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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Il comandante della Guardia Svizzera Pontificia, colonnello Christoph Graf

    Guardie Svizzere, oggi il giuramento. Intervista al comandante Christoph Graf

    Il 6 maggio, come ogni anno, nel cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico Vaticano, si svolge il giuramento delle reclute della Guardia Svizzera Pontificia. Il Corpo nacque nel gennaio del 1506, quando, su richiesta di papa Giulio II, i primi svizzeri - 150 -  dal Cantone Uri entrarono, sotto il Comando del Capitano Kaspar von Silenen, dalla «Porta del Popolo” per la prima volta in Vaticano: furono benedetti dal Pontefice e cominciarono il servizio. Con grande abnegazione, attraverso un impegno generoso e fedele, da allora ad oggi la Guardia Svizzera ha onorato la propria missione: garantire la sicurezza del Papa e della sua residenza, accompagnarlo durante i suoi viaggi apostolici, svolgere servizi d’ordine e di onore, vigilare su tutti gli ingressi ufficiali della Città del Vaticano ed essere a disposizione dei visitatori provenienti da tutto il mondo per informazioni riguardanti il Vaticano. «La Santa Sede conta su di voi! La Città del Vaticano è fiera della vostra presenza nel suo territorio!», diceva papa Francesco lo scorso anno alle guardie svizzere riunite in Vaticano. In occasione del giuramento del 6 maggio dialoga con Cattolica e Catt.ch, Christoph Graf:  61 anni, originario di  Pfaffnau (Lucerna), dal 2015 è il 35° Comandante della Guardia Svizzera Pontificia.

    Quali sono le peculiarità richieste ai giovani che desiderano far parte della Guardia Svizzera Pontificia? E quali le virtù indispensabili?

    «Il nostro regolamento prevede che i giovani candidati siano sottoposti a una selezione strutturata in diverse fasi. I requisiti richiesti sono i seguenti: i candidati devono essere maschi, cattolici, di nazionalità svizzera, celibi, di età compresa tra 19 e 30 anni, e in possesso di un diploma di maturità o di un apprendistato AFC. Inoltre devono aver frequentato la scuola reclute nell’esercito svizzero. Vengono valutate anche la loro esperienza nella parrocchia di appartenenza e la loro reputazione: sono richiesti una lettera di raccomandazione del parroco e l’estratto dal Registro delle esecuzioni e del casellario giudiziale. È molto importante che i candidati siano coscienti che il loro futuro incarico implica concentrazione massima  e un impegno quasi totale per il Corpo e la Santa Chiesa Cattolica. Dovranno essere fedeli al Papa e coraggiosi nello svolgimento dei loro incarichi. Coraggio e fedeltà sono le virtù indispensabili. Esse costituiscono anche il motto della Guardia Svizzera Pontificia: Acriter et fideliter (con coraggio e fedeltà). Una volta superata la selezione, per le giovani reclute comincia l’addestramento che prevede, tra l’altro, l’acquisizione di competenze circa l’uso delle più moderne tecniche nel settore della sicurezza».

    Come si è evoluto con papa Francesco il vostro lavoro?

    «Ogni Pontefice possiede un proprio stile di lavoro. Ciò implica da parte nostra grande flessibilità nel modo di operare: ci adattiamo sempre a ogni situazione. Papa Francesco cerca e ama il contatto con il popolo di Dio, e dunque può essere un po’ imprevedibile. Indubbiamente ci regala sempre grandi emozioni che non si possono facilmente descrivere. Tutti noi preghiamo per il Pontefice ogni giorno, proprio come lui chiede di fare».

    Quale contributo porta in dono la Guardia Svizzera Pontificia al nostro Paese? E quale contributo offre la Svizzera al Vaticano attraverso questo Corpo?

    «Siamo un Corpo che ha una missione speciale ben chiara: custodire il Santo Padre. Allo stesso tempo siamo un’istituzione che permette a giovani uomini cattolici di conoscere una realtà unica al mondo, di maturare umanamente e professionalmente, di formarsi anche nell’ambito della sicurezza all’estero. La forza della gioventù e della nostra preparazione ci permettono di svolgere i nostri incarichi con successo. Siamo un portabandiera del nostro Paese: ciò rende unica la nostra presenza a Roma. La Svizzera assicura al Vaticano guardie che dimostrano professionalità inappuntabile e indiscutibile senso del sacrificio. Con il nostro Corpo abbiamo l’occasione di mostrare tutta l’efficienza del sistema svizzero di formazione professionale e militare. Le nostre guardie sono giovano cattolici che, con fede, si mettono al servizio della Chiesa e del Papa: è motivo di grande orgoglio per le parrocchie elvetiche annoverare tra i propri fedeli alcuni giovani che fanno parte della Guardia Svizzera Pontificia».

    Come procede il progetto per la nuova caserma della Guardia Svizzera Pontificia?

    «Il progetto sta avanzando bene e giudico ottima la collaborazione tra il Vaticano e la Fondazione istituita per il restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia in Vaticano».

    Ritiene possibile che in futuro possano far parte del vostro Corpo anche le donne?

    «È una questione che spetta ai nostri superiori affrontare».

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