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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 dicembre 2025)
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  • "Gesù ci unisce", l'appello di un giovane indigeno

    A due giorni dalla votazione finale del documento che poi sarà consegnato al Papa, oggi 24 ottobre la Commissione di redazione ha rivisto e approvato il testo definitivo del documento finale del Sinodo sull’Amazzonia. Al briefing quotidiano la testimonianza di un giovane indigeno.

    “Al centro c’è Gesù Cristo. Gesù ci unisce”. Hanno la forza di un accorato appello e l’intensità di una supplica le parole pronunciate dal rappresentante di un popolo indigeno durante la conferenza stampa. A pronunciarle è stato Delio Siticonatzi Camaiteri, membro del popolo Ashaninca, un gruppo etnico amazzonico del Perù. Così ha risposto alla domanda di un giornalista sulla proposta, emersa durante i lavori sinodali, di uno specifico rito amazzonico:

    “Vi vedo un po’ inquieti come se non foste in grado di capire quello di cui l’Amazzonia ha bisogno. Abbiamo la nostra visione del cosmo, il nostro modo di guardare il mondo. La natura ci avvicina di più a Dio. Ci avvicina guardare il volto di Dio nella nostra cultura, nel nostro vivere. Noi come indigeni viviamo l’armonia con tutti gli esseri viventi. Vedo che non vi è chiara l’idea che avete di noi indigeni. Vi vedo preoccupati, con dubbi di fronte a questa realtà che noi cerchiamo come indigeni. Non indurite il vostro cuore, dovete addolcire il vostro cuore. Questo è l’invito di Gesù. Ci invita a vivere uniti. Crediamo in un solo Dio. Dobbiamo restare uniti. Questo è quello che noi desideriamo come indigeni. Abbiamo i nostri riti, però questo rito deve incardinarsi nel centro che è Gesù Cristo. Non c’è altro da discutere su questo tema. Il centro che ci unisce in questo Sinodo è Gesù Cristo. (Delio Siticonatzi Camaiteri, membro del popolo Ashaninca)”

    Per i popoli indigeni il Sinodo è una speranza

    Delio Siticonatzi Camaiteri ha anche spiegato che il Sinodo è una speranza per gli indigeni. L’Amazzonia, ha detto, è una realtà immensa “che soffre e urla perché non abbiamo saputo valorizzarla”. Riponiamo le nostre speranze nel Sinodo perché finora, ha aggiunto, non siamo stati ascoltati. “Ci uccidono – ha spiegato - perché pensano che non abbiamo diritti”. Questo Sinodo, ha sottolineato Delio Siticonatzi Camaiteri, sancisce l’apertura di uno spazio di dialogo e di incontro per difendere l’Amazzonia. Uno spazio non solo per l’Amazzonia ma per il mondo intero.

    Il celibato, un dono che va coltivato

    Intervenendo al briefing quotidiano sui lavori sinodali, il card. Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero ha definito il celibato come “la grande bellezza della vita di un sacerdote, che però va coltivato perché è un tesoro che coltiviamo in vasi di argilla”. “Io – ha aggiunto - dico sempre ai vescovi: ‘formate bene i sacerdoti, siate molto vigilanti anche sugli aspetti umani della persona’”.

    La Chiesa – ha poi sottolineato - è rimasta l’unica istituzione che predica un impegno per sempre: per i sacerdoti, la vita consacrata e il matrimonio”, “una grande sfida e una tremenda esigenza interiore”.

    “Il dono del celibato – ha affermato– rappresenta oggi per i giovani e anche per i sacerdoti una grande sfida personale, che si deve assumere con grande coscienza interiore dopo un tempo di addestramento e di formazione personale”. “Preghiera, disciplina e impegno personale”: sono i tre requisiti che fanno sì che “il celibato si può vivere, ma consapevoli che viviamo in un mondo che non lo assume come un valore”. “Dobbiamo parlare ai giovani e presentare le esigenze del sacerdozio latino come grande impegno e grande bellezza”. Il celibato infatti “è una vocazione, che per essere accolta, oltre che della preparazione in un contesto di grande qualità umana, ha bisogno dell’equilibrio di una mente sana e di una affettività trasparente”.

    Quanto all’ordinazione di anziani uomini sposati (i viri probati), “quello che il Sinodo potrà dire sui nuovi cammini di ministerialità lo lasciamo al discernimento dei padri sinodali e al discernimento finale del Santo Padre, che ha il compito di fare il discernimento di Pietro”.

    Agenzie/red

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