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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Altre 200 famiglie di sfollati cristiani fanno ritorno a Mosul e nella Piana di Ninive

    (Ag. Fides)

    Sono circa duecento le famiglie di sfollati cristiani che nelle ultime settimane e nel prossimo futuro sono già tornate o si apprestano a fare ritorno alle proprie aree di provenienza, nei quartieri di Mosul e in città e villaggi della Piana di Ninive. La notizia relativa al ritorno in atto di un nuovo consistente gruppo di rifugiati appartenenti alle comunità cristiane locali è arrivata mercoledì 11 novembre da Zuhair Muhsin al Araji, ed è stata confermata da Najim al Jubouri, Governatore della Provincia di Ninive. Nel dettaglio, sarebbero una novantina le famiglie cristiane che stanno rientrando a Mosul e stanno riprendendo possesso delle proprie case nella Città Vecchia e sul lato orientale della città, dopo il ripristino si condizioni adeguate di sicurezza e di servizi urbani sufficienti.
    Le famiglie cristiane erano fuggite dalla proprie case tra il giugno e l’agosto del 2014, quando Mosul e buona parte della provincia di Ninive erano cadute sotto il controllo delle milizie jihadiste dell’autoproclamato Stato Islamico (Daesh). Gli sfollati cristiani di Mosul e della Piana di Ninive avevano trovato rifugio in gran parte nella Regione autonoma del Kurdistan iracheno e in particolare nei sobborghi di Erbil, il suo capoluogo. 
    Nel settembre 2017, poche settimane dopo la definitiva liberazione di Mosul dal regime jihadista imposto dallo Stato islamico, le autorità locali avevano già annunciato il ritorno di 1400 famiglie di rifugiati cristiani nelle proprie aree di provenienza, concentrate nella Piana di Ninive. Adesso l’annunciato ulteriore rientro di decine di nuclei familiari cristiani a Mosul e nei villaggi della Piana di Ninive rappresenta un segnale confortante, anche se in termini percentuali i dati numerici relativi al contro-esodo di rifugiati cristiani nelle aree nord-irachene del loro radicamento storico rimangono esigui. Buona parte dei nuclei familiari costretti a fuggire negli anni del dominio jihadista non sembrano propensi a far ritorno alle proprie abitazioni abbandonate, dopo che hanno trovato una nuova sistemazione a Erbil o nella regione di Dohuk, o dopo essere riusciti in qualche modo a emigrare all’estero.

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