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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 dicembre 2025)
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  • Papa Francesco. (Foto di archivio)

    Così i Pontefici scelgono i loro simboli

    ANDREA TORNIELLI

    da Vatican Insider

    I Papi nell’ultimo mezzo secolo hanno proclamato centinaia di nuovi santi e beati, figure molto diverse tra loro. Alcuni di questi hanno rappresentato più di altri un punto di riferimento e una sintesi efficace del messaggio del Pontefice che li ha elevati agli altari. Non c’è dubbio Madre Teresa di Calcutta sia emblematica per il pontificato di Francesco, come lo furono, ad esempio, i santi martiri ugandesi proclamati da Paolo VI, o le canonizzazioni di Josémaria Escrivá e santa Faustina Kowalska per il pontificato di Giovanni Paolo II.

    La piccola suora albanese, una santa così «vicina a noi» e «tanto tenera» da far sì che «spontaneamente continueremo» a chiamarla «Madre Teresa», come ha detto ieri Bergoglio, ha trascorso la sua vita occupandosi concretamente dei poveri. Ha difeso e accolto la vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. «Ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi», ha ricordato Francesco, definendo Madre Teresa un’«instancabile operatrice di misericordia». Una donna che ci aiuta a capire come l’unico criterio di azione del cristiano sia «l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione».

    È lo stesso messaggio che Francesco sta cercando di trasmettere. Madre Teresa non ha fondato una Ong, ha speso la vita aiutando concretamente i poveri perché viveva semplicemente il Vangelo traendo forza dalla preghiera. Non ha fatto proselitismo, non ha importato modelli occidentali, si è presa cura dei moribondi aiutandoli a morire con dignità, accolti e curati con amore. Ha dovuto superare le perplessità dei vescovi indiani, ma è stata sostenuta e difesa prima da Papa Montini e poi da Papa Wojtyla.

    «C’è un solo Dio, ed è Dio per tutti - scriveva la nuova santa - Per questo è importante che ognuno appaia uguale dinanzi a Lui. Ho sempre detto che dobbiamo aiutare un indù a diventare un indù migliore, un musulmano a diventare un musulmano migliore e un cattolico a diventare un cattolico migliore. Crediamo che il nostro lavoro debba essere d’esempio alla gente».

    Ha parlato e ha trattato con tutti, da Ronald Reagan a Fidel Castro passando per i comunisti cinesi, chiedendo solo di poter aiutare chi soffre. Ha testimoniato che l’amore per i poveri è essenziale per la fede cristiana. Non è «comunismo» o «pauperismo», come credono certi benpensanti - anche cattolici - impegnati del quotidiano tiro al piccione contro il Papa argentino. Madre Teresa è stata uno strumento di pace e di riconciliazione al di là delle distinzioni di fede, razza, cultura e stato sociale. Se fosse viva, oggi sarebbe a Lesbo o a Lampedusa, a curare le ferite dei migranti e rifugiati. O a distribuire coperte ai senzatetto di Roma.

    Questo articolo è stato pubblicato oggi sull’edizione cartacea del quotidiano La Stampa

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