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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Il vescovo Alain de Raemy è amministratore apostolico della diocesi di Lugano dal 10 ottobre 2022.

    «La nascita di Cristo dà senso all’umanità di ognuno di noi»

    La speranza cristiana non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino, scrive Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo. Il Papa cita san Paolo: niente e nessuno potrà «mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore » (Rm 8,39). Un’affermazione che si vuole senz’ombra di dubbio!

    Ma è davvero così? Vediamo.

    «Gesù non è un sogno»

    Gesù non è un sogno, non è un ideale, non è un mito; è reale! Natale ce lo ricorda. Gesù non è un’invenzione, per quanto sia geniale. No. È un personaggio vero, storico, nato a Betlemme, cresciuto a Nazareth, morto a Gerusalemme.

    Ma non solo. Perché è anche risorto. E la sua risurrezione trasforma in qualche modo non tanto lui quanto i suoi discepoli, stupiti e sconvolti, pieni di Spirito Santo!

    Al punto che diventarono irriconoscibili. Sempre peccatori, sì; ma da quel giorno colmi di quella straordinaria convinzione che toglieva loro ogni dubbio, ogni paura di amare il prossimo, anzi, ogni paura di amare il nemico. Tanti ne daranno la testimonianza suprema con il martirio…

    «Tutto è iniziato in una stalla»

    Eppure, tutto era cominciato in una stalla. In povertà. Senza notorietà. Ma appunto, nella realtà. La vita di Gesù è ben concreta nella sua ordinarietà, compresi i rischi, compresa la morte. Ma è Figlio di Dio.

    La sua nascita verrà chiamata Natività. Perché con Dio in umanità, cambia la storia dell’umanità. Se il bambino nel presepe è Dio, allora è anche il Signore, Padrone della storia. Dall’istante della sua concezione nel grembo di Maria, Dio è indissolubilmente con noi. Questo mondo fa ormai intimamente parte del suo Regno.

    L’appello alla «tregua natalizia»

    In questa fede senza dubbio, la Chiesa chiede che venga rispettata una tregua natalizia. Non per spostare i problemi e poter festeggiare tranquillamente in pace.

    No. Sarebbe cinico. Ma per permetterci di fissare lo sguardo sul Bambino.

    Sì, se ci fermiamo non è per Natale, ma per il senso del Natale. Tacciano le armi, sì, ma per far emergere dal silenzio della stalla di Betlemme la presenza di Dio nell’umanità, in tutta umanità e anche nell’umanità sofferente del nemico. Anche lui, anzi Lui può diventare un’urgente e permanente chiamata a scoprire di nuovo la speranza, proprio nell’empatia che non delude quando vedo Cristo nell’altro, che inevitabilmente soffre nell’odio. Viene confermata così, senz’ombra di dubbio, la fede che toglie la notte dell’odio: niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

    Sì, se questo bambino è Dio, la nostra umana realtà è tutta sacra. E lo è in tutta la sua diversità, senza eccezione alcuna.

    L’umanità condivisa da tutti è davvero riempita dal senso che scopriamo nell’umanità di Dio. E Dio è solo Amore. Amore che rende possibile la più giusta e necessaria riconciliazione, quella nel perdono per una pace che mai delude. In Cristo.

    Buon Natale del Signore!

    Mons. Alain de Raemy, Amministratore Apostolico della Diocesi di Lugano

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