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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2025)
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  • Papa Francesco nella cappella di Santa Marta a Roma

    “Si guarda dall’alto in basso solo per aiutare il prossimo ad alzarsi”

    Il cristiano è chiamato a essere «buon Samaritano», prendendosi cura delle persone che soffrono. Deve guardare dall’alto in basso solo per aiutare il prossimo a sollevarsi, come ha fatto Gesù che «continua a pagare» per tutti gli uomini. Papa Francesco lo sottolinea nella messa di questa mattina, 9 ottobre, a Casa Santa Marta, dicendo no ai «dirigenti cattolici» che di fronte a qualcuno in difficoltà guardano da un’altra parte e se ne vanno.

     

    Come ricorda Radio Vaticana , la parabola del buon samaritano è la risposta che Cristo dà al dottore della legge, il quale mette alla prova Gersù domandandogli che cosa fare per la vita eterna. Il Figlio di Dio lo invita a dire il comandamento dell’amore verso il Signore e verso il prossimo, ma il dottore della Legge - nota il Pontefice - non è in grado di superare il «piccolo tranello che Gesù gli aveva teso»: infatti chiede precisazioni su chi sia il suo prossimo.

     

    Allora Gesù racconta la storia con sei «attori»: i briganti, l’uomo derubato e ferito a morte, il sacerdote, il levita, il locandiere e il samaritano, un pagano che non fa parte del popolo ebraico.

     

    I briganti sono andati via soddisfatti per aver rubato di «tante cose buone» il malcapitato; il sacerdote, «che dovrebbe essere un uomo di Dio», e il levita, figura vicina alla legge, sebbene vedano l’uomo lasciato morente dai delinquenti, vanno oltre. E questo è «un atteggiamento molto abituale fra noi: guardare una calamità, guardare una cosa brutta e passare oltre. E poi leggerla sui giornali, un po’ dipinti dello scandalo o del sensazionalismo».

     

    Invece, il «pagano, peccatore, che era in viaggio, “vide e non passò oltre: ebbe compassione”. E Luca descrive bene: “Vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino, non si allontanò: si avvicinò. Gli fasciò le ferite – lui! – versandogli olio e vino”». Inoltre, non lo «lasciò lì: ho fatto il mio e me ne vado; no».

     

    Lo carica sulla sua cavalcatura, lo trasporta in un albergo, e lo accudisce; il giorno dopo deve per forza andarsene per i suoi affari e appuntamenti, ma neanche in quel momento lo abbandona, nonostante tutto l’aiuto che già gli ha donato: paga il locandiere affinché si prenda cura di lui, indicando all’albergatore che se spenderà più «di questi due denari», al ritorno sarebbe passato a saldare.

     

    Ecco, questo è «il mistero di Cristo» che «si è fatto servo, si abbassò, si annientò e morì per noi». Il Figlio di Dio infatti «non passò oltre, andò da noi, feriti alla morte, si prese cura di noi, pagò per noi e continua a pagare» e «pagherà, quando verrà per la seconda volta». Gesù è il Buon Samaritano di tutta l’umanità. Precisa Papa Bergoglio: la parabola del buon samaritano «non è un racconto per bambini», ma «il mistero di Gesù Cristo».

     

    Riflettendoci, «capiremo in più la profondità, la larghezza del mistero di Gesù Cristo». Non come «il dottore della legge» che «se ne andò zitto, pieno di vergogna, non capì. Non capì il mistero di Cristo». Però «forse avrà capito quel principio umano che ci avvicina a capire il mistero di Cristo: che ogni uomo guardi un altro uomo dall’alto in basso, solamente quando deve aiutarlo a sollevarsi». Ecco, chi si comporta così, «è in buon cammino, è sulla buona strada, verso Gesù».

     

    Il Vescovo di Roma pensa anche al locandiere che «non capì nulla» ma si stupisce: è «lo stupore di un incontro con qualcuno che faceva delle cose» mai sentite né immaginate prima. Per Francesco, la meraviglia dell’albergatore è «proprio l’incontro con Gesù».

     

    Il Papa consiglia quindi di porsi alcune domande: che «cosa faccio io? Sono brigante, truffatore, corrotto? Sono brigante, lì? Sono un sacerdote» che «guarda, vede e guarda da un’altra parte e va oltre? O un dirigente cattolico, che fa lo stesso? O sono un peccatore? Uno che dev’essere condannato per i propri peccati?»; e ancora: «Mi avvicino, mi faccio prossimo, mi prendo cura di quello che ha bisogno? Come faccio, io, davanti a tante ferite, a tante persone ferite con le quali mi incontro tutti i giorni? Faccio come Gesù? Prendo forma di servo?».

    Domenico Agasso - VaticanInsider

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