di Ernesto Borghi, coordinatore della Formazione Biblica della Diocesi di Lugano
Riprendiamo in questa prima domenica d’Avvento ambrosiano 2021-2022 e penultima domenica dell’anno liturgico 2020-2021 nel rito romano, il percorso di riflessione culturale che è stato apprezzato lo scorso anno. Il Coordinamento della Formazione Biblica della Diocesi di Lugano desidera ancora mettersi al servizio di lettrici e lettori di catt.ch, accompagnandoli verso un confronto aperto ed interattivo con i brani evangelici che sono proposti, nelle celebrazioni eucaristiche domenicali.
Ragguardevoli esperte ed esperti di tradizione cattolica e di altre confessioni cristiane proporranno le loro sintetiche linee di analisi e di interpretazione ai diversi testi che si succederanno, domenica dopo domenica. Le traduzioni dei brani evangelici saranno quelle pubblicate dall’Associazione Biblica della Svizzera Italiana nei volumi delle Edizioni Terra Santa (la casa editrice della Custodia francescana di terra Santa) editi dal 2017 in poi, nel quadro del progetto internazionale ABSI “Leggere i vangeli per la vita di tutti”[1]. Quando sarà possibile offriremo anche dei suggerimenti multimediali, che consentano di approfondire quanto sarà proposto, leggendo i brani in questione, oppure di considerare aspetti culturali variamente collegati ad essi.
Continueremo sino al giorno di Natale. Saremo lieti di conoscere l’opinione critica delle persone che leggeranno questi contributi (scrivano pure a: info@absi.ch) sia per stabilire un dialogo con loro sia per avere stimoli a migliorare costantemente quanto sarà proposto, settimana dopo settimana, su catt.ch.
Luca 21,5-28 (I domenica di Avvento nel rito ambrosiano – commento di Stefania De Vito[2])
Ci troviamo innanzi alla terza predizione della caduta di Gerusalemme (cfr. 13,34-35; 19,41-44), molto più ricca di particolari rispetto alle prime due. La distruzione della città viene compresa come un evento a breve termine; l’attenzione è rivolta sul giudizio di Dio, che aiuta i discepoli del Nazareno crocifisso e risuscitato a leggere la storia della salvezza come veicolata da un unico pattern: essa è il luogo in cui si manifesta la sua misericordia.
Il testo
5E mentre alcuni parlavano del Tempio, che è adornato di belle pietre e doni votivi, disse: 6«Di tutte queste cose che state ammirando, verranno giorni in cui, non sarà lasciata pietra su pietra che non venga distrutta»[3]. 7Lo interrogarono dicendo: «Maestro, quando accadranno dunque queste cose e quale (sarà) il segno che esse staranno per accadere?».
8Ed egli disse: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Infatti molti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono[4]” e: “Il tempo (stabilito da Dio) si è fatto definitivamente prossimo”. (Ma) non andate dietro a loro. 9Quando sentirete di guerre e di sconvolgimenti, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non (sarà) subito la fine». 10A loro allora diceva: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; 11e vi saranno grandi terremoti e, secondo i luoghi, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. 12Ma prima di tutto questo metteranno le mani[5] su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. 13Questo sfocerà, per voi, in (occasione di render) testimonianza. 14Mettete(vi) (bene) in mente[6] (questo): di non preoccuparvi in anticipo per la vostra difesa; 15io infatti vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno opporsi, né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori e dai fratelli, e dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte (alcuni) di voi; 17e sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19Con la vostra perseveranza prenderete possesso delle vostre vite.
20Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora (ri)conoscerete che la sua devastazione si è fatta definitivamente vicina. 21Allora quanti (sono) in Giudea fuggano ai monti; e quanti (sono) in mezzo a lei vadano via, uscendo; e quanti sono nelle campagne non entrino in essa. 22Perché giorni di vendetta quelli sono, perché siano adempiute tutte le cose che sono state scritte. 23Guai alle (donne) che sono in gravidanza e a quelle che allattano in quei giorni! Infatti vi sarà grande calamità sulla terra e ira contro questo popolo. 24E cadranno sotto il taglio della spada e saranno condotti prigionieri verso tutti i popoli; e Gerusalemme sarà calpestata dai popoli finché i tempi dei popoli siano compiuti.
25E vi saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli senza scampo per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre persone moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che avviene sulla terra abitata. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27E allora vedranno il figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande[7]. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Linee di commento
v. 5: Mentre i discepoli esaltavano per Gesù la bellezza del Tempio di Gerusalemme, questo era, in realtà, ancora in fase di ricostruzione. Il progetto era iniziato nel 20 a.C. ed era stato portato a termine tra il 63-64 d.C., pochi anni prima della sua distruzione (70 d.C.). Il momento narrato dal vangelo secondo Luca vede un Tempio ancora in fase di costruzione, ma capace di esercitare una grande meraviglia in chi lo andava a visitare. Gli stessi discepoli erano impressionati della sua imponenza, ritenevano, probabilmente, che un edificio, che aveva richiesto tanto tempo per la sua costruzione, fosse destinato a durare per sempre e, finalmente, lì il Signore avrebbe avuto una dimora stabile. Questo “falso mito”, evidente nell’ammirazione delle persone, permette a Gesù di tenere un altro discorso nel Tempio, rivolto a tutto il popolo.
v. 6: Verranno giorni in cui è un’espressione dal forte tono profetico (cfr. Ger 7,1-14; 22,5; 27,6; Lc 5,35; 17,22; 19,43; 23,29), che mette il discorso in netto contrasto con le parole di ammirazione sul Tempio. L’espressione tutte queste cose, in esordio al versetto, saranno centrali nel dialogo tra Gesù e i discepoli, che riprenderanno l’espressione al v. 7.
v. 7: La domanda dei discepoli è legittima, perché la caduta del Tempio fa presagire che si abbatterà un periodo di profonda catastrofe sull’intero Israele. L’unico modo per scamparne è la fuga.
v. 8: Gesù sa che, in un tempo di tumulti, molti si proporranno come il messia politico di Israele; cercheranno credibilità, mettendo a sigillo delle loro parole il nome di Dio. Ciò che conta è non seguirli, in tal modo questi falliranno da soli.
vv. 9-11: Gesù parla di terremoti, guerre e carestie, eventi che, spesso, hanno segnato la storia di Israele, ma anche dell’Impero Romano. Tutti questi eventi sono compresi come tasselli di una divina progettualità, che si manifesta all’essere umano.
vv. 12-14: Il discorso assume sfumature sempre più apocalittiche. Tra i segni che annunciano i tempi nuovi, c’è la persecuzione, che offrirà l’occasione di una rinnovata testimonianza. Il non perdersi nel preparare un discorso di difesa, innanzi ai tribunali, implica, da parte del discepolo del Nazareno, un atto di consegna fiduciosa nel Signore, che verrà loro in aiuto.
vv. 15-18: Da un punto di vista umano, la persecuzione, annunciata da Luca, è drammatica. I cristiani, perseguitati nel nome di Gesù, conosceranno persino l’ostilità dei propri cari; ma questa sarà “ricompensata” da parole di saggezza che renderanno la loro testimonianza irresistibile.
v. 19: Il termine perseveranza rende il greco hypomonè, che è sinonimo di costanza. Nel NT, in genere, descrive una persona che non è sviata nei suoi intenti e dalla sua fede, nonostante le sofferenze e le tentazioni.
v. 20: Molti giudei ritenevano che il Messia sarebbe ritornato gloriosamente quando gli eserciti pagani avrebbero stretto Gerusalemme. Infatti, nel 70 d.C., quando i romani presero Gerusalemme, molti ebrei esultarono di gioia.
v. 21: In questa frase è la certezza che nell’assedio di Gerusalemme non morirà nessun discepolo del Nazareno. Costoro sanno che devono obbedire a quanto loro detto da Gesù: lasciare la Giudea.
v. 22: La storia ci insegna che, con la conquista di Gerusalemme, i romani uccisero più di un milione di Ebrei e 97.000, circa, furono fatti prigionieri. I romani cambieranno persino il nome della città in Aelia Capitolina e non consentiranno agli ebrei di entrare nell’antica Gerusalemme, se non il giorno della commemorazione della caduta del Tempio.
v. 24b: In Lc 13,3-35, Gesù aveva annunciato profeticamente l’abbandono di Gerusalemme, incapace di ascoltare i profeti e gli inviati di Dio. Quando la versione lucana arriva a redazione finale, la distruzione di Gerusalemme era già avvenuta: nel 70 d.C. il Tempio di Gerusalemme fu distrutto e centinaia di migliaia di persone trovarono la morte, per mano dei Romani. Pertanto, la fine di Gerusalemme e del suo Tempio viene vista come l’inizio dell’era pagana. Ma Lc sottolinea che questa disfatta non deve essere intesa come una punizione divina. Anzi, paradossalmente, diventa tempo proficuo: l’annuncio del Regno, non accolto dagli ebrei, si estende a tutti gli altri popoli.
vv. 25-27: Gesù assicura i suoi che il tempo della grande tribolazione non durerà per sempre, perché Lui tornerà ancora.
Per una lettura appassionata e coinvolgente di questi versetti lucani sino al v. 38 si veda e si ascolti l’intervento del pastore Angelo Reginato (Chiesa evangelica basttista a Lugano), nel quadro del corso di lettura ecumenica del vangelo secondo Luca proposta nell’anno 2018-2019.
Marco 13,24-32 (rito romano – commento di Francesco Mosetto[8])
Lo scontro tra Gesù e i suoi avversari culmina nella profezia della distruzione del tempio. Da questa prende le mosse un lungo discorso che riguarda il futuro dei discepoli, fino alla venuta gloriosa del Figlio dell’Uomo.
Il testo
«24Ma in quei giorni, dopo quell’afflizione, il sole sarà oscurato, e la luna non darà la sua luce, 25e gli astri staranno a cadere dal cielo, e le potenze che (stanno) nei cieli saranno scosse. 26E allora vedranno il figlio dell’uomo venire nelle nubi con molta potenza e gloria. 27E allora invierà gli angeli, e riunirà i [suoi] eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra all’estremità del cielo. 28Ora dal fico imparate la parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e germina le foglie, sapete che è vicina l’estate. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sapete che è vicino, alle porte. 30Amen, vi dico: Non passerà affatto questa generazione finché non avvengano tutte queste cose. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno affatto. 32Ma circa quel giorno e l’ora, nessuno sa, né gli angeli in cielo, né il Figlio, se non il Padre».
Linee di commento
Ritorna a questo punto l’annuncio dei «falsi profeti», i quali spargeranno la voce che il Figlio dell’uomo è ritornato sulla terra. Come quelli denunciati nelle Scritture, saranno in grado di compiere «segni e prodigi», con i quali cercheranno di trarre in errore anche i credenti. Ci saranno anche «falsi cristi», individui che pretendono di essere il Cristo. L’avvertimento: «Ma voi guardate: a voi ho predetto tutto!» dà il tono all’intero discorso: esso è una profezia, nel senso sia di preannuncio sia di solenne avvertimento.
La grande «afflizione» è solamente un preannuncio della «fine», l’intervento definitivo di Dio, al quale fanno da cornice gli sconvolgimenti cosmici che, secondo la tradizione biblica e apocalittica, annunciano il «giorno del Signore» (Is 13,10; 34,4 ecc.). Tutti vedranno il figlio dell’uomo, Gesù stesso, venire dal mondo celeste («nelle nubi»; cfr. Dn 7,13) «con grande potenza e gloria», la gloria di Dio. Intronizzato alla destra del Padre, egli eserciterà la medesima signoria: «riunirà i suoi eletti» dai quattro punti cardinali per mezzo degli angeli, suoi ministri. La salvezza finale si configura pertanto come raccolta dei «figli di Dio dispersi» (cfr. Gv 12,52). Tra pochi giorni, davanti al sinedrio, Gesù rinnoverà il solenne annuncio (cfr. 14,62), qui sottolineato da un’immagine suggestiva: come i germogli che spuntano sulla pianta di fichi segnalano l’arrivo della bella stagione, così quando avverranno «queste cose» i discepoli dovranno essere certi che il Figlio dell’uomo «è vicino, alle porte». Tre lòghia commentano l’annuncio della parusìa. Probabilmente, il primo di essi si riferiva in origine alla venuta del regno di Dio. Inserito a questo punto del “discorso”, riguarda in modo particolare la grande «afflizione», che incombe sul popolo giudaico e sugli stessi discepoli. Il secondo vale per l’insieme dell’insegnamento di Gesù. Il terzo controbilancia i precedenti: per quanto l’evento della venuta del Figlio dell’uomo sia certo, restano incerti «il giorno e l’ora». Fa problema che la conoscenza del tempo della fine sia negata anche al Figlio; ma non è l’unica volta che Marco suppone una “ignoranza” di Gesù (cfr. 5,30-31): segno questo che per lui ciò non rappresenta un problema.
[1] Per avere accesso ai volumi di dette traduzioni, ci si rivolga pure a: info@absi.ch
[2] Nata ad Avellino nel 1977, sposata e madre di due figli, dottoressa in teologia biblica (Pontificia Università Gregoriana di Roma), insegna ermeneutica biblica presso il Dipartimento di Teologia Fondamentale dell’Università Gregoriana di Roma e Sacra Scrittura presso l’Università LUMSA di Roma. Ha pubblicato la sua tesi di dottorato dal titolo La schiavitù via di pace. Una prospettiva pragmalinguistica di Rm 6,15-23, PUG, Roma 2016 (in via di traduzione in lingua inglese). Saranno pubblicati prossimamente i seguenti saggi: The Truth of Scripture. Pragmalinguistics and the Functional Speciality of Communications, in J.K. Gordon (ed.), Critical Realism snd the Christian Scriptures. Foundations and Applications, Marquette 2022; Scandalo di pochi, mediocrità di molti. Sulle dinamiche di guarigione ecclesiale dagli abusi a partire da Romani 6,1-14, in “Gregorianum”.
[3] La traduzione italiana, come l’originale greco, presenta una sintassi volutamente scorretta. Con questo espediente le parole iniziali “Tutte queste cose che state ammirando”, che non hanno seguito nella frase, sono particolarmente in risalto.
[4] La formulazione greca fa riferimento all’autopresentazione di Dio in Es 3,14.
[5] “Metteranno le loro mani su di voi”. Il testo greco è più forte: “getteranno le loro mani su di voi”.
[6] “In mente”. Il testo greco dice letteralmente “nei (vostri) cuori”.
[7] La formulazione riprende Dn 7,13.
[8] Nato nel 1939, presbitero cattolico salesiano, ha conseguito nel 1967 la Licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e nel 1986 il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana. Ha insegnato per molti anni esegesi e teologia del Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Salesiana. È stato preside della Sezione torinese di tale ateneo (1993-1999; 2005-2008), preside dello Studio Teologico Salesiano, Cremisan - Gerusalemme (2000-2005); presidente dell’Associazione Biblica Italiana (1994-2002), presidente della Associazione Biblica Salesiana (2005-2011), vicedirettore e redattore della rivista “Parole di vita” (1979-1995), condirettore del manuale di studi biblici “Logos” (Elledici 1996-2012). Tra i suoi libri più recenti: Lettera agli Ebrei. Lettere di Giacomo, di Pietro, di Giuda, Elledici, Leumann (TO) 2014; Gesù cresceva. Storia e mistero, LAS, Roma 2015; Uno sguardo nuovo su Gesù. I misteri della vita di Cristo, Elledici, Leumann (TO) 2016; Gli insegnavo a camminare. Bibbia e educazione, LAS, Roma 2018.