaria, una presenza che grida: «Abbà Padre», che rende presente Gesù, che colma l'assenza fisica con una certezza profonda. Anche umanamente, quando le coppie sono separate, i figli lontani dai genitori, la distanza non impedisce che l'amore resti intatto. La Pentecoste fa ancora di più: genera una comunità in cui tutti condividono questa presenza, anzi, la fanno circolare, edificandosi vicendevolmente, la diffondono, perché non si può contenere. Come il cuore di Gesù non smette di battere per noi, così lo Spirito Santo non si è mai allontanato da coloro che hanno accolto Gesù come Salvatore e Signore nella loro vita e non ci lascerà mai.
* Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale di Caritas Ticino in onda su TeleTicino e online su YouTube
Calendario ambrosiano
Lo Spirito opera dove si gettano ponti
di don Giuseppe Grampa
Questa pagina è segnata da un fremito di tenerezza. Raramente cerchiamo nei Vangeli l’impronta dei sentimenti, dei moti del cuore. Più spesso ci rivolgiamo ai messaggi, ai contenuti dottrinali. Eppure i Vangeli registrano anche i giorni e le emozioni, vissute da Gesù con i suoi amici. Così infatti ha chiamato i suoi discepoli. Insieme hanno camminato, riposato, consumato i pasti per alcuni anni. Ora è il tempo della separazione e, avvertendo il vuoto che la fine della sua presenza in mezzo a loro spalancherà, Gesù rassicura: «Non vi lascerò orfani, verrà un altro Paraclito che starà con voi per sempre ». Dove e come riconoscere questa presenza rassicurante? Due i luoghi decisivi di questa presenza. Il primo è il cuore. Con questo termine, la Scrittura sacra non indica tanto la dimensione affettiva della persona quanto l’interiorità, la coscienza. È in questo spazio interiore che ognuno di noi esercita la sua libertà, compie le sue scelte. È nella coscienza che risuona la voce di Dio ed è dalla coscienza che scaturisce la preghiera. Qui lo Spirito parla. Quanti uomini e donne ne hanno ascoltato la voce e hanno compiuto scelte coraggiose, spesso anticonformiste e controcorrente, arrivando in qualche caso anche al sacrificio della vita. E non sempre e non solo per una scelta di fede. Seguendo la voce della coscienza hanno lavorato consapevoli di rischiare la loro vita. Ma vi è un secondo luogo dove lo Spirito si manifesta ed è indicato dalle prime due letture di questa domenica. Questo secondo luogo è la comunità, sono i legami che uniscono le persone. Lo Spirito è un grande fattore di comprensione reciproca, di dialogo. Il miracolo di Pentecoste è quello della comunicazione tra genti che le diversità separano, è la capacità di comprendersi pur nella varietà dei linguaggi. Là dove si abbattono barriere e si gettano ponti lì opera lo Spirito. Ugualmente dove i propri talenti, le proprie risorse sono messe a servizio del bene comune lì opera lo Spirito. Così afferma Paolo nella seconda lettura.