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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Pace e sviluppo per aiutare oltre 100 milioni di affamati

    I numeri sulla fame nel mondo continuano ad occupare le prime pagine della stampa ma le risposte e i rimedi messi in campo della comunità internazionale segnano il passo. Riuniti - ieri e oggi a Bruxelles - oltre 400 delegati di governi, organizzazioni regionali e internazionali, enti non governativi, associazioni di agricoltori, insieme a rappresentanti del settore privato ed esperti del mondo accademico per partecipare alla conferenza “Cibo e agricoltura in tempi di crisi”. L’ evento, ospitato dalla Commissione europea, è promosso dalla Rete globale contro le crisi alimentari, che vede associate organismi umanitari e di sviluppo, tra i quali l’Unione europea, Fao e Pam, le due agenzie dell’Onu dedicate a lottare contro la fame nel mondo.

    Conflitti causa principale di mancanza di cibo

    In questa occasione è stato presentato il Rapporto globale sulle crisi alimentari, che ha documentato la gravità dell’insicurezza alimentare, che colpisce ancora oggi 821 milioni di persone nell’intero Pianeta (Rapporto Fao sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione, settembre 2018). I numeri del nuovo Rapporto, riferiti al 2018, sono impressionanti: 143 milioni di persone in 42 Paesi sono ad un passo dalla fame acuta, che comporta il rischio della vita e 113 milioni sono quelle colpite da gravi crisi alimentari in 53 Paesi, in leggero calo rispetto ai 124 milioni dell’anno precedente, nonostante questa condizione sia rimasta invariata o sia aumentata in 17 Stati. Due terzi delle persone colpite da fame acuta si trovano in soli otto Paesi dell’Asia e dell’Africa: Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Sud Sudan, Sudan, Siria e Yemen. Quasi 30 milioni sono gli affamati per cause legate al clima o altri disastri naturali. Il Rapporto presenta comunque stime al ribasso, poiché mancano i dati di 13 Paesi, tra cui Corea del Nord e Venezuela, colpite da gravi crisi alimentari, che non hanno fornito informazioni.

    Più sinergia tra sviluppo e azioni per la pace

    “Dobbiamo agire su vasta scala” mettendo in sinergia interventi umanitari, politiche per lo sviluppo e azioni per la pace, ha sollecitato Graziano da Silva, direttore generale della Fao. "Per sconfiggere veramente la fame - ha ammonito il direttore esecutivo del Pam, il Programma alimentare mondiale, David Beasley - dobbiamo affrontarne le cause alla radice: conflitti, instabilità, l'impatto degli shock climatici". "Per raggiungere l'obiettivo Fame Zero - ha spiegato – occorre garantire istruzione ai bambini, sostenere l’emancipazione sociale delle donne e rafforzare le infrastrutture rurali”. Ma c’è bisogno soprattutto “che i leader del mondo facciano un'altra cosa: si prendano le proprie responsabilità e contribuiscano a risolvere i conflitti, ora."

    Metodi innovativi per gestire crisi alimentari

    Da parte dell’Unione europea, il commissario per la Cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, ha preso atto che "l'insicurezza alimentare rimane una sfida globale”, annunciando che tra il 2014 e il 2020, la Ue avrà fornito oltre 9 miliardi per attività relative alla sicurezza alimentare e nutrizionale e all'agricoltura sostenibile in oltre 60 paesi”. Mimica si è detto convinto della “necessità di rafforzare la cooperazione tra operatori umanitari, dello sviluppo e per la pace in modo da invertire e prevenire le crisi alimentari”. “Una Rete globale più forte – ha detto - può contribuire a realizzare sul campo il cambiamento per coloro che ne hanno davvero bisogno". Così anche Christos Stylianides, commissario Ue per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi, ha invocato “metodi innovativi” per affrontare ed evitare che si presentino emergenze alimentari, che “stanno diventando più acute e complesse”.

    Prevenzione e investimenti per pace sostenibile

    Il Rapporto richiama dunque la comunità internazionale “ad una cooperazione rafforzata che unisca prevenzione, preparazione e risposta alle necessità umanitarie urgenti e a rimuovere le cause”, oltre a richiedere “maggiori investimenti nella mitigazione dei conflitti e per una pace sostenibile”.

    (Vatican News)

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