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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Mons. Bacciarini

    Lavertezzo: ricordato mons. Bacciarini a 90 anni dalla morte

    Aurelio Bacciarini che fu vescovo e amministratore apostolico della diocesi di Lugano si è spento il 27 giugno di 90 anni fa. Originario di Lavertezzo dove nacque l’8 novembre 1873, scelse il carisma dei guanelliani. Divenne vescovo con la carica di amministratore apostolico del Ticino nel 1917, incarico che mantenne fino alla morte nel 1935. Tra le sue numerose opere la Diocesi di Lugano ricorda, di colui che è stato dichiarato venerabile nel 2008 da papa Ratzinger, la riorganizzazione dell’Azione Cattolica, la promozione dell’insegnamento religioso, l’istituzione nel 1926 del Giornale del Popolo, la costituzione dell’Istituto secolare diocesano, santa Teresa del bambin Gesù, la creazione dell’OCST e altro ancora. Nel novantesimo della morte, una speciale funzione religiosa a Lavertezzo Valle, il 27 giugno sera, ne ha fatto rivivere la memoria. Il parroco di Gordola, don Brianza ha presieduto il rito accompagnato da molti sacerdoti ticinesi. L’omelia letta davanti ai tanti fedeli presenti e costruita in forma di intervista immaginaria a mons. Bacciarini, ha fatto rivivere ai presenti le motivazioni di fondo della vita del vescovo Aurelio. Dalla casa natia ad Aquino, dove un piccolo Aurelio  udiva dalla mamma Maria Sciarini ripetere, a lui, orfano di cinque anni, ed ai suoi sei fratelli: «Inginocchiatevi pel santo Rosario: il vostro povero padre ve ne ha dato e lasciato l’esempio». Poi la vocazione, la verifica di una eventuale scelta  monastica presso i trappisti  poi fallita, l’incontro precedente la Trappa con don Guanella, a Como, che alla fine, complice pure l’intercessione del Papa, riesce a scovarlo  nell’abbazia trappista delle Tre Fontane a Roma.  Da lì la scelta, la sequela, la parrocchia romana di S. Giuseppe al Trionfale, «15 mila anime che avevano bisogno di tutto! Della Parola ma anche del pane». Alla morte di don Guanella tocca a don Aurelio subentrargli alla guida della Congregazione.  Poi, nel gennaio 1917 il papa dell’epoca, Benedetto XV lo chiama a guidare la Chiesa che è a Lugano. Del vescovo amministratore Apostolico Bacciarini, don Donato ha interpretato l’atteggiamento di «padre vicino, in ascolto delle parrocchie, sostenendo i sacerdoti, educando i giovani», solido nella sua idea di diocesi come «famiglia». Tra le motivazioni di fondo che spinsero il vescovo Aurelio a dare vita al Giornale del Popolo, al Sindacato cristiano sociale e ad altre opere, don Brianza ha evidenziato «la fede che deve formare anche le menti», perché «una Chiesa che educa è una Chiesa che costruisce il futuro». Bacciarini fu un uomo che privilegiò il dialogo, anche in tempi di conflitti pubblici,  convinto che «la libertà religiosa e l’educazione cristiana sono beni che vanno difesi con fermezza, ma anche con carità». Don Donato ha ripreso il ricordo dei pellegrinaggi promossi dal vescovo Aurelio e la sua devozione alla Madonna del Sasso. Spesso malato, mons. Aurelio era chiamato dal Papa «il Giobbe dell’episcopato», un Giobbe «fedele al punto di mai dimissionare, fino all’ultimo atto, con quella pergamena firmata sul letto di morte in cui consacrò il Ticino al S. Cuore di Gesù, nel 50° anniversario della creazione della diocesi di Lugano». Di tanto in tanto si sente parlare di grazie per intercessione del venerabile. Anche venerdì se ne è avuto sentore per colui considerato da tanti ticinesi, già, comunque, Santo. (red)

    leggi anche: leggi qui l’intervista di catholica/catt.ch a mons. Capparoni, postulatore della causa di mons. Bacciarini. Capparoni, da noi contattato in questi giorni, ci ha detto che da parte sua - al momento - non ha elementi nuovi da aggiungere alla Causa del venerabile mons. Aurelio, oltre le grazie insigni già segnalate

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