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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • «Ruminatio sinodale»: Incontri che fanno storia

    È quello che resta sempre in tasca, dopo un incontro con realtà a noi simili per radice ma diverse per le loro evoluzioni e per le loro soggettive trasformazioni che inevitabilmente ne seguono. Piccoli frammenti di una storia da portare comunque in tasca, perché importanti, perché particolari, ciascuno espressione di quel qualcosa di unico e di prezioso da ricordare di tanto in tanto, come anche giorno dopo giorno. Sono aspetti della vita di tutti che si sono trasformati in risultati di esperienze condivise, comuni a Chiese sorelle, a comunità di credenti insieme nella unicità del Signore. Si tratta di esperienze incamminate lungo i sentieri del medesimo Evangelo.

    È l’intensità di un incontro che fa una storia. Positivi o negativi che essi siano, tanto da depositarsi poi sul profondo di una memoria comunitaria condivisa, ci sono eventi trasformanti in ogni cammino ecclesiale, che raccontano la bellezza di scelte e di azioni segnate tutte dalla consonanza piena di molti con la voce dello spirito del Risorto. Viceversa, con quanta tristezza altre volte ci troviamo di fronte a racconti di relazioni comunitarie purtroppo segnate da momenti critici di aspro confronto; sono quelle vicende tristi che alla fine hanno incrinato per sempre i rapporti interpersonali e reso difficili scelte future, poco illuminanti di fraternità, sempre tra Chiese sorelle.

    Che fare allora? Se la tentazione potrebbe essere quella di restare immobili, fermi al punto ecumenico faticosamente raggiunto fin qui, giusto per non fare altri danni, proprio perché tutto induce a vivere bene questi momenti di storia condivisa, di ricordi e di vissuti non solo di un tempo ma di qualcosa di pulsante per questo presente e per un immancabile futuro: è forte e irremovibile la convinzione che c’è sempre vita di Vangelo anche dentro questo passaggio storico, dentro questo cambio d’epoca.

    Eppure, se restiamo bloccati dove non stiamo bene, alla fine siamo complici del nostro e dell’altrui dolore. Ogni talento, fosse anche quello delicatissimo e originalissimo della propria forza di liberazione da ogni manipolazione, il talento va sempre agevolato. Così è del dono ricevuto dell’incontro tra persone e comunità, che nella semplicità di un sorriso trova il senso di tutta una vita di fede, di speranza e di amore.

    Davvero grande è quella esperienza di Chiesa che cammina senza calpestare gli altri, perché nessuna realtà o persona entra invano nella vita degli altri. Tutti e ciascuno si ritrovano ad essere o dono o prova per gli altri, comunque passaggio dello Spirito santo per l’edificazione e per la santificazione di tutti.

    don Sergio Carettoni

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