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  • Frammenti del «Grande Rotolo di Isaia»

    Il «Grande Rotolo di Isaia» tornerà a essere esposto. Importante collaborazione della Facoltà di teologia di Lugano con il Museo di Israele

    di Laura Quadri

    Dopo oltre 50 anni, nel 2025, il «Grande Rotolo di Isaia» tornerà a essere esposto. Il Museo di Israele ha comunicato nelle scorse ore di aver scelto quale direttore scientifico per la mostra il prof. Marcello Fidanzio, direttore presso la Facoltà di Teologia di Lugano (FTL) dell’Istituto di Cultura e Archeologia delle terre Bibliche e membro del Centro di Judaica GMFF, che ci spiega l’importanza del reperto e dell’iniziativa.

    Prof. Fidanzio, qual'è l’importanza della mostra e perché è un evento tanto raro?

    «Il Grande Rotolo di Isaia è un manoscritto su pergamena lungo 7, 34 metri, davvero ben conservato, che contiene l’intero libro biblico ed è stato scritto nel II secolo a.C. È considerato il più importante dei Rotoli del Mar Morto e patrimonio mondiale. Nel museo di Israele si trova il “Tempio del Libro”, uno spazio espositivo creato appositamente per i Rotoli e collocato simbolicamente di fronte al Parlamento, che si trova dall’altro lato della strada. Nel progetto originario il Rotolo di Isaia era esposto al cuore del Tempio, inaugurato nel 1965. Tuttavia dopo tre anni doveva essere evidente che in quella collocazione le pelli di cui il Grande Rotolo è composto iniziavano ad avere problemi di conservazione e il rotolo è stato deposto in una camera blindata che offriva le condizioni migliori. Da allora i visitatori possono ammirarne solo tre colonne, cambiate ogni tre mesi. Per il resto devono accontentarsi di una replica. In occasione dei 60 anni dall’aperturadelmuseod’Israeleein seguito a una ricerca realizzata in collaborazione con la Facoltà di Teologia di Lugano, nel 2025 il rotolo sarà esposto a Gerusalemme. Si tratta di un evento molto raro, la prima volta dopo il 1968 in cui poterlo ammirare nella sua totalità. La mostra durerà pochi mesi e poi il rotolo tornerà nel caveau, probabilmente fino a quando potranno vederlo i nostri nipoti».

    Dove risiede l’importanza del documento?

    « I Rotoli del Mar Morto sono una collezione di circa 1’000 manoscritti ritrovati nel deserto di Giuda. Le condizioni eccezionali del deserto hanno permesso di preservare i Rotoli, che sono gli unici manoscritti ebraici antichi che abbiamo a disposizione. La loro scoperta ha avuto una grande influenza sugli studi biblici e sulla conoscenza del giudaismo al volgere dell’era, il tempo che ha visto la nascita del cristianesimo. Fin dal suo ritrovamento, nel 1947, il Grande Rotolo di Isaia è stato oggetto dell’interesse degli studiosi di tutto il mondo che vi hanno cercato un confronto con manoscritti medioevali per stabilire la qualità del testo che abbiamo nelle nostre bibbie e anche per conoscere qualcosa in più sulla formazione dei testi biblici. Con i Rotoli del Mar Morto siamo infatti alle ultime tappe prima della chiusura del Canone della Bibbia».

    Quali le scoperte effettuate dalla Facoltà di teologia di Lugano? Quanto sono durate queste ricerche e come continueranno?

    «Il 1. novembre 2021, Israele ha riaperto ai visitatori dopo le chiusure della pandemia. Io sono entrato il giorno stesso per continuare le mie ricerche sulle grotte dove sono stati trovati i Rotoli. In pochi mesi abbiamo raggiunto un accordo con il museo d’Israele che mi ha incaricato di studiare il grande Rotolo di Isaia come un oggetto archeologico. Il progetto prevede anche una ricerca dottorale realizzata dalla conservatrice del Tempio del Libro, Hagit Maoz, che è ora immatricolata alla FTL. Lei sarà la curatrice della mostra. Per 75 anni gli studiosi si sono principalmente concentrati sulla lettura del testo. Ora il nostro approccio è differente e parte dalle informazioni non testuali: come il rotolo è stato preparato e quali sono i segni del suo uso, nel corso di oltre un secolo, fino alla sua deposizione in una grotta vicino a Qumran. Il titolo del progetto di ricerca è Il Grande Rotolo di Isaia: una biografia. Questo lavoro ci ha permesso in poco tempo di scoprire tante cose nuove, che ora interessano molto anche gli studiosi dei testi. Ne parleremo tra un anno agli specialisti nel Colloquium Biblicum Lovaniense (una delle più importanti assise mondiali, dedicato nel 2024 proprio al libro di Isaia) e nel 2025 al grande pubblico che vorrà visitare la mostra a Gerusalemme».

    Come vive personalmente questo nuovo incarico e quale contributo spera di poter dare?

    «Mi sento privilegiato a poter lavorare sul Grande Rotolo di Isaia. Ogni volta che scendiamo nel caveau e attraversiamo la porta blindata si prova un’emozione:saràancorapossibile stare di fronte al Rotolo, studiarne le pieghe, le cuciture, le correzioni scribali… Per me è il compimento di un percorso che mi ha portato dalla Bibbia all’archeologia e ora, proprio grazie allo studio della cultura materiale, mi mette a contatto con una delle più importanti fonti per lo studio del testo biblico. Inoltre sto facendo sempre più esperienza del fatto che questi temi non interessano solo gli addetti ai lavori.

    Le conferenze dedicate a un pubblico più ampio sono sempre piene e interessano persone diverse, non per forza le stesse che verrebbero ad una conferenza sulla Bibbia o sull’archeologia. L’incarico della mostra dovrà ora sviluppare questa attenzione e permettere a molti, attraverso i Rotoli, di aprire una finestra su un tempo e su un luogo che, come ha detto uno studioso ebreo, abbiamo in qualche modo dentro di noi».

    Frammenti del «Grande Rotolo di Isaia». Sotto: il prof. Marcello Fidanzio, direttore presso la FTL dell’Istituto di Cultura e Archeologia delle terre Bibliche.

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