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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (20 dicembre 2025)
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  • Papa Francesco nella cappella di Santa Marta a Roma

    Francesco: dirsi sempre la verità per non cadere nell'ipocrisia

    Per seguire il Signore è fondamentale non ingannarci, non dirci bugie e così non cadere nell'ipocrisia, quella schizofrenia spirituale che ci fa dire tante cose ma senza praticarle: così il Papa nella Messa del mattino a Casa Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Lievito buono e lievito cattivo: le frappe della nonna

    Nel Vangelo del giorno Gesù invita a guardarsi dal “lievito dei farisei”, cioè l'ipocrisia. Papa Francesco osserva che “c’è un lievito buono e il lievito cattivo. Il lievito che fa crescere il Regno di Dio e il lievito che fa soltanto l’apparenza nel Regno di Dio. Il lievito - afferma - fa crescere sempre; e fa crescere, quando è buono, in modo consistente, sostanzioso e diventa un buon pane, una buona pasta: cresce bene. Ma il lievito cattivo non fa crescere bene”. Per spiegarlo, Francesco racconta un aneddoto dell’infanzia:

    “Io ricordo che per Carnevale, quando eravamo bambini, la nonna ci faceva dei biscotti, ed era una pasta molto sottile, sottile, sottile quella che faceva. Poi la buttava nell’olio e quella pasta si gonfiava, si gonfiava … e quando noi incominciavamo a mangiarla, era vuota. E la nonna ci diceva – nel dialetto le chiamavano bugie – ‘queste sono come le bugie: sembrano grandi, ma non hanno niente dentro, non c’è niente di verità, lì; non c’è niente di sostanza’. E Gesù ci dice: ‘State attenti dal cattivo lievito, quello dei farisei’. E quale è? E’ l’ipocrisia. Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia”.

    Ipocrisia, schizofrenia spirituale o nominalismo esistenziale

    L’ipocrisia – ha proseguito il Papa – è quando si invoca il Signore con le labbra ma il cuore è lontano da Lui:

    “E’ una divisione interna, l’ipocrisia. Si dice una cosa e si fa un’altra. E’ una sorta di schizofrenia spirituale. Poi, l’ipocrita è un simulatore: sembra buono, cortese ma dietro di sé ha il pugnale, eh? Pensiamo a Erode: con quanta cortesia – spaventato di dentro – aveva ricevuto i Magi! E poi, al momento del congedo, dice: ‘Ma, andate, e poi tornate, e ditemi dove è questo bambino perché anche io vada ad adorarlo!’. Per ucciderlo! L’ipocrita che ha doppia faccia. E’ un simulatore. Gesù, parlando di questi dottori della legge, dice: ‘Questi dicono e non fanno’: è un’altra forma di ipocrisia. E’ un nominalismo esistenziale: quelli che credono che, dicendo le cose, sta tutto fatto. No. Le cose vanno fatte, non solo dette. E l’ipocrita è un nominalista, crede che con il dire si faccia tutto. Poi, l’ipocrita è incapace di accusare se stesso: mai trova in se stesso una macchia; accusa gli altri. Pensiamo alla pagliuzza e alla trave, no? E così possiamo descrivere questo lievito che è l’ipocrisia”.

    Dirsi la verità, non le bugie

    Il Papa invita a fare un esame di coscienza per capire se cresciamo con il lievito buono o il lievito cattivo, domandandoci: “Con quale spirito io faccio le cose? Con quale spirito io prego? Con quale spirito mi rivolgo agli altri? Con lo spirito che costruisce? O con lo spirito che diviene aria?”. Importante – conclude il Papa – è non ingannarci, non dirci le bugie ma la verità:

    “Con quanta verità si confessano i bambini! I bambini mai, mai, mai dicono una bugia, nella confessione; mai dicono cose astratte. ‘Ho fatto questo, ho fatto quell’altro, ho fatto …’: concreti. I bambini, quando sono davanti a Dio e davanti agli altri, dicono cose concrete. Perché? Perché hanno il lievito buono, il lievito che li fa crescere come cresce il Regno dei Cieli. Che il Signore ci dia, a tutti noi, lo Spirito Santo e la grazia della lucidità di dirci qual è il lievito con il quale io cresco; qual è il lievito con il quale io agisco. Sono una persona leale, trasparente o sono un ipocrita?”.

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