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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • Valeria Camia e Carlo Poggi

    Da Bruxelles a Teheran, passando per la Svizzera: uniti nel dialogo tra fedi religiose

    Da Bruxelles a Teheran passando per la Svizzera, arriva una testimonianza di dialogo tra due fedi religiose, quella cristiana e quella musulmana, unite dal desiderio reciproco di ascolto e preghiera per un mondo di pace, come ci racconta Carlo Poggi, membro del gruppo dei Focolari bruxellesi. 

    Un percorso di costruzione di ponti, quello di Carlo, nato nel 2019 con l’incontro - sancito a Montet nel Canton Friburgo - di Mohammad Ali Shomali, direttore fondatore dell’Istituto internazionale per gli studi islamici a Qom.  E così, quando il dottor Shomali ha invitato il focolarino consacrato di Castel San Giovanni, una comune nella Bassa padana, a recarsi proprio a Qom, a circa due ore d’auto dalla capitale dell’Iran, la risposta non poteva che essere positiva. «In Iran ho trascorso tre settimane a insegnare l’italiano a circa un’ottantina di studenti di Mohammad Ali Shomali in vista del loro viaggio a Loppiano, all'Università Sofia, tra qualche mese. Ho incontrato le loro famiglie. Ho dialogato con loro, nel rispetto delle usanze locali.»

    Il soggiorno nel paese arabo ha presto offerto l’opportunità per conoscere più a fondo la spiritualità che guida tanto il movimento dei focolari e quanto i seguaci dell’Islam.  «Ce lo siamo detti, con gli occhi, fin dalla prima sera, seduti a terra per cenare insieme, mentre raccontavo del Focolare e di Chiara Lubich, e di come la fondatrice del Movimento dei focolari abbia fatta sua la preghiera di Gesù "Tutti siano uno". Ricordo che citavo il Vangelo e loro ripetevano versetti nel Corano, trovando consonanze tra i due testi religiosi. Pregavamo insieme, raccolti nel silenzio, vicini, per la pace.»

    Chiedo a Carlo di raccontarmi di più di quella spiritualità che ha percepito e vissuto là. E da noi, qui in Occidente, si è persa? «Ogni momento di pausa a Qom offre un’occasione per pregare, per leggere i versi del loro libro sacro e, più in generale,  per raccogliersi nella spiritualità. Lo fanno le persone più anziane, ma anche i giovani. Tutto questo mi ha molto colpito e ha fatto riflettere. Ho pensato a come oggi in Occidente cresca la fatica a comunicare alle nuove generazioni che la religione è non fatta solo di pratiche. La religione sono io, è la mia vita. Come dice anche Papa Francesco, il cristianesimo non si diffonde con proselitismo ma per attrazione, quindi o noi siamo attraenti con la nostra vita oppure niente, nessuno ci segue…» Così ha fatto Carlo in Iran, che tra i credenti musulmani si è posto in ascolto e ha cercato il dialogo: «Io penso che in tutti i campi, da quello politico a quello religioso, dobbiamo imparare a dialogare, sospendendo il giudizio ma mettendoci nei panni dell'altro. Può nascere così una fiducia reciproca, che permette di rispettarsi, di pregare assieme, di capirsi, di cercare soluzioni comuni e di vivere gli uni accanto agli altri in pace.»

    Valeria Camia

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