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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Papa Leone XIV in un udienza generale in piazza S. Pietro

    Il Papa: fermiamo la frenesia quotidiana. La speranza nasce nel silenzio, non nel rumore

    “Noi facciamo fatica a fermarci e a riposare. Viviamo come se la vita non fosse mai abbastanza. Corriamo per produrre, per dimostrare, per non perdere terreno”, ma “la speranza cristiana non nasce nel rumore, ma nel silenzio di un’attesa abitata dall’amore”. In un mondo che cambia velocemente e in cui si è abituati ad avere tutte le risposte a portata di mano, il Papa invita a scoprire la presenza e l’amore di Dio nelle situazioni di attesa e nei fatti della vita che non possono essere controllati. È questo il cuore della sua catechesi dell’udienza generale di oggi, 17 settembre, giorno di San Roberto Bellarmino, onomastico del Pontefice nato Robert Francis. Festosa, proprio a motivo della ricorrenza, l'accoglienza riservata al Papa dalle 30 mila persone riunite in Piazza San Pietro per l'appuntamento del mercoledì. Papa Leone prova a salutare tutti con un lungo giro in papamobile prima della catechesi.

    Continuando poi il ciclo di riflessioni incentrato sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”, il Papa si sofferma sul passaggio del Vangelo di Giovanni che descrive gli avvenimenti del Sabato Santo, quando Gesù viene posto nel sepolcro dopo la sua crocifissione. In quel momento di “assenza”, “del grande silenzio, in cui il cielo sembra muto e la terra immobile”, si cela una “pienezza trattenuta”, una “promessa custodita nel buio”, e si compie “il mistero più profondo della fede cristiana”. “È un silenzio gravido di senso, come il grembo di una madre che custodisce il figlio non ancora nato, ma già vivo”, aggiunge.

    In quel sabato sospeso, impariamo che non dobbiamo avere fretta di risorgere: prima occorre restare, accogliere il silenzio, lasciarci abbracciare dal limite. A volte cerchiamo risposte rapide, soluzioni immediate. Ma Dio lavora nel profondo, nel tempo lento della fiducia. Il sabato della sepoltura diventa così il grembo da cui può sgorgare la forza di una luce invincibile, quella della Pasqua

    Saperci fermare per donare fiducia a Dio

    Nella società contemporanea in cui si è sempre in cerca del prossimo obiettivo da raggiungere, “il Sabato Santo ci invita a scoprire che la vita non dipende sempre da ciò che facciamo” e “ci insegna che saperci fermare è un gesto di fiducia che dobbiamo imparare a compiere”, sottolinea il Papa. Quando Gesù è nel sepolcro, prosegue, è “la Parola vivente del Padre” che tace, ma è “proprio in quel silenzio”, “come il buio prima dell’alba”, che “la vita nuova inizia a fermentare”. “Ogni tempo sospeso può diventare tempo di grazia, se lo offriamo a Dio”.

    Dio non ha paura del tempo che passa, perché è Signore anche dell’attesa. Così, anche il nostro tempo “inutile”, quello delle pause, dei vuoti, dei momenti sterili, può diventare grembo di risurrezione. Ogni silenzio accolto può essere la premessa di una Parola nuova

    Un riposo pieno della presenza di Dio

    Ancora nella catechesi il Papa rileva come il sepolcro “nuovo” in cui viene messo Gesù non è un “caso”, ma “è una soglia, non un termine”, che “richiama l’Eden perduto, il luogo in cui Dio e l’uomo erano uniti”. “All’inizio della creazione Dio aveva piantato un giardino, ora anche la nuova creazione prende avvio in un giardino: con una tomba chiusa che, presto, si aprirà,” chiarisce Leone XIV. Inoltre spiega che, secondo la legge ebraica, il sabato era un giorno di riposo, e infatti Cristo anche riposa “non perché è stanco” o “si è arreso” ma perché ha “completato la sua opera di salvezza” sulla terra e “ha amato fino in fondo”.

    Non c’è più nulla da aggiungere. Questo riposo è il sigillo dell’opera compiuta, è la conferma che ciò che doveva essere fatto è stato davvero portato a termine. È un riposo pieno della presenza nascosta del Signore

    Un Dio che lascia liberi per scoprire il suo amore

    Leone XIV evidenzia poi che Gesù “sepolto in terra” è anche “il volto mite di un Dio che non occupa tutto lo spazio”. Nell’attesa della risurrezione c’è “Dio che lascia fare, che attende, che si ritira per lasciare a noi la libertà. È il Dio che si fida, anche quando tutto sembra finito”. E per il Papa la speranza cristiana “non è figlia dell’euforia” ma nasce proprio da questo “abbandono fiducioso”. “Quando ci sembra che tutto sia fermo, che la vita sia una strada interrotta, ricordiamoci del Sabato Santo”, ribadisce, perché è lì che “Dio sta preparando la sorpresa più grande”.

    Se sappiamo accogliere con gratitudine quello che è stato, scopriremo che, proprio nella piccolezza e nel silenzio, Dio ama trasfigurare la realtà, facendo nuove tutte le cose con la fedeltà del suo amore. La vera gioia nasce dall’attesa abitata, dalla fede paziente, dalla speranza che quanto è vissuto nell’amore, certo, risorgerà a vita eterna

    Il Pontefice cita infatti la Vergine Maria quale modello da cui trarre ispirazione perché “lei incarna questa attesa, questa fiducia, questa speranza”, dando la sua disponibilità a Dio.

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