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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Padre Mauro Jöhri

    Fra Mauro Jöhri: "Ho conosciuto il Bergoglio dei barrios, l'ho ritrovato come papa Francesco"

    Una serata per ricordarci che il senso di fratellanza non ha radici solo evangeliche ma anche, specificamente, francescane, come ha voluto ribadire sin dal suo primo giorno di pontificato papa Francesco con la scelta del suo nome e poi con due encicliche dal titolo spiccatamente francescano, la Laudato si’ e la Fratelli tutti. Da queste considerazioni ha preso avvio per la sua conferenza lo scorso 9 novembre, al Centro La Torre a Losone, fra Mauro Jöhri, già Ministro generale dell’Ordine dei frati minori cappuccini e oggi residente alla Madonna del Sasso, accogliendo l’invito stesso del parroco don Jean-Luc Farine e dei parrocchiani, che dopo aver dedicato un ciclo di letture alle encicliche papali, hanno espresso il desiderio di volersi confrontare sull’attualità di questi testi con qualcuno che papa Francesco lo ha conosciuto da vicino: «Conoscevo Bergoglio già come arcivescovo a Buenos Aires, dove aveva l’abitudine di visitare i barrios più poveri. Mi è sembrato subito qualcuno che va verso tutti per principio, senza escludere nessuno. L’ho reincontrato, tra le tante occasioni, alla GmG di Rio de Janeiro: non mi sono dovuto presentare, si ricordava perfettamente di me». E secondo Jöhri, il papa non solo porta il nome Francesco, «ma lo sta vivendo nel modo più autentico e profetico possibile».

    In modo non dissimile dal significato stesso che il frate di Assisi ha voluto dare al termine di «fratellanza»: «Quando il Santo si ritrova a dover creare dal nulla un nuovo stile di vita religiosa, pensa di introdurre un termine – frater, “fratello” – allora sconosciuto per designare i religiosi. L’idea di fondo è che il “frate” non debba più come il monaco – dal greco monos, “solo”, “solitario” – isolarsi dal mondo per vivere la propria vocazione, ma debba essere costantemente in relazione con gli altri». Il processo di conversione, per Francesco, inizia con il contatto con le fasce più povere dalla società: «Siamo al cuore del senso di fratellanza: il sofferente che gli diventa fratello» avverte Jöhri. Mentre a S. Damiano, davanti al crocifisso che gli parla durante un’esperienza mistica, «Francesco scopre che ha in primis in Cristo un fratello, qualcuno che condivide con lui il cammino terreno e gli annuncia l’infinita misericordia del Padre celeste». Due le regole che si danno in seguito i francescani: non possedere denaro e essere frati «minori», ovvenon prendere mai posizioni di governo. «La vera letizia? Essere fratelli di tutti. Io stesso da giovane seminarista negli anni Settanta chiesi di poter fare un’esperienza tra i senza tetto di Zurigo», rivela a questo punto Jöhri. «E mai mi sentii così francescano come allora».

    Dunque il frate, e anche l’orizzonte cui fa riferimento il Papa, è «una persona sempre in relazione, che cammina per seminare la pace e che in tutte le creature intravede una presenza bella da avvicinare». Una fratellanza di cui anche le encicliche del Papa sono esempio: «Come Francesco, il Papa ci dice che solo da fratelli e sorelle potremo rispondere a sfide importanti come la crisi climatica. Tale condizione di reciprocità – incontrarci, rispettarci e stimarci a vicenda – è fondamentale. Lo dimostrano le visite pontificie in Barhein o in Kazakistan: non lo scontro, ma l’incontro».

    La lettura della Fratelli tutti proseguirà, al Centro «La Torre» di Losone, il 16 novembre alle 20; il 7 dicembre la proiezione del docu-film «La Lettera» ispirato alla Laudato si’.

    Laura Quadri

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