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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • COMMENTO

    Maria

    «Rallegrati, o piena di Grazia» (Lc. 1,28), che significa «da sempre l’immensamente amata»: con queste parole Maria è salutata dall’Angelo. D’altronde, esse non sorprendono: infatti nel suo grembo verginale, per opera dello Spirito Santo, è concepito il Figlio di Dio. Come il Padre Celeste dice al proprio Figlio, Gesù: «Io ti ho generato», generato di una generazione eterna, così anche Maria gli può dire: «Io ti ho generato». Certo “nel tempo”; tuttavia le parole di Maria, la quale si professa ancella del Signore e nella quale il Verbo si è incarnato, saranno perennemente valide. Per tutta l’eternità Gesù sarà il Figlio di Maria; per tutta l’eternità Maria sarà davanti alla Santissima Trinità Colei che ha concepito e generato la natura umana del Figlio di Dio. Nella Trinità Santissima il Figlio di Dio non sarà mai senza il vincolo filiale con Maria: guardando il Figlio il Padre lo vedrà generato dalla Vergine nella natura umana. Dall’alto della Croce sarà Gesù stesso ad affermare rivolto alla madre: «Donna ecco tuo Figlio» (Gv. 19,26) e, rivolto a Giovanni: «Ecco tua madre» (Gv. 19,27). Da quel momento i credenti in Cristo hanno una Madre; anzi Maria, avvolgerà con un abbraccio materno tutti gli uomini, chiamati tutti, come sono, a essere figli di Dio. Ed è come dire: nessun uomo sarà orfano, poiché tutti avranno una madre. Si potrebbe giustamente persino dire che non ci fu mai un uomo privo del vincolo e dell’affetto materno di Maria, pronta a ogni aiuto, come l’Ausiliatrice. Nessun uomo è mai stato orfano: da sempre tutti hanno avuto, anche se non consapevoli, vicino a sé, come Madre, Maria. Da qui la speranza cristiana, che è certamente fondata in Dio, dalla cui volontà e dal cui amore tutto proviene; e, pure, tale speranza è come segnata dalla presenza mediatrice di Maria. Indubbiamente, una mediazione che non si giustappone a quella dell’unico Mediatore tra Dio e l’uomo (unus et mediator) (cfr. 1Tm 2,5). Ma non per questo è meno reale ed efficace l’azione di Maria, che si distingue per il suo tocco materno e che infonde nel cuore degli uomini una viva gioia e una profonda serenità. Né resta senza significato che il mondo intero sia costellato di santuari mariani, più o meno celebri. Si pensi a Lourdes, Fatima, La Salette, Guadalupe, l’Ausiliatrice o la Consolata di Torino; o ai piccoli santuari (vedi, in Lombardia, Rho e Caravaggio o, in Ticino, Morbio e il santuario della Madonna del Sasso), luoghi di pellegrinaggio di comunità parrocchiali, o di singoli fedeli, che si recano ai luoghi dedicati alla Vergine avendo nel cuore speciali grazie da implorare, o per ringraziare dei favori attenuti, o al fine di sciogliere voti. Un intimo e vivo legame affettivo facilmente si accende nei cuori come silenzioso legame filiale nei confronti di Maria. L’Ave Maria è l’implorazione che più risuona sulle labbra dei cristiani ogni giorno nel mondo. Per altro, è normale che si reciti l’Ave Maria all’inizio delle diverse attività quotidiane. Resta poi il Rosario che facilmente nutre lo spirito di preghiera, alimenta la devozione, reca un silenzioso conforto nelle tribolazioni. Per non dire del Rosario come preghiera familiare di piccoli e grandi. Ovviamente tenendo presente che il Rosario è un’appassionata meditazione sui misteri di Cristo, misteri di grazia, di sofferenza e di gloria, così come si trovano nella sua esistenza umana. Il Rosario è, perciò, sorgente di speranza, che sostiene nel tempo, in attesa della beatitudine eterna. Inos Biffi di Inos Biffi

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