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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 dicembre 2025)
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  • Come raccontare la guerra ai bambini

    Ci sono domande che non conoscono risposte, ma anche interrogativi dinanzi ai quali non si può restare in silenzio. Il tentativo di comunicare è naturale e nobile, fa parte dell’essenza di ogni persona. Essere umano, dunque, vuol dire essere anche linguaggio, parole, dialogo. Significa non ignorare i dubbi, conoscere le cause, non dimenticare la storia. Quando però sono le creature più piccole a sentir parlare di una tragedia indicibile quale la guerra, saper intervenire puntualmente, raccontare nel modo giusto, diventa un fattore imprescindibile. Come spiegare, dunque, ai bambini cos’è la guerra? Come farlo con particolare riferimento al conflitto in corso in Ucraina? Lo spiega lo psicologo Ezio Aceti, fondatore dell'associazione Parvus, che si occupa di terapie infantili e supporto alla genitorialità.

    Ascolta l'intervista su Vatican News

    La lettera ai bambini 

    Ezio Aceti, con la collega Stefania Cagliani, propone una lettera per i bambini fino ai sei anni d'età.

    Cari bambini,

    oggi vi devo parlare di una cosa molto importante che sta succendo in un Paese lontano. Si chiama guerra. Quando le persone si fanno la guerra, usano le armi per farsi del male e a volte per far morire qualcuno. Alcune persone vengono ferite e devono andare all’ospedale. La guerra fa piangere. Le persone soffrono, le case vengono distrutte, così come le scuole e i parchi con i giochi. Quando c’è la guerra non si può andare per strada a giocare con gli amici, non si possono fare feste. La guerra fa molta paura. Quando si ha paura non si riesce più ad essere felici, a giocare e ad avere tanti amici.

    Noi siamo in pace, per questo potete andare a scuola, giocare con gli amici e invitare i nonni a casa. Però voi bambini sapete che piangere e avere paura sono cose che non vi piace per nulla provare. Tanti bambini, dove c’è la guerra, hanno paura e piangono. Allora cosa possiamo fare insieme perché la guerra finisca? Perché nessuna persona al mondo, né oggi né mai, debba trovarsi a fronteggiare la guerra? Voi non potete fare nulla perché siete troppi piccoli? Non è così, non è così!

    Caro bambino, tu puoi fare molto perché la guerra finisca e torni la pace. Tu puoi mostrare al mondo che essere amici, anche se si è diversi, è possibile. In classe hai un bambino con il colore della pelle diversa e per te è un tuo amico. Hai un altro che parla una lingua diversa, lo capisci poco, ma è tuo amico. Puoi dimostrare al mondo che andare d’accordo non vuol dire avere la stessa idea. Può darsi che un tuo compagno ha un’idea diversa e litigate, ma poi subito dopo fate la pace. Puoi fare la pace dicendo ad un compagno di non essere arrabbiati, perché altrimenti si diventa tristi. Facciamo subito la pace così siamo felici! Puoi anche intervenire se un compagno litiga con un altro e farlo ridere con una faccia buffa o una parola divertente.

    Alla fine possiamo pregare Gesù e dire: “Caro Gesù, il mondo ha tanto bisogno di Te. Tu puoi cambiare il cuore duro degli uomini che stanno facendo la guerra in un cuore buono che porta la pace. Aiutami ad essere un bambino che porta la pace. Aiutami e aiuta tutti così, Gesù. Ti voglio bene”.

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