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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 dicembre 2025)
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  • Santa Ildegarda di Bingen

    Corinne Zaugg e Martin Zogg su Ildegarda di Bingen. Alla FTL la mostra

    Dopo aver sostato a Bellinzona e ad Ascona, la mostra su Ildegarda di Bingen fa ora tappa anche a Lugano, dove rimarrà visitabile, negli spazi della Facoltà di Teologia, fino al 25 novembre.
    A presentare l’esposizione dedicata alla figura della «profetessa del Reno», come viene spesso chiamata alludendo alle sue origini, nella Sala Multiuso della Facoltà, venerdì sera c’erano il medico Martin Zogg, curatore dell’esposizione e la giornalista e presidente dell’Unione Femminile Cattolica Ticinese, Corinne Zaugg.

    Dottor Zogg, lei è medico. Deriva forse da lì la sua passione per Ildegarda?
    «No. La cosiddetta medicina ildegardiana è un campo minato e in qualità di medico non mi sono mai rifatto a questo universo. Il mio essere medico entra invece in gioco dove Ildegarda ci fa vedere la sua visione del rapporto corpo-anima-spirito. Una visione che ha superata l’ostilità nei confronti del “corporeo” che accompagna tutta la storia della Chiesa, da San Paolo a Sant’Agostino e, che per certi versi, dura fino ai nostri giorni».

    Ildegarda, ormai lo sappiamo fu donna poliedrica, dotata di tanti saperi, è stato difficile rendere evidenti questi numerosi aspetti, in un’unica mostra?
    «In questo quadro poliedrico, non tutti i lati sono di uguale importanza. Ildegarda è soprattutto cristiana e monaca benedettina. Qualsiasi ambito delle sue attività, anche la musica, la cosiddetta medicina, il suo lato “politico“, dev’essere visto all’interno del quadro cristiano. Non esistono aspetti laici di Ildegarda: la fede per lei è come l’aria che respira!»

    Dei 36 dottori della Chiesa, solo quattro di essi sono donne: Teresa di Lisieux, Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Ildegarda di Bingen. La prima ad essere insignita del titolo di dottorato fu Teresa D’Avila, nel 1970, mentre l’ultima proprio Ildegarda di Bingen, dieci anni fa, a poco meno di mille anni dalla sua nascita. Come si spiega questo lungo lasso di tempo intercorso tra la sua vita e il suo riconoscimento, da parte della Chiesa, Corinne Zaugg?
    «Sicuramente ha a che fare con l’invisibilità che la storia scritta ed agìta per secoli da soli uomini, ha riservato alle donne e alle loro opere».

    Allora, forse la domanda è, come mai il pensiero e l’opera di Ildegarda ci sono giunti?
    «Direi in virtù della sua eccezionalità. Fu decisamente una persona al di fuori e al di sopra del suo tempo e della norma. Si può dire che fu donna del Medioevo ma ebbe la capacità di trascenderlo. Non c’erano (o non ci sono pervenute), per esempio, altre tracce di donne coeve musiciste oltre a lei, mentre il suo libro “Scivas” (“Conosci le vie”), è considerato un capolavoro della letteratura cristiana e uno dei più grandi libri mistici di tutti i tempi. Occorre forse però anche aggiungere che il Medioevo in cui visse non fu un secolo solo “buio”, ma ebbe anche delle luci, tra cui alcune legate proprio al ruolo femminile: ci furono infatti donne che seppero trattare alla pari con re, regine, autorità eclesiastiche e altri detentori di potere (pensiamo a Santa Chiara e più tardi anche a Giovanna D’Arco)».

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