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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 dicembre 2025)
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  • Gerusalemme, il Papa: “Dolore per i morti, prevalgano dialogo e pace”

    Il Papa esprime il proprio «grande dolore» per i morti e i feriti nella Striscia di Gaza nel corso delle proteste per l’inaugurazione dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, e ribadisce che «non è mai l’uso della violenza che porta alla pace», quindi fa appello a «rinnovare l’impegno perché prevalgano il dialogo, la giustizia e la pace». Durante l’udienza generale in piazza San Pietro, con la quale ha concluso un ciclo di catechesi sul battesimo, Francesco ha evocato la due Guerre mondiali, sospirando: «Non impariamo mai». Il Pontefice ha anche rivolto ai «fratelli islamici» gli auguri per l’avvio del mese di Ramadan.

     

    «Sono molto preoccupato e addolorato per l’acuirsi delle tensioni in Terra Santa e in Medio Oriente, e per la spirale di violenza che allontana sempre più dalla via della pace, del dialogo e dei negoziati», ha detto il Papa a conclusione della sua catechesi. «Esprimo il mio grande dolore per i morti e i feriti e sono vicino con la preghiera e l’affetto a tutti coloro che soffrono. Ribadisco che non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza. Invito tutte le parti in causa e la comunità internazionale a rinnovare l’impegno perché prevalgano il dialogo, la giustizia e la pace. Invochiamo Maria, Regina della pace», ha detto Francesco che ha poi recitato con i fedeli presenti in piazza San Pietro la preghiera dell’Ave Maria. «Dio abbia pietà di noi», ha aggiunto il Pontefice. Sono 61 i palestinesi uccisi dall’esercito israeliano.

     

    L’assenza della pace è stato al centro delle parole del Papa quando ha salutato gli ex-combattenti polacchi della Seconda Guerra mondiale, a Roma per le celebrazioni dell’anniversario della battaglia di Monte Cassino: «Che tristezza ricordare le guerre, nel secolo scorso due grandi, e adesso… non impariamo mai: che Dio ci aiuti!», ha esclamato, per poi insistere, rivolto ai polacchi: «La tragedia della guerra da voi vissuta, la forza di spirito, la fedeltà agli ideali e la testimonianza di vita diventino un appello per la cessazione dei conflitti in corso nel mondo e per la ricerca di vie di pace».

     

    A fine udienza il Papa ha anche rivolto «ai fratelli islamici» il proprio «augurio cordiale per il mese di Ramadan che inizierà domani. «Che questo tempo privilegiato di preghiera e di digiuno – ha detto – aiuti a camminare sulla via di Dio che è la via della pace».

     

    Il Papa ha concluso oggi un ciclo di catechesi sul Battesimo, sottolineando che la veste bianca del battezzato e la candela accesa sono «segni visibili che manifestano la dignità dei battezzati e la loro vocazione cristiana». Francesco ha sottolineato che le parole utilizzate nel rito battesimale indicano che «non siamo noi la luce ma la luce è Cristo, il quale, risorto dai morti, ha vinto le tenebre del male. Noi siamo chiamati a ricevere il suo splendore!». Per questo «dai primi secoli il Battesimo si chiama anche “illuminazione” e il battezzato “illuminato”, secondo la parola stessa di Gesù: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”».

     

    Se si tratta di bambini, in particolare, «è compito dei genitori, insieme a padrini e madrine, aver cura di alimentare la fiamma della grazia battesimale nei loro piccoli», perché, ha detto citando il Rito del Battesimo dei bambini, «l’educazione cristiana è un diritto dei bambini». La «presenza viva di Cristo, da custodire, difendere e dilatare in noi, è lampada che rischiara i nostri passi, luce che orienta le nostre scelte, fiamma che riscalda i cuori nell’andare incontro al Signore, rendendoci capaci di aiutare chi fa la strada con noi, fino alla comunione inseparabile con Lui», ha sottolineato ancora il Papa, che ha concluso la catechesi citando un brano della sua recente Esortazione apostolica Gaudete et Exsultate: «Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita».

     

    A conclusione dell’udienza Francesco ha salutato, tra gli altri, l’ambasciatore egiziano presso l’Italia presente all’udienza con una delegazione della Comunità della Chiesa Copta di Luxor.

     

    Prima dell’udienza, in due distinti incontri Papa Francesco aveva rivolto un breve discorso di saluto ad una delegazione buddhista dalla Thailandia e ai partecipanti ad un convegno che si è svolto ieri a Roma con induisti, buddhisti, gianisti e sikh. «Dialogo e collaborazione – ha detto a questi ultimi – sono parole-chiave in un tempo come il nostro che, per un’inedita complessità di fattori, ha visto crescere tensioni e conflitti, con una violenza diffusa sia su piccola sia su grande scala. Pertanto, è motivo di ringraziamento a Dio quando i leader religiosi si impegnano a coltivare la cultura dell’incontro e danno esempio di dialogo e collaborano fattivamente al servizio della vita, della dignità umana e della tutela del creato».

    Iacopo Scaramuzzi - VaticanInsider

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