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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Messe e intenzioni, un nuovo Decreto per maggiore trasparenza e correttezza

    Il Dicastero per il Clero aggiorna la disciplina relativa alle intenzioni delle Sante Messe e alle offerte collegate, introducendo regole più chiare per garantire trasparenza, correttezza e rispetto della volontà dei fedeli. Il Decreto approvato da Papa Francesco in forma specifica ieri, 13 aprile, entrerà in vigore il prossimo 20 aprile, domenica di Pasqua.

    Leggi qui Il Decreto del Dicastero per il clero sulla disciplina delle intenzioni delle Sante Messe 

    Una consuetudine da tutelare

    La questione riguarda una delle forme più concrete con cui i fedeli partecipano alla vita della Chiesa: chiedere che una Messa venga celebrata per i vivi o per i defunti. Una consuetudine molto antica, fondata su motivazioni pastorali e spirituali profonde, disciplinata finora mediante condizioni che consentivano da una parte di mantenere la parola data agli offerenti e dall’altra di allontanare il pericolo di “commercio” di cose sacre. In virtù di questa prassi, i fedeli per mezzo dell'offerta, si legge nel testo, "vogliono unirsi più strettamente al Sacrificio Eucaristico aggiungendovi un sacrificio proprio e collaborando alle necessità della Chiesa e, in particolare, contribuendo al mantenimento dei suoi sacri ministri". Così, i fedeli "si uniscono più intimamente a Cristo che offre sé stesso e sono, in un certo senso, ancor più profondamente inseriti nella comunione con Lui" secondo un uso che "non solo è approvato dalla Chiesa, ma da essa è anche promosso".

    Il documento – che integra e specifica le norme già contenute nel decreto Mos iugiter del 1991 – nasce per affrontare alcune criticità emerse nella prassi e specialmente in merito alle messe con intenzioni “collettive”, ovvero celebrazioni con più intenzioni nello stesso rito.

    Il consenso degli offerenti sia esplicito

    In particolare, il Dicastero guidato dal cardinale Lazzaro You Heung-sik stabilisce che, se disposto dal concilio provinciale o dalla riunione dei vescovi della provincia, “i sacerdoti possono accettare più offerte da offerenti distinti, cumulandole con altre e soddisfacendovi con una sola Messa, celebrata secondo un’unica intenzione ‘collettiva’, qualora – e soltanto qualora – tutti gli offerenti ne siano stati informati e liberamente abbiano acconsentito”. Viene in proposito esplicitato che, in assenza di un “consenso esplicito”, la volontà degli offerenti “non può mai essere presunta”, anzi, “in assenza, si presume sempre che non sia stata data”.

    Se prima di tutto viene raccomandato che “ogni comunità cristiana sia attenta a offrire la possibilità di celebrare Messe giornaliere di intenzione singola”, il sacerdote, si legge nel Decreto, “può celebrare differenti Messe anche secondo intenzioni ‘collettive’, restando fermo che gli è lecito trattenere, quotidianamente, una sola offerta per una sola intenzione tra quelle accettate”.

    Garantire i sacramenti ai più poveri e sostenere le missioni

    Ancora, nel decreto si rinnovano le disposizioni già vigenti, secondo le quali “il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, per l’amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell’aiuto dei sacramenti a motivo della povertà”. Inoltre, viene chiarito che ogni vescovo diocesano può, in considerazione delle circostanze specifiche della Chiesa particolare e del suo clero, disporre la destinazione delle offerte “alle parrocchie in stato di necessità della propria o di altre diocesi, specialmente nei paesi di missione”.

    Vigilare e prevenire gli illeciti

    Vescovi e parroci sono chiamati a vigilare con attenzione, facendo sì che ogni intenzione e offerta venga annotata in appositi registri, e ad assicurare che sia chiara a tutti “la distinzione tra l’applicazione per un’intenzione determinata della Messa, (ancorché 'collettiva') e il semplice ricordo nel corso di una celebrazione della Parola o in alcuni momenti della celebrazione eucaristica”. In proposito viene specificato che “la sollecitazione” o anche solo “l’accettazione di offerte” in relazione a queste due ultime fattispecie è “gravemente illecita” e prevede il ricorso a “misure disciplinari e/o penali”.

    Una verifica tra dieci anni

    Infine, il Dicastero per il Clero annuncia che, trascorsi dieci anni dall’entrata in vigore di queste norme, promuoverà uno studio della prassi nonché della normativa vigente in materia, in vista di una "verifica" della sua applicazione e di un eventuale "aggiornamento".


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