Consenso Cookie

Questo sito utilizza servizi di terze parti che richiedono il tuo consenso. Scopri di più

Vai al contenuto
Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
Advertisement
  • Leone XIV all'udienza generale in piazza San Pietro

    Il Papa: la compassione è questione di umanità, aiutare l’altro vuol dire coinvolgersi, sporcarsi

    “Cambiare prospettiva” e aprirsi “alla speranza”: questo bisogna imparare dalle parabole. Perché spesso “ci fissiamo su un certo modo rigido e chiuso di vedere le cose” e accade che ci manca la speranza. Invece, “le parabole ci aiutano” a guardare tutto “da un altro punto di vista”. Leone XIV lo spiega nella sua seconda udienza generale, dopo aver percorso in lungo e in largo piazza San Pietro su una jeep bianca, per salutare i numerosi pellegrini e fedeli che lo hanno accolto con applausi, canti e gioiose grida, sventolando variopinti foulard, cappellini e striscioni.

    Un vero e proprio bagno di folla per il Papa, che ricambia sorrisi e saluti, fermandosi di tanto in tanto per benedire bambini e neonati. Poi giunto sul sagrato della basilica vaticana, prosegue la serie di catechesi dedicate alle parabole, nell’ambito del capitolo su “La vita di Gesù” del ciclo giubilare “Gesù Cristo Nostra Speranza”, e si sofferma sulla parabola del samaritano, dove emerge la compassione, l’amorevole cura verso gli altri, l’attenzione per il prossimo, che si esprimono, sottolinea più volte, “attraverso gesti concreti”.

    Davanti all’altro

    Due le prospettive che il Pontefice offre analizzando il racconto evangelico. C’è un uomo che intraprende una strada, da Gerusalemme a Gerico, lungo la quale “viene assalito, bastonato, derubato e lasciato mezzo morto”. Come non pensare alla vita, “una strada difficile e impervia”, e a all’“esperienza che capita quando le situazioni, le persone, a volte persino quelli di cui ci siamo fidati, ci tolgono tutto” e ci abbandonano?

    La vita però è fatta di incontri, e in questi incontri veniamo fuori per quello che siamo. Ci troviamo davanti all’altro, davanti alla sua fragilità e alla sua debolezza e possiamo decidere cosa fare: prendercene cura o fare finta di niente.

    Questione di umanità

    C’è, dunque, chi si imbatte nell’uomo lasciato “in mezzo alla strada”. Gesù descrive “un sacerdote e un levita” che passano oltre. “Sono persone che prestano servizio nel Tempio di Gerusalemme”, ma il loro atteggiamento dimostra che “la pratica del culto non porta automaticamente ad essere compassionevoli”, osserva Leone XIV.

    Prima che una questione religiosa, la compassione è una questione di umanità! Prima di essere credenti, siamo chiamati a essere umani.

    Fermarsi per gli altri

    Ma spesso le nostre vite frenetiche non ci permettono di essere compassionevoli, riteniamo di dover dare spazio anzitutto alle nostre occupazioni.

    È proprio la fretta, così presente nella nostra vita, che molte volte ci impedisce di provare compassione. Chi pensa che il proprio viaggio debba avere la priorità, non è disposto a fermarsi per l’altro.

    Gesti concreti

    La parabola riportata dall’evangelista Luca evidenzia che qualcuno si ferma di fronte a quell’uomo ferito e moribondo, “è un samaritano, uno quindi che appartiene a un popolo disprezzato” e Leone XIV rimarca che “la religiosità qui non c’entra”, questo tale, infatti “si ferma semplicemente perché è un uomo davanti a un altro uomo che ha bisogno di aiuto”.

    Se vuoi aiutare qualcuno non puoi pensare di tenerti a distanza, ti devi coinvolgere, sporcare, forse contaminare.

    E questo fa il samaritano: “fascia le ferite” dell’uomo moribondo “dopo averle pulite con olio e vino”, lo porta con sé, “cioè se ne fa carico, perché si aiuta veramente se si è disposti a sentire il peso del dolore dell’altro”, specifica il Papa, e poi per lui trova “un albergo dove spende dei soldi” impegnandosi “a tornare ed eventualmente a pagare ancora, perché l’altro non è un pacco da consegnare, ma qualcuno di cui prendersi cura”.

    Gesù si prende cura di ognuno di noi

    La parabola, insomma, esorta ad “interrompere il nostro viaggio” e ad “avere compassione”, questo potrà accadere, fa notare Leone XIV, “quando avremo capito che quell’uomo ferito lungo la strada rappresenta ognuno di noi” di cui Gesù si è preso cura tante volte.

    Mettersi in cammino

    Un’ulteriore riflessione cui invita il Pontefice è offerta da chi sollecita Gesù a narrare la parabola. È un dottore della legge, “una persona esperta, preparata” che chiede come “si ‘eredita’ la vita eterna”, e nel fare questo utilizza un verbo che tradisce un atteggiamento egoistico. “Intende” la vita eterna “come un diritto inequivocabile”. Attraverso la sua parabola il Maestro mostra “un cammino per trasformare quella domanda, per passare dal chi mi vuole bene? al chi ha voluto bene?”. “La prima è una domanda immatura”, chiarisce il Papa, “che pronunciamo quando ci mettiamo nell’angolo e aspettiamo”, “la seconda è la domanda dell’adulto che ha compreso il senso della sua vita” ed è anche quella “che ci spinge a metterci in cammino”.

    Vatican News

    News correlate

    Il Papa: serve conversione ecologica. L'uomo sia custode del Creato, non devastatore

    All’udienza generale, Leone XIV spiega che la speranza cristiana “risponde alle sfide cui oggi l’intera umanità è esposta sostando nel giardino in cui il Crocifisso è stato deposto come un seme, per risorgere e portare frutto”.

    Il Papa: la fraternità non è un sogno impossibile. Ci libera da egoismi, odio e prepotenze

    Leone XIV nella catechesi dell’udienza generale ricorda che la fraternità, grande sfida dell’umanità, non è scontata: guerre, tensioni e odio lo mostrano. Credendo in Cristo risorto si sperimenta la vera fratellanza e si impara a vivere secondo il comandamento dell’amore.

    Il Papa: la Chiesa non tollera l'antisemitismo e lo combatte a motivo del Vangelo

    Leone XIV dedica al dialogo interreligioso la catechesi dell'udienza generale in piazza San Pietro. Rievoca le radici ebraiche del cristianesimo e suggerisce una serie di temi su cui tutte le religioni possono lavorare insieme: ecologia, lotta all’estremismo, Intelligenza Artificiale.

    Il Papa: Cristo guarisce la tristezza, malattia invasiva e diffusa del nostro tempo

    L’esperienza dei discepoli di Emmaus insegna che quando “la desolazione” prende “possesso del cuore”, il Risorto ci fa cambiare “radicalmente la prospettiva, infondendo la speranza”. “La storia ha ancora molto da sperare in bene".

    Il Papa: ruoli e potere non danno felicità, Cristo unica risposta ai desideri del cuore

    Oltre 60mila fedeli oggi in Piazza San Pietro e nelle aree limitrofe per l'udienza generale di Leone XIV che nella sua catechesi indica "Gesù morto e risorto" come Colui che si fa "compagno" di "viaggio" nel "faticoso, doloroso, misterioso" cammino della vita.

    Leone XIV: Dio si fa vicino nelle fatiche quotidiane, nessuna ferita è per sempre

    Durante l’udienza generale dell’8 ottobre, Papa Leone XIV ha offerto una catechesi sulla risurrezione di Cristo, ricordando che Dio cammina al nostro fianco anche nei momenti più difficili. “Nessuna ferita è per sempre”: un invito a riconoscere il Risorto nella vita quotidiana e a pregare per la pace.

    News più lette