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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (16 dicembre 2025)
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  • Joseph Deiss a Lugano per far incontrare l'economia sociale di mercato con la Laudato si'

    Sarà Joseph Deiss, già consigliere federale e professore di economia politica, a introdurre giovedì 17 settembre alla USI il tema di un’economia ispirata al pensiero sociale cattolico che vuole essere di mercato ma anche attenta alla grande e urgente sfida di questo tempo: l’ambiente. Deiss concluderà il ciclo dedicato al tema «economia e ambiente» organizzato negli scorsi mesi dall’Osservatore democratico, dove si è dato spazio al tema facendo intervenire anche ospiti che si occupano di economia civile. Ora lo sguardo affronta una prospettiva complementare, sempre ispirata ai valori cristiani. Ne parliamo con il prof. Markus Krienke, docente di etica sociale alla Facoltà di teologia di Lugano e moderatore dell’incontro.

    Prof. Krienke, l’economia di mercato liberista viene accusata di essere tra le cause del degrado ambientale. Quanto è alternativa un’economia sociale di mercato ispirata ai valori cristiani, che vuole essere anche ambientale? Per lunghi decenni, come conferma l’Enciclica di San Giovanni Paolo II Centesimus annus, l’economia sociale di mercato è stata ritenuta la «traduzione» corretta della Dottrina sociale della Chiesa cattolica. Per come viene realizzato oggi, tale modello ha spesso «perso» la sua funzione sociale di creare equilibri e pertanto diventa necessario un nuovo confronto con l’etica sociale cristiana. La stessa cosa vale per l’ambiente: grazie alla Laudato si’, l’enciclica sociale di papa Francesco che precede di alcuni anni
    il movimento di Greta Thunberg, l’economia sociale di mercato può trovare la sua ispirazione ambientale e dimostrare che un mercato basato sull’idea positiva di concorrenza non deve mai mettere fra parentesi l’ambiente. Proprio a questo servono incentivi e politiche giuste.

    Che rapporto esiste, di temi e ideali, tra l’evento di Lugano e l’Economia di Francesco, il grande raduno internazionale di economisti voluto dal Papa ad Assisi, in autunno (che ora sarà solo online a causa del Covid-19)?

    I temi e gli ideali sono i medesimi: inclusione, solidarietà, ambiente, futuro. Certamente, il modello proposto nel nostro evento esprime anche qualche considerazione critica sull’idea di economia promossa ad Assisi: davvero basta l’idea del «dono» (a partire dalla creazione) per riformare efficacemente il mercato e per incidere sulla realtà? Come possiamo realizzare un’economia sostenibile e una società resilienti senza dover sposare l’idea della «decrescita felice» (n.d.r.: una riduzione volontaria, selettiva e controllata della produzione economica e dei consumi con l'obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio ecologico tra l'uomo e l'ambiente) e puntare su un’economia forte e di crescita? In questo senso, l’economia sociale di mercato – senza contrapporsi ai valori e ai temi dell’economia del dono – serve come prospettiva critica a servizio di una causa comune.

    In generale la proposta del Papa è quella della prosperità inclusiva, capace di includere tutti, legando l’equilibrio ecologico con l’equilibrio interiore dei singoli. Qual è la forza di questa visione?

    La visione di Bergoglio mette in guardia dall’astrarre la prosperità dalla questione di come viene prodotta, dai rapporti sociali del singolo e dai valori che dirigono il suo agire. Astrarre significa assumere una prospettiva riduttiva sull’economia che produce per forza esclusione sociale e danni ambientali; oltre allo spreco delle risorse si guastano i presupposti del benessere delle future generazioni. Insieme a regole giuste, ci vuole quindi la consapevolezza interiore che il benessere non si lascia mai ridurre a un consumo materialistico ma serve un cambiamento di «stile di vita». Per quest’ultimo aspetto vedo una grande re
    sponsabilità educativa nei riguardi delle future generazioni, che con l’espandersi di internet e delle tecnologie digitali non diventa affatto più facile.

    La prossima enciclica del Papa, attesa per il 3 ottobre, è dedicata alla fraternità. Il tema avrà incidenza nella proposta di un’economia sociale e ambientale di mercato?

    Siamo tutti in attesa di questo documento pensato per la società post Covid-19 che deve aiutarci a riscoprire quei valori che nella «rapidizzazione» (Laudato si’) delle dinamiche sociali abbiamo rimosso o dimenticato. Come diceva Martin Luther King, ancora «non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli». L’impegno sociale e politico è di formare le istituzioni sociali ed economiche, le regole e le politiche, sempre di più secondo questo criterio culturale.

    Che messaggio volete inviare al mondo economico e finanziario ticinese con l’organizzazione dell’incontro di Lugano?

    L’economia sociale di mercato viene spesso considerata un modello datato perché riferita all’idea, giudicata «individualista», del libero mercato. Anche tra quelli che sostengono l’economia civile o «del dono» molti ritengono che essa sia inadatta per conciliare l’inclusione dei poveri e la salvaguardia dell’ambiente con il mercato. L’idea degli economisti che ne sono all’origine (Röpke, Müller-Armack ecc) era, però, quella di garantire la solidarietà attraverso – non contro – il mercato libero che proprio per questo ha bisogno di istituzioni e regole giuste. La stessa logica, a ben vedere, vale per la sostenibilità ecologica: meglio degli appelli moralistici serve una gestione «saggia» del mercato che fa sì che i singoli imprenditori, nel proprio interesse, si impegnano con libertà e creatività per lo sviluppo di tecnologie «green».

    Intervista di Cristina Vonzun

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