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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • Padre Gregor Geiger OFM a Bellinzona con Lisa Bigatto, Collaboratrice di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)»; il padre
francescano Dr. Gregor Geiger, don José Alberto Rosales Mendez, don Michele Cerutti e
Lucia Wicki-Rensch, Responsabile della Svizzera italiana Aiuto alla Chiesa che Soffre

    Padre Geiger ha portato in Ticino un autentico reportage su Gerusalemme

    Recentemente il padre francescano Dr. Gregor Geiger ha visitato diverse parrocchie in Ticino, tra queste anche la comunità cattolica di Gesù Cristo Redentore dell’Uomo a Bellinzona per raccontare la vita dei cristiani in Israele. È giunto in Svizzera su invito di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)», impegnata attivamente in Terra Santa. Don José Alberto Rosales Mendez ha dato il benvenuto all’ospite dalla Terra Santa nella sua parrocchia di Bellinzona.

    Il teologo tedesco vive da quasi 25 anni a Gerusalemme, dove lavora come professore di ebraico biblico e lingue semitiche presso l’istituto del proprio ordine, lo «Studium Biblicum Franciscanum». La cerchia degli studenti è formata da teologhi e teologhe che si iscrivono all’Istituto francescano a Gerusalemme per perfezionarsi. Molti di loro provengono persino dall’Europa.

    Lucia Wicki-Rensch, come Responsabile della Svizzera italiana di «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)», ha presentato il raggio di azione dell’Opera caritativa che sostiene circa 5'000 progetti cristiani in oltre 130 Paesi del mondo, tra cui anche quelli gestiti da padre Gregor e dalla sua comunità religiosa in Israele. «È bello sapere che ovunque ci sono delle persone con una formazione spirituale che danno sostegno e pertanto speranza ai cristiani osteggiati in alcuni Paesi», ha dichiarato la rappresentante dell’Opera caritativa.

    Prospettive come comunità dei credenti

    Padre Dr. Gregor Geiger ha salutato gli attenti fedeli dicendo che «È bello guardare alla forza e alla grazia che la Chiesa universale ha da offrire.» Quando si pensa alla Terra Santa, vengono in mente luoghi e siti biblici. Ma c'è molto di più da scoprire. «Ci sono piccole pietre vive, che formano una Chiesa come comunità dei credenti», ha affermato il visitatore proveniente dalla Terra Santa. Le comunità cristiane in Israele costituiscono delle piccole minoranze che rappresentano circa il 2% della popolazione. La maggior parte dei cristiani sono arabi. Sono molto attivi e lavorano pacificamente insieme. Di fronte a loro, la
    maggioranza è costituita dalle comunità ebraiche di Israele e dagli arabi musulmani.

    Dal 1342 l’Ordine francescano ha il mandato papale di custodire i luoghi santi e di promuoverne i pellegrinaggi, la conoscenza e la venerazione. Padre Dr. Gregor Geiger si impegna anche per le comunità di pellegrini che arrivano in Israele e in Palestina da tutto il mondo. Trasmette loro la conoscenza dei numerosi luoghi e santuari venerati, che dovrebbero poter essere visitati e pregati dai cristiani anche in futuro.

    Comunità cristiane e parrocchie piene di vita

    Spesso i cristiani rischiano di essere divisi tra le comunità religiose più potenti, oppure temono di non avere più prospettive nel loro Paese d’origine, per cui pensano di emigrare.

    La Chiesa si sforza di creare posti di lavoro gestendo ottime scuole ed eccellenti strutture sanitarie, offrendo così elementi di base vitali a persone di tutte le etnie e di tutte le fedi. Grazie alla loro buona qualità, le scuole cristiane sono molto apprezzate anche dai membri di comunità di fede non cristiana. Per svolgere questi compiti, i cristiani dipendono dagli aiuti esterni. Un ringraziamento particolare va al sostegno finanziario di questi progetti da parte dell’Opera caritativa «Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN)». È altrettanto importante non dimenticare che i cristiani di Israele appartengono alla Chiesa universale.

    Le loro comunità e le loro parrocchie sono piane di vita. La celebrazione della Santa Messa è per loro molto importante, come pure il funzionamento delle strutture parrocchiali per i giovani e la gestione di punti di contatto caritativi e sociali per tutti coloro che hanno bisogno di usufruire dei servizi della Chiesa.

    Coltivare le tradizioni e confessare la fede

    La comunità cristiana in Israele coltiva le nuove generazioni anche attraverso seminari e comunità religiose. Le antiche tradizioni continuano ad essere vissute. I cristiani non si nascondono e si riconoscono indossando simboli cristiani, anche se ciò può comportare delle inimicizie. I compagni di fede «nel mondo libero» possono forse imparare qualcosa da questo fatto. Ovunque si dovrebbe poter parlare della Chiesa cristiana e presentare il messaggio di Gesù. Siamo uniti a tutti i cristiani del mondo attraverso la preghiera.

    Purtroppo, spesso ci sono tensioni tra i diversi gruppi religiosi del Paese. Difficilmente i fattori politici e religiosi possono essere scissi l’uno dall’altro. Gli estremisti religiosi, come il movimento islamista Hamas, i gruppi nazional- religiosi ebraici, non mostrano alcun interesse per una soluzione pacifica e giusta del conflitto territoriale tra israeliani e palestinesi. Tuttavia, esistono anche approcci positivi. I cristiani in Israele mantengono generalmente contatti di buon vicinato con gli altri credenti. Possono anche far valere i loro diritti civili. Fortunatamente, esistono numerose piccole comunità interconfessionali che convivono pacificamente e si impegnano per la pace. Esistono anche dei villaggi della pace («oasi della pace»). È noto il villaggio della pace ebraico-arabo- cristiano «Neve Shalom», dove i residenti creano ciò che ancora manca e che è auspicabile su larga scala: la pace. Possano questi esempi essere imitati.

    ACN

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