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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Leone XIV all'Angelus: "Fermare la tragedia della guerra prima che diventi una voragine irreparabile"

    Le parole sono accorate e mirate, la fronte corrugata, le mani strette sul foglio bianco. Il richiamo è a chi detiene ruoli di responsabilità ma anche ad ogni membro della comunità internazionale perché usi “ragione” e “responsabilità” prima che si imbocchi una via senza ritorno per l’umanità. Papa Leone XIV, affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico per l’Angelus, lancia il suo appello in un momento di massima tensione in Medio Oriente, da cui – dice – “si susseguono notizie allarmanti dal Medio Oriente, soprattutto dall’Iran”.

    La notte è stata buia, la più buia finora nella guerra tra Israele e Iran. Intorno alle 2 gli Stati Uniti hanno annunciato il lancio di 12 bombe “Bunker-Buster” contro tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. Pronta la risposta di Teheran che ha fatto piombare missili sulle città israeliane di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, provocando circa 90 feriti. Il premier Nethanyau ringrazia gli Usa, l’Iran minaccia reazioni ancora più dure, l’Aiea conferma che, per il momento, non è stato rilevato alcun aumento dei livelli di radiazioni al di fuori degli impianti.

    L'umanità grida pace

    Notizie “allarmanti”, appunto, uno “scenario drammatico”, afferma il Pontefice, avvertendo dal rischio che tutto questo faccia “cadere nell’oblio la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e in altri territori dove l’urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante”.

    Oggi più che mai l’umanità grida e invoca la pace

    Responsabilità e ragione

    Di questo grido si fa portavoce il Vescovo di Roma. Un grido, afferma, che “chiede responsabilità e ragione e non deve essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto”. Il monito è a fermare questo susseguirsi di violenze prima che si allarghino fino a diventare “una voragine irreparabile”.

    Tutti sono chiamati in causa, perché “non esistono conflitti lontani, quando la dignità umana è in gioco”, chiosa il Papa.

    La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi

    La diplomazia faccia tacere le armi

    Lo sguardo del Pontefice si posa sulle singole persone, spesso derubricate a numeri di morti e feriti per aride cronache. Ci sono dentro a questa guerra madri, bambini, intere generazioni di giovani dal destino già segnato. “Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini e il futuro rubato”, sottolinea Papa Leone. Da qui un ultimo, vigoroso, appello a mettere in pratica gli strumenti diplomatici.

    Vaticannews

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