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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • COMMENTO

    Quali parole?

    L'unica parola interessante potrebbe essere quella, che potente e diretta, abbia la forza di liberare dal male. Forse nella malattia vorremmo che qualcuno ci ricordi la fedeltà a noi stessi e alle persone che eravamo. O forse qualcuno ci convinca che siamo liberi di decidere di continuare a vivere e che siamo liberi di non vivere come dei sopravvissuti al proprio male. Ma non è così. Il dolore è un'esperienza che viene sempre più nascosta dalla società di oggi, che propone persone vincenti, utili, perfette, senza difetti e senza problemi. Dare un luogo al dolore oggi significa dare spettacolo. A quel punto il dolore non è piu una esperienza umana ma diventa le emozioni che manifesta. Il dolore per la perdita del lavoro, per il fallimento di un amore, per la morte di una persona, per una malattia che segna la vita personale o quella della nostra famiglia sono dolori che esistono anche se li nascondiamo, anche se non abbiamo parole o gli altri non le hanno. Finiamo con il vivere una esperienza in solitudine, in silenzio per evitare l'imbarazzo nelle relazioni. Oggi, nell'era dei mezzi di comunicazione, ci mancano le parole per raccontare il dramma, la sofferenza, la delusione, la rabbia, lo scacco, il fallimento. Manca il collegamento tra l'esperienza e l'emozione. E' difficile trovare il malato che grida, urla, che sfoga la propria angoscia, che chiede il perché, che protesta contro Dio, noi oggi, siamo privi di questa facoltà di esprimere la nostra sofferenza. Prima di morire fisicamente, muore la parola, muore la manifestazione del dolore, soffoca la protesta, si spegne il lamento, si normalizza, si anestetizzano e sterilizzano non solo gli ambienti ospedalieri ma anche le emozioni e sentimenti dei malati. Eppure il dolore non smette di essere un'esperienza che abita la concretezza delle nostre giornate. Il dolore è una certezza ma la sofferenza è una scelta. Scegli le parole. di Francesco Muratori

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