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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Toshiyuki Mimaki, premio Nobel per la pace 2024

    “Non arrendersi mai”: gli Hibakusha al Meeting di Rimini, testimoni di pace contro l’incubo nucleare

    Un incontro che ha commosso e fatto riflettere. Al Meeting di Rimini, due testimoni straordinari hanno raccontato cosa significa sopravvivere a una bomba atomica. Toshiyuki Mimaki, copresidente di Nihon Hidankyo e premio Nobel per la pace 2024, e Masao Tomonaga, professore di medicina all’Università di Nagasaki, hanno condiviso la loro esperienza e il loro impegno per la pace.

    Bernhard Scholz ha introdotto l’evento leggendo una lettera del vescovo di Nagasaki, mons. Peter Michiaki Nakamura, che ha ringraziato per l’ospitalità dei due sopravvissuti, auspicando che questo incontro diventi “il primo passo per realizzare la pace che Dio desidera”.

    Il racconto di Mimaki

    Toshiyuki Mimaki ha ricordato con forza che il Giappone è l’unico Paese colpito da due bombe atomiche, il 6 agosto 1945 a Hiroshima e tre giorni dopo a Nagasaki. Da quella tragedia nacque nel 1956 l’associazione Nihon Hidankyo, guidata dal motto “Non arrendersi mai”.
    “Armi nucleari e umanità non possono coesistere – ha affermato – perché l’umanità deve vivere. La vera pace si raggiunge solo perdonandoci”.

    Mimaki ha ricordato il dramma di chi, come lui, ha cercato invano i propri familiari tra le macerie, portando sul corpo e nell’anima ferite permanenti. “Il Nobel ha cambiato la mia vita: mi ha dato la possibilità di parlare con tante persone e politici. Ma il mio desiderio è che non vi siano più sopravvissuti alla bomba”.

    La testimonianza di Tomonaga

    Masao Tomonaga, che aveva due anni quando esplose la bomba su Nagasaki, ha raccontato il peso che i sopravvissuti portano ancora oggi. Da medico ha studiato gli effetti delle radiazioni: “Le conseguenze non colpiscono solo i sopravvissuti, ma anche i figli fino alla seconda generazione”.
    Il suo appello è rivolto soprattutto ai giovani: “Sono loro che hanno la responsabilità di costruire un mondo senza armi nucleari, con dialogo e comprensione reciproca”.

    “Il testimone passa ai giovani: la pace come compito urgente”

    Mimaki ha rilanciato l’appello: “L’età media degli hibakusha è di 86 anni, ora tocca ai giovani portare avanti questa testimonianza. Nelle scuole giapponesi raccontiamo la nostra esperienza, perché la memoria viva diventi educazione alla pace”. Ha espresso il desiderio che giovani di Hiroshima e Nagasaki possano partecipare al Meeting, “per approfondire il valore dell’amicizia fra i popoli”.

    L’incontro si è chiuso con parole che restano impresse: “Non arrendersi mai! – ha ribadito Mimaki – Vi offro queste parole per la pace nel mondo. Mi impegnerò per questo finché vivrò”. E ha aggiunto con commozione: “A costruire la pace contribuiscono la compassione del buddismo e l’amore del cristianesimo”.

    Un richiamo forte, in tempi in cui la corsa agli armamenti non sembra arrestarsi. La voce degli hibakusha ricorda che la pace non è un’utopia, ma un compito urgente affidato soprattutto alle nuove generazioni.

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