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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Arte e Cultura compie dieci anni: un decennio al servizio del patrimonio sacro ticinese

    di Laura Quadri

    «Arte e Cultura», trimestrale della Fontana Edizioni, compie 10 anni. Da sempre vicina alle realtà parrocchiali e ai preziosi beni culturali custoditi nelle nostre chiese e parrocchie, la Rivista è ora diretta – dopo la storica dirigenza di Giorgio Mollisi – da Mirko Moizi (USI).

    Mirko Moizi, in che modo «Arte e Cultura» è riuscita a stare vicino alle parrocchie in questi dieci anni?

    In questi anni «Arte e Cultura» ha pubblicato oltre trenta volumi dedicati a numerose chiese del Canton Ticino, dal Mendrisiotto alle Valli, passando naturalmente per il Luganese. Questo lavoro ha consentito alla rivista di farsi conoscere in modo sempre più capillare: non solo dai Consigli parrocchiali con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare direttamente, ma anche da molte altre realtà che hanno potuto apprezzare il nostro impegno. La collaborazione con le parrocchie si è sviluppata progressivamente e, con il tempo, si è venuta a creare quasi una vera e propria rete, tanto che veniamo contattati non di rado dai Consigli parrocchiali per valutare la possibilità di un numero di «Arte e Cultura» dedicato alle loro chiese. In alcuni casi, i buoni risultati ottenuti con un primo volume hanno spinto lo stesso Consiglio a coinvolgerci nuovamente per realizzare una seconda pubblicazione, dedicata a un’altra chiesa della parrocchia.

    Dai vostri studi, quale panorama emerge dell’arte sacra nelle parrocchie in Ticino?

    La varietà delle opere d’arte conservate nelle chiese ticinesi è davvero notevole, sia per cronologia sia per tipologia: dagli affreschi tardo-medievali alle pale d’altare barocche, dalle testimonianze rinascimentali fino agli apparati decorativi settecenteschi. E molto spesso non si tratta solo di testimonianze locali, ma di opere di altissima qualità, realizzate da artisti che hanno avuto un ruolo di primo piano anche oltre i confini regionali. Basti pensare a Bernardino Luini, attivo in più chiese luganesi, che fu uno dei massimi interpreti del Rinascimento lombardo.

    È capitato nel corso delle ricerche, che emergessero dati inaspettati?

    Capita molto spesso, perché lo studio dei documenti – parte essenziale delle nostre ricerche – porta alla luce date o nomi di cui non si aveva conoscenza in relazione ad un determinato edificio. Un esempio è il ritrovamento dei pagamenti per gli affreschi della volta della navata e dei pennacchi della cupola della parrocchiale di Ligornetto: un ciclo prima attribuito a un anonimo pittore attivo negli anni Trenta-Quaranta del Settecento, che siamo invece riusciti a ricondurre ad Alessandro Valdani, pittore nativo di Chiasso e attivo anche tra Pavese, Comasco e Valtellina, che realizzò l’opera nel 1772. Ma potrei citare anche altri casi: ad esempio, è stato significativo rintracciare il nome del pittore Giovanni Antonio Torricelli nei registri della chiesa di San Carlo a Lugano, dove operò non nell’esecuzione di affreschi o dipinti, come suo solito, bensì nella realizzazione dei disegni dell’altare maggiore e del portale dell’edificio. Talvolta, invece, è stato possibile «riscoprire» opere d’arte quasi dimenticate. È il caso di quanto successo con le ricerche per l’ultimo numero, dedicato alla collegiata di Balerna (che sarà presentato a novembre), durante le quali abbiamo rintracciato una statua in pietra cinquecentesca raffigurante la Madonna con il Bambino, probabile opera della bottega di Tommaso Rodari.

    Sabato si è svolto un convegno per il decimo anno della rivista. Cosa è emerso?

    Durante la giornata sono stati affrontati argomenti che spaziavano dal XV al XX secolo, e ciascuno studioso ha portato elementi nuovi. Tra i temi emersi, vanno ricordate diverse proposte attributive – per esempio relative a Gaudenzio Ferrari in Santa Maria delle Grazie a Bellinzona, a Pier Francesco Mola e a Giuseppe Antonio Petrini – oltre a riflessioni sul reale catalogo della bottega dei Seregnesi e a nuovi spunti sugli affreschi della cappella del Rosario a Santa Maria del Sasso a Morcote. Un quadro molto variegato e ricco di suggestioni, che troverà posto il prossimo anno in uno dei numeri di «Arte e Cultura».

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