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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Il Papa alla Veglia di Pasqua

    "Nessuna esperienza di fallimento e dolore può avere l'ultima parola", così Bergoglio alla Veglia pasquale

    Papa Francesco ha presieduto regolarmente sia la Messa di Pasqua con la benedizione Urbi et Orbi dalla loggia centrale della Basilica di San PIetro, sia la Veglia Pasquale nella Basilica Vaticana, sabato sera. La pietra - ha detto il Papa nell’omelia della Veglia Pasquale- “è al centro dei pensieri” delle donne che vanno verso il sepolcro. “Quando arrivano sul luogo, però, la sorprendente potenza della Pasqua le sconvolge: «alzando lo sguardo – dice il testo – osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande». Fermiamoci su questi due momenti, che ci portano alla gioia inaudita della Pasqua: prima le donne si chiedono angosciate chi farà rotolare via la pietra; poi, alzando lo sguardo, vedono che essa è già stata fatta rotolare”.

    La pietra - ha osservato Francesco - “rappresentava la fine della storia di Gesù, sepolta nella notte della morte. Quel masso, ostacolo insormontabile, era il simbolo di ciò che le donne portavano nel cuore, il capolinea della loro speranza: questo può accadere anche a noi. A volte sentiamo che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all’ingresso del nostro cuore. Sono macigni della morte e li incontriamo, lungo il cammino, in tutte quelle esperienze e situazioni che ci rubano l’entusiasmo e la forza di andare avanti: nelle sofferenze che ci toccano e nelle morti delle persone care, che lasciano in noi vuoti incolmabili; in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra”.

    Le donne - ha aggiunto - “che avevano il buio nel cuore ci testimoniano qualcosa di straordinario: alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Ecco la Pasqua di Cristo, ecco la forza di Dio: la vittoria della vita sulla morte, il trionfo della luce sulle tenebre, la rinascita della speranza dentro le macerie del fallimento. È il Signore, Dio dell’impossibile che, per sempre, ha rotolato via la pietra e ha cominciato ad aprire i nostri cuori, perché la speranza non abbia fine. Verso di Lui, allora, anche noi dobbiamo alzare lo sguardo. Alziamo lo sguardo a Gesù: Egli, dopo aver assunto la nostra umanità, è disceso negli abissi della morte e li ha attraversati con la potenza della sua vita divina, aprendo uno squarcio infinito di luce per ciascuno di noi. Risuscitato dal Padre nella sua, nella nostra carne con la forza dello Spirito Santo, ha aperto una pagina nuova per il genere umano. Da quel momento, se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, nessuna esperienza di fallimento e di dolore, per quanto ci ferisca, può avere l’ultima parola sul senso e sul destino della nostra vita. Da quel momento, se ci lasciamo afferrare dal Risorto, nessuna sconfitta, nessuna sofferenza, nessuna morte potranno arrestare il nostro cammino verso la pienezza della vita”.

    Gesù  - ha ribadito il Papa - è la nostra Pasqua, Colui che ci fa passare dal buio alla luce, che si è legato a noi per sempre e ci salva dai baratri del peccato e della morte, attirandoci nell’impeto luminoso del perdono e della vita eterna. Alziamo lo sguardo a Lui, accogliamo Gesù, Dio della vita, nelle nostre vite, rinnoviamogli oggi il nostro sì e nessun macigno potrà soffocarci il cuore, nessuna tomba potrà rinchiudere la gioia di vivere, nessun fallimento potrà relegarci nella disperazione. Alziamo lo sguardo a Lui e chiediamogli che la potenza della sua risurrezione rotoli via i massi che ci opprimono l’anima. Alziamo lo sguardo a Lui, il Risorto, e camminiamo nella certezza che sul fondo oscuro delle nostre attese e delle nostre morti è già presente la vita eterna che Egli è venuto a portare”.

    Nel corso della liturgia vengono amministrati i sacramenti a otto catecumeni, provenienti da Corea, Italia, Giappone e Albania.

    acistampa/red

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