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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Una veduta sulla mostra

    Milano: il polittico agostiniano in mostra dopo otto secoli

    di Cristina Uguccioni

    Quando uomini e donne si alleano unendo le forze e destinando le proprie qualità migliori alla generazione di cose buone per altri, l’umano risplende.
    Così è avvenuto a Milano: al Museo Poldi Pezzoli è in corso una mostra importante intitolata «Piero della Francesca. Il polittico agostiniano riunito», che offre la possibilità di ammirare riuniti – per la prima volta dopo oltre quattro secoli – tutti i frammenti superstiti e finora conosciuti di un polittico dipinto da Piero della Francesca, sommo artista del Quattrocento. Lo storico dell’arte Antonio Paolucci (già direttore dei Musei Vaticani), diceva: «In Piero della Francesca, come in Antonello da Messina che viene subito dopo di lui, si realizza veramente l’unità culturale d’Europa, almeno per quanto riguarda le arti: si realizza il punto di congiunzione, il punto di incontro tra la misura, l’ordine italiano, le proporzioni, la prospettiva, e l’occhio nordico: la presa diretta sulla bellezza del mondo visibile dentro un ordine razionale che la prospettiva costruisce. Questa è in estrema sintesi la filosofia di Piero della Francesca, un artista “silenzioso”, l’artista dell’impersonalità, il cui tipico stile è stato definito “della non eloquenza”: sembra che i suoi personaggi non parlino quasi».
    Il polittico agostiniano fu dipinto tra il 1454 e il 1469: era destinato all’altare maggiore della chiesa degli agostiniani a Borgo San Sepolcro (Arezzo), il paese dove il pittore era nato e dove viveva. La pala venne smembrata e dispersa entro la fine XVI secolo. Oggi, di questo polittico, restano otto pannelli – conservati in musei europei e statunitensi – mentre la tavola centrale e gran parte della predella non sono state sinora rintracciate.

    I pannelli riuniti al Poldi Pezzoli

    La mostra è stata ideata da Alessandra Quarto, direttrice del Museo Poldi Pezzoli, dove è conservato uno degli otto pannelli, quello raffigurante san Nicola da Tolentino. Nel 2023, venuta a sapere della chiusura temporanea della Frick Collection di New York, custode di altri quattro pannelli, la direttrice Quarto pensa alla possibilità di riunire tutti i pannelli superstiti del polittico e chiede al museo americano di ricevere in prestito le quattro tavole lì conservate: San Giovanni Evangelista, la Crocifissione, Santa Monica e San Leonardo. «La Frick Collection – racconta la direttrice – ha risposto alla nostra richiesta manifestando grande entusiasmo per il progetto della mostra e sottolineando l’importanza di riunire tutti i pannelli per la prima volta dopo secoli. Da quel momento, senza sosta, è iniziato il percorso di coinvolgimento degli altri musei che, uno dopo l’altro, hanno concesso i loro pannelli: il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona ci ha prestato Sant’Agostino, la National Gallery di Londra San Michele Arcangelo e la National Gallery of Art di Washington Sant’Apollonia. Sono molto grata ai direttori di questi musei per questa straordinaria collaborazione e per la grande disponibilità dimostrata così come ringrazio molto tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di una mostra così ambiziosa». Curata da Machtelt Brüggen Israëls (Rijksmuseum e Università di Amsterdam) e da Nathaniel Silver (Isabella Stewart Gardner Museum, Boston), la mostra, che si concluderà il 24 giugno, ha coinvolto, oltre ai musei, diversi enti che hanno offerto il loro sostegno e le loro specifiche competenze: ad esempio, l’università degli Studi di Milano-Bicocca e la Fondazione Bracco. In occasione della mostra sono state avviate indagini diagnostiche d’avanguardia dal museo Poldi Pezzoli, dalla National Gallery di Londra e dalla National Gallery of art di Washington. «In particolare, nel nostro museo, sono state condotte accurate analisi diagnostiche sulla tavola raffigurante san Nicola da Tolentino», riferisce la direttrice. «I dati emersi da queste indagini, presentati nell’ambito della mostra attraverso un video, hanno consentito di ripercorrere le diverse tappe della creazione dell’opera e hanno fornito informazioni fondamentali sulla composizione del pannello centrale oggi perduto o non identificato».

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