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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Patriarca Kirill

    «La guerra è incompatibile con Dio»: le Chiese cristiane rispondono a Kirill

    di Gino Driussi

    «Da un punto di vista spirituale e morale, l’operazione militare speciale in Ucraina è una guerra santa, a difesa dell’unico spazio spirituale della Santa Russia e a protezione del mondo dall’assalto del globalismo e dalla vittoria dell’Occidente caduto nel satanismo».

    Dichiarazioni oltraggiose sul «futuro del mondo russo»

    Questa grave affermazione – passata quasi inosservata soprattutto nei media occidentali – è contenuta nel decreto dal titolo «Il presente e il futuro del mondo russo», approvato dal XXV Consiglio mondiale del popolo russo, tenutosi lo scorso 27 marzo a Mosca sotto la presidenza del patriarca ortodosso di Mosca Kirill, decreto indirizzato alle autorità legislative ed esecutive della Russia.

    Fondato nel 1983, il Consiglio mondiale del popolo russo è il più grande forum sociale e politico del Paese e, secondo i suoi statuti, alla sua testa c’è il capo della Chiesa ortodossa russa.

    «Dopo il completamento dell’operazione militare speciale – si legge ancora nel documento – tutto il territorio dell’Ucraina contemporanea dovrà entrare in una zona di influenza esclusiva della Russia».

    Come è noto, già nei primi giorni dell’intervento militare russo in Ucraina, iniziato il 24 febbraio 2022, Kirill aveva ufficialmente e apertamente appoggiato il presidente Putin, mettendo in serie difficoltà le comunità del Patriarcato di Mosca, soprattutto quelle all’estero, ma pure e soprattutto la Chiesa ortodossa ucraina da cui dipende (pur disponendo di un’ampia autonomia), mentre l’altra Chiesa ortodossa ucraina, quella indipendente, è sorta all’inizio del 2019, quando il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo le ha concesso l’autocefalia.

    Il Consiglio ecumenico delle Chiese reagisce

    Fatto sta che il decreto di cui abbiamo parlato ha mandato su tutte le furie il pastore presbiteriano sudafricano Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), l’organismo con sede a Ginevra che raggruppa 352 Chiese di tutto il mondo (ma non la Chiesa cattolica romana, con la quale tuttavia esiste da tempo una fattiva e proficua collaborazione). A nome delle Chiese membro, Pillay ha affermato che il CEC non può accettare i contenuti del documento del 27 marzo, perché contraddicono «ciò che abbiamo sentito direttamente dal patriarca Kirill nel nostro incontro tenuto a Mosca nel maggio 2023, cioè che nessuna guerra di violenza armata può essere santa». Pillay ha scritto a Kirill chiedendo un incontro urgente per sapere come le posizioni del decreto possano essere mantenute da una Chiesa che fa parte del CEC.

    Ricordiamo che dall’invasione russa dell’Ucraina i più alti organi di governo del CEC – il Comitato centrale nel giugno 2022 e la XI Assemblea del settembre 2022 – hanno espresso con forza la posizione secondo cui «la guerra è incompatibile con la natura stessa di Dio e la sua volontà per l’umanità ed è contro i nostri fondamentali principi cristiani ed ecumenici».

    Negli scorsi giorni, anche la Conferenza delle Chiese europee (il pendant europeo del CEC) e il Consiglio ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose, al termine di incontri tenutisi in Ucraina, hanno condannato l'aggressione russa, espresso solidarietà alle persone colpite dalla guerra e hanno chiesto una pace giusta e duratura nella regione.

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