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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Padre Paolo Dall'Oglio

    Un nuovo ebook sul caso Dall'Oglio: "Il sequestro che non deve finire"

    La sorte di padre Paolo Dall'Oglio, a sette anni dal suo rapimento, resta avvolta nel mistero. Era il 29 luglio 2013 quando il gesuita nativo di Roma scomparve a Raqqa, in Siria, nella terra allora occupata dai fondamentalisti dell'Isis. Il tempo passa e il silenzio si fa sempre più opprimente: in assenza di risposte, il giornalista Riccardo Cristiano afferma che oggi è tempo di «cercare le vere domande» sulla vicenda del religioso italiano.

    'Dall'Oglio - Il sequestro che non deve finire' è il titolo dell'ebook pubblicato nel mese di giugno 2020. L'autore è stato a lungo inviato in Medio Oriente per le trasmissioni radiofoniche della Rai, attualmente collabora con varie testate ed è fondatore dell’associazione 'Giornalisti amici di padre Dall’Oglio'. Riccardo Cristiano era rimasto in contatto con il sacerdote gesuita fino a pochi giorni prima del rapimento.

    In un breve volume, una ventina di pagine dense però di informazioni, ricostruisce gli ultimi spostamenti di padre Dall'Oglio e cerca di fare luce sui legami tra alcuni esponenti del regime di Bashar al-Assad e i vertici dell'Isis: fazioni nemiche nel complesso scacchiere geopolitico siriano, ma accomunate dall'insofferenza verso la figura di padre Dall'Oglio.

    Nel 2012 il gesuita italiano era stato espulso dalla Siria, dove viveva da trent'anni nel monastero di Mar Musa. Il governo di Bashar al-Assad lo aveva allontanato per i suoi attacchi al regime, che si macchiava di atrocità verso la sua stessa popolazione. In mezzo al popolo siriano, padre Dall'Oglio aveva scelto di vivere. Sentiva il suo destino legato a doppio filo con quello del Paese. Cristiano rivela una corrispondenza drammatica: "La questione siriana mi lacera le carni", scriveva Dall'Oglio, "è un fatto fisico. Avverto qualcosa che sento non dissimile alle doglie del parto".

    Dopo l'espulsione si era stabilito nel Kurdistan iracheno, dove si prendeva cura degli sfollati. Poi, nel 2013, scelse di rientrare in territorio siriano, ma nella zona di Raqqa occupata dal nascente Isis. Cercava un contatto con questa nuova forza, che all'epoca appariva come uno dei tanti movimenti radicali di una terra martoriata dalla guerra. Voleva difendere i civili siriani e lavorare perché dalle ceneri del conflitto potesse nascere una Siria «plurale e armoniosa», una Federazione nata dall'unione "dal basso" delle differenti identità.

    Ma questo progetto era osteggiato tanto dal regime, quanto dallo stesso Isis. E, ricostruisce Cristiano, a Raqqa le due forze avevano dei contatti. Un uomo di Assad, il generale dei servizi segreti Abid Nemar Salamah, sorvegliava la città per conto del regime e conosceva bene l'emiro Abu Luqman, capo dell'Isis nella zona. Proprio Abu Luqman era l'uomo con cui padre Dall'Oglio aveva appuntamento il 29 luglio 2013. La connessione tra intelligence siriana e fondamentalisti potrebbe aver avuto un peso nella vicenda del gesuita? Non esiste certezza, ma ancora tante domande.

    Se l'Isis ha rapito padre Dall'Oglio, perché non ha "usato" una pedina di valore come un prete occidentale per ottenere dei vantaggi in termini economici o di propaganda? I fondamentalisti potevano contrattare un ricco pagamento, oppure mostrare in video - come capitato con altri ostaggi - le prove di violenze su Dall'Oglio. Perché non hanno mai diffuso una rivendicazione, né formulato richieste ufficiali di riscatto?

    Cosa può essere accaduto dopo il rapimento? Cristiano elenca le ipotesi circolate negli anni, ma nessuna risulta pienamente logica. Nel frattempo molte basi jihadiste sono state colpite durante le battaglie perse dall'Isis nel corso degli anni, ma non sono mai emerse tracce di Dall'Oglio. Tra tanti dubbi, prende valore la tesi esposta da Cristiano: siccome entrambi (regime siriano e Isis) temevano l'uomo e il suo messaggio, "hanno capito che chiudendo il suo nome in un limbo lo avrebbero rimosso dai vivi e dai morti, facendolo dimenticare più facilmente".

    «Dall’Oglio fu sequestrato perché credeva nella fratellanza umana», ha detto a catt.ch Roberto Simona, amico del gesuita ed esperto di questioni religiose. La stessa ipotesi emerge in fondo dall'ebook di Riccardo Cristiano: la visione del mondo di padre dall'Oglio era ugualmente insopportabile tanto per il regime siriano, disposto a reprimere nel sangue le proteste dei cittadini pur di preservare il potere; quanto per i fanatici del sedicente Stato Islamico, che avevano bisogno di alimentare la retorica dello scontro tra civiltà per supportare la propria ideologia. Le questioni sollevate da Cristiano provano a fare luce sui tanti aspetti ancora oscuri di un rapimento irrisolto. Soprattutto, aiutano a fare in modo che l'opinione pubblica non si dimentichi di padre Dall'Oglio.

    Gioele Anni

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