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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Papa  Francesco COMMENTO

    La voce flebile e il magistero della fragilità

    di Andrea Tornielli

    Il dodicesimo anniversario di pontificato cade quest’anno in un momento particolare per papa Francesco, che da quasi un mese vive nella sua stanza d’ospedale, al decimo piano del Policlinico Gemelli. Le notizie che arrivano dagli ultimi bollettini medici sono incoraggianti, la prognosi è stata sciolta, si spera che presto possa tornare in Vaticano, ma senza dubbio quello che il Papa vive in questi giorni è un anniversario di pontificato singolarissimo. Proprio l’anno segnato dal viaggio intercontinentale più lungo (Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Leste e Singapore), dalla conclusione del Sinodo sulla sinodalità e dall’apertura della Porta Santa che ha dato inizio al Giubileo, registra ora questo passaggio delicato. Il Successore di Pietro, malato fra i malati soffre e prega per la pace, accompagnato dalla preghiera corale di tantissime persone in tutto il mondo. Lui, che in questi dodici anni non ha mai concluso un incontro, una catechesi o un Angelus senza le parole «E per favore, non dimenticatevi di pregare per me», sperimenta oggi l’abbraccio di tanti credenti e non credenti che gli vogliono bene.

    È un tempo che svela i cuori. È un tempo in cui non è inutile interrogarsi sulla natura della Chiesa e sulla missione del Vescovo di Roma, così diversa da quella del general manager di una multinazionale. Dodici anni fa, l’allora cardinale Bergoglio intervenne alle congregazioni generali citando quello che Henri De Lubac considerava «il male peggiore» in cui può incorrere la Chiesa, la «mondanità spirituale». Il rischio di una Chiesa che «crede di avere luce propria» contando sulle proprie forze, sulle proprie strategie, sulla propria efficienza, cessando così di essere il “mysterium lunae”, cioè di riflettere la luce di un Altro, di vivere e operare sorretta e portata soltanto dalla grazia di Colui che ha detto: «Senza di me non potete far nulla».

    Ricordando ancora una volta quelle parole, oggi, guardiamo con affetto e speranza alle finestre del decimo piano del Gemelli. Ringraziamo Papa Francesco per questo magistero della fragilità, per quella sua voce ancora flebile che nei giorni scorsi si è unita al Rosario in Piazza San Pietro. Una voce fragile che continua a implorare pace e non guerra, dialogo e non sopraffazione, compassione e non indifferenza. Buon anniversario, abbiamo ancora tanto bisogno della tua voce.

    Vatican News

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