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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • La famiglia Bisco: Arianna e Alberto con i piccoli Leonardo, Miriam e Gabriele. Hanno scelto di vestirsi di verde per

    Arianna e Alberto: «Avere tre bambini: fatiche e gioie di una scelta non sempre compresa»

    di Silvia Guggiari

    Arianna e Alberto Bisco fanno parte del gruppo «Famiglie in rete» del Mendrisiotto. Si conoscono fin da quando erano molto piccoli, le loro famiglie facevano parte di un gruppo di preghiera, e fin da giovanissimi è sembrato chiaro ad entrambi che la loro strada era quella di costruire un futuro insieme e di creare una famiglia, possibilmente numerosa. Originari di Padova, una volta terminati gli studi universitari decidono di lasciare l’Italia e trasferirsi in Canton Friburgo dove poter trovare maggiori possibilità professionali ed economiche.

    Mentre ci raccontano la loro storia dal divano della loro casa a Genestrerio, stupisce la serenità e l’intesa che trasmettono: «Verso i 25 anni ci siamo sposati – racconta Arianna – e abbiamo cercato fin da subito di avere dei figli; mentre i primi due sono arrivati abbastanza facilmente, per avere il terzo è stato un percorso più lungo e abbiamo avuto anche degli aborti spontanei. Ora abbiamo tre figli, ma – ci confida – c’è il desiderio di averne altri». Dopo cinque anni in Canton Friburgo, la famiglia Bisco si trasferisce in Ticino dove risiede da cinque anni. Qui, Arianna e Alberto si sono inseriti nella comunità – fondamentale per sostenersi l’un l’altro – e hanno avviato una nuova vita, con i ritmi dettati dai bambini ancora piccoli: «non basta avere un alto salario per fare tanti figli – ci dice Alberto –. È importante per noi dedicare loro del tempo e impostare le nostre giornate nell’ottica di interagire con i bambini il più possibile. Ho un dottorato in neuroscienze e quando ci siamo trasferiti in Ticino ho iniziato a lavorare per un’azienda che mi ha offerto la possibilità di inserirmi in un contesto di ufficio dove è ammessa una certa elasticità negli orari e nel lavoro di casa. Questo sicuramente mi permette di vivere la vita familiare in modo diverso».

    Arianna penalizzata sul lavoro

    Arianna non lavora, il figlio minore è ancora piccolo e ci confida che al momento di annunciare la terza gravidanza al datore di lavoro ha avuto una brutta esperienza: «Facendo un lavoro a rischio, a contatto con bambini e disabili, mi hanno consigliato di stare a casa fin dall’inizio della gravidanza, ma i datori di lavoro – due donne – si sono dimostrati molto poco comprensivi. In Svizzera non ci sono ancora molte tutele per la maternità, le settimane di congedo sono molto poche e anche in caso di malattia spesso non c’è alcuna comprensione». Un episodio davvero molto spiacevole che, se su Arianna non ha pesato, potrebbe invece influire sulla scelta di altre donne: «È stato un avvenimento che ha fatto partire la gravidanza con una certa angoscia perché, pur amando il bambino che portavo in grembo, il pensiero che forse non avrei più potuto lavorare è stato pesante». Scelte importanti e non scontate che Arianna e Alberto, nonostante le famiglie lontane, stanno affrontando serenamente grazie all’aiuto della fede: «Quando abbiamo avuto il primo figlio – racconta Arianna – eravamo in una situazione lavorativa precaria. Se non avessimo avuto la fede che ci permetteva di essere fiduciosi nel futuro e nella provvidenza forse come tanti avremmo deciso di posticipare. Se l’ansia spesso fa vedere solo il negativo, la fede mi dice di fidarmi e andare». A questo punto nasce spontanea una domanda: ma perché scegliere la via più faticosa? «Non ci sono risposte scontate; per noi è come un servizio, un donarsi, uscire da sé per seguire la strada che ci indica Gesù. Di per sé tutte le vocazioni e le scelte portano a un sacrificio inteso come un dono di sé stessi e dal quale nascono le cose più belle. È una vita che si trasforma e diventa altro e non faremmo mai cambio con null’altro», concludono Alberto e Arianna che quest’anno celebrano i 10 anni di matrimonio.

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