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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (16 dicembre 2025)
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  • COMMENTO

    Tuffati

    Non sono mai stato un grandissimo tuffatore. Ho imparato tardi a tuffarmi dall’alto. Mio padre concedeva a me e ai miei fratelli una grande libertà, potevamo fare qualsiasi attività fisica, tranne tuffarci dal pontile che c’era vicino a casa nostra, perché lo riteneva pericoloso. In virtù di questa grande libertà che ci lasciava, io non gli ho mai disubbidito e, quindi, sono arrivato all’età di22 anni non essendomi mai tuffato da un’altezza superiore al metro e mezzo. Ormai giovane adulto, andando in vacanza in Puglia, ho trovato una scogliera che presentava sporgenze a diverse altezze e sovrastava un mare molto profondo. Ho incominciato così a tuffarmi, ovviamente di testa, da 1,5 m, da 2 m, da 3 m, fino ad arrivare circa 5 m, con mia grande soddisfazione. Arrivato a trent’anni, in una vacanza all’isola d’Elba, sono stato sfidato dei miei alunni, con i quali avevo vinto il campionato italiano di atletica, ed ho dovuto tuffarmi (a candela), per non fare brutta figura di fronte a loro anche da 10 m. Poi, però, sono riuscito a superarli nella prova perché mi sono tuffato da 5 m di testa, mentre loro hanno rinunciato. Perché ti racconto questa storia? Perché credo che nella vita sia importante tuffarsi, non tanto in acqua, che è comunque una cosa bellissima, ma tuffarsi, immergersi totalmente nel mistero della vita. Ti sei tuffato nella vita a capo fitto, o hai sempre qualche timore, qualche reticenza? Da giovane ho letto tante volte un libretto-testimonianza di un grande scout: Guy de Larigaudie. In questo libretto, parla di un tuffo fatto in un’isola del Pacifico di fronte a una bella indigena che dall’acqua gli sorrideva.Tuffandosi aveva avuto la sensazione di schiantarsi su uno scoglio e in un istante ha rivisto tutta la sua vita e si è affidato alla divina misericordia: “Mio Dio non valgo un granché, però ti ho sempre amato moltissimo lo stesso. Fu tutto. Non ci fu più in me ombra di inquietudine, ma solamente un’immensa gioia… Compresi allora che non c’era che una cosa al mondo che conti veramente: l’amore di Dio.” Beh, che ne dici, non è proprio così? Allora io credo che sia importante che ci tuffiamo nell’amore di Dio. Immergiamoci con un tuffo, senza esitazione, nel mistero della morte e risurrezione di Cristo.Tuffandoci in questo mistero possiamo dare senso, gioia e bellezza alla nostra vita. Non possiamo realizzare a pieno noi stessi se prima o poi non facciamo questo tuffo. Si sta avvicinando la Pasqua. Vinci ogni incertezza, timore, dubbio e tuffati. Immergiti nella Passione di Cristo. Io non riesco a rimanere indifferente riguardo alla storia di quest’uomo. Mi prende totalmente sino nelle viscere. Capisco che riguarda anche me, che a che fare con me, che parla di me. La Passione di Cristo parla di ciascuno di noi, dei nostri rinnegamenti, come quello di Pietro, e del nostro desiderio di seguire Gesù fin sotto la croce, come Maria e Giovanni. Lasciati coinvolgere, tuffatici dentro. C’è qualche mistico addirittura che ci suggerisce di entrare nelle piaghe di Cristo. Forse è un’espressione di altri tempi, ma è certo che nel suo cuore trafitto c’è spazio per ogni uomo. Egli si è lasciato inchiodare alla croce, senza emettere un lamento, perché tu, io e tutti gli uomini avessimo la vita e la vita in abbondanza, la vita divina, eterna. Beh altro che un tuffo dalla scogliera, qui possiamo allora tuffarci nella pienezza della gioia del mattino di Pasqua. In quell’alba misteriosa Cristo risorge dai morti e tutto si rinnova. È la vittoria della vita che non avrà fine. Che storia?! Sembra incredibile, ma è così. Buona Pasqua. di Marco Dania

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