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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 dicembre 2025)
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  • Ticino: «Se preoccupa il lavoro precario, la solitudine è forse la peggior povertà»

    Il comunicato di Caritas Svizzera del 6 dicembre scorso, rileva a livello nazionale i dati sulla povertà (non ufficiali, ma provenienti da diversi studi come indica lo stesso comunicato) sollecitando la politica e l’economia verso una «Svizzera senza povertà». Il tema del precariato nel lavoro in particolare riguarda da vicino anche il nostro Cantone. In Ticino abbiamo dei salari mediamente inferiori di 1500 franchi rispetto al resto della Svizzera ma alcuni costi sono gli stessi. Oltre alla disparità salariale aumenta il precariato: vengono offerti sempre di più impieghi su chiamata, oppure pagati ad ore, e sempre meno attività che possano garantire sicurezza e stabilità economica, in particolare per attività a tempo parziale; dunque, dobbiamo puntare ad un lavoro che continui a dare dignità alla persona e salari che possano permettere a residenti in Ticino di vivere senza dover ricorrere agli aiuti statali che, per fortuna, ci sono come diritto costituzionale e come giusta risposta al riconoscimento della dignità di ogni persona. Da sottolineare anche l’appello rivolto da Caritas Svizzera al diritto ad una formazione per tutti che possa garantire una durata professionale oppure un reimpiego. Il mondo del lavoro cambia, scompaiono alcune professioni e ne nascono di nuove, ma questo cambiamento non comporta che chi perde un lavoro riesca subito a trovarne un altro, di diverso tipo. Subentra una necessità di riqualifica formativa o anche di riorientamento. Sappiamo che la formazione continua da disoccupato sovente è psicologicamente più pesante, essendoci altre preoccupazioni in gioco; per questo è importante attuarla quando una professione la si ha. Un terzo elemento importante sono le persone come soggetti: i lavoratori e le lavoratrici. Anche coloro che fanno fatica a trovare un lavoro, devono considerarsi ed essere considerate persone con risorse e non unicamente degli esclusi; debbono lavorare sulla propria autostima, sentirsi soggetti economici produttivi e non semplicemente oggetti del mondo del lavoro. Nei Programmi occupazionali di Caritas Ticino accogliamo all’anno, circa un migliaio di persone. La maggioranza conosce la cultura del lavoro, mentre qualcun altro fa più fatica; trova un impiego ma poi non lo mantiene; è soprattutto a servizio di queste persone, ma non solo, che agiscono i nostri operatori e operatrici.

    I dati della disoccupazione in Ticino diffusi in questi giorni continuano ad essere bassi: siamo al 2,9%. Gli ultimi dati di chi è in assistenza in Ticino indicano un calo dalle 8 mila alle 7 mila 600 persone. Prima della pandemia, a livello svizzero le statistiche ufficiali indicavano come le persone stabilmente in assistenza erano circa l’1% della popolazione, un dato che se è già troppo, indica una minoranza, comunque da sostenere. In Ticino il 25% di coloro che sono in assistenza riesce ad uscirne grazie ad un posto di lavoro. Dunque, se da una parte si deve sollecitare la politica perché ci sia un’attenzione allo Stato sociale e al suo rafforzamento, d’altra parte va sottolineato che esistono le possibilità per uscire da assistenza e precariato. Giusto anche aggiungere che le misure messe in atto fino ad oggi dal Consiglio federale e previste anche per il 2022 come, ad esempio, le indennità per lavoro ridotto hanno contribuito ad evitare la precarietà di diverse persone. Rispetto alle richieste di aiuto sociale provocate dalla pandemia, dal nostro osservatorio, dall’estate 2021 registriamo un netto calo, tanto che il nostro servizio sociale oggi si occupa principalmente di assistere un numero di persone come quello precedente la pandemia, in particolare persone sovra indebitate. Trovo importante sottolineare un ultimo aspetto: il fattore comunitario. Chi è in difficoltà ha bisogno di avere attorno a sé una comunità che gli eviti di chiudersi in sé stesso, deprimendosi e scivolando nella solitudine che è povertà forse peggiore di quella materiale, dato che quest’ultima in Svizzera oggi è ancora risolvibile.

    Marco Fantoni,
    direttore di Caritas Ticino

    Caritas Svizzera fa appello per un’azione risoluta contro la povertà in Svizzera (catt.ch)

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