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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • Cappella circondata dai massi in Alta Vallemaggia

    Il ritrovamento della Madonna degli australiani: «Sfigurata come il nostro paesaggio»

    Di Silvia Guggiari

    Come abbiamo già anticipato nell’inserto Catholica di sabato 6 luglio e su questo sito (Vallemaggia: «Mentre valutiamo i danni, la priorità è la gente» (catt.ch)), c’è un segno di speranza nel disastro causato dall’alluvione che con violenza si è abbattuta nella notte del 30 giugno in Vallemaggia, causando cinque vittime accertate e tre dispersi. Si tratta della statua della Madonna degli Australiani che la violenza della natura ha sradicato dalla sua cappella posta a Mondada trasportandola 3 km più a valle, a Cavergno, dove il pompiere Brenno Inselmini l’ha ritrovata poche ore dopo il nubifragio. L’uomo aveva notato qualcosa di colorato nel fiume e in un primo momento aveva pensato potesse essere il corpo di una persona; avvicinandosi ha riconosciuto che si trattava di una statua mariana e l’ha riportata in paese.
    «La statua non ha più il volto ne le braccia, sfigurata proprio come è sfigurato il territorio circostante. – racconta Sonia Fornera, di Bignasco, contabile dell’associazione per il patrimonio artistico e architettonico della Vallemaggia – Trovo che il ritrovamento sia davvero un bel segno di speranza».

    Il voto dei migranti cavergnesi

    La storia narra che nel 1854, 22 cavergnesi in procinto di partire per l’Australia in cerca di fortuna, decisero di far erigere una cappella situata lungo la strada appena sotto l’oratorio di Mondada che venne benedetta dal parroco don Luigi Alessandro Zanini tre giorni prima della loro partenza. Un luogo che era stato restaurato solamente un mese fa e che oggi non esiste più. Il giorno di Natale dello stesso anno, gli emigranti si riunirono durante la difficile navigazione e fecero voto che, se avessero superato il viaggio incolumi, avrebbero finanziato gli affreschi della cappella che nel 1859 venne così decorata dal pittore Giacomo Antonio Pedrazzi con scene di navigazione. Gli emigranti cavergnesi vollero però esprimere ulteriormente la loro gratitudine verso il Cielo e commissionarono anche una scultura: la statua della Madonna venne realizzata nel 1860 e fino a una ventina d’anni fa era collocata nella chiesa parrocchiale di Cavergno. Solo successivamente venne portata nella cappella di Mondada. Questa statua è dunque il segno dei parrocchiani che per sconfiggere la povertà decisero di lasciare il Ticino e cercare fortuna in Australia: l’idea ora è quella di non restaurarla, come simbolo di questa alluvione che ha duramente colpito la popolazione e il paesaggio.

    Segno di solidarietà dal Cielo

    Come ci confida Sonia, in questi giorni don Guido Pagnamenta, parroco di Cavergno tra il 1986 e il 1992, ha inviato uno scritto esprimendo grande vicinanza ai parrocchiani così duramente colpiti. «Ho letto del ritrovamento della statua della Madonna di Mondada dal volto sfigurato, – scrive don Guido – quasi a testimonianza della solidarietà del Cielo con la terra di Vallemaggia tanto provata… vi sono vicino, perché la primavera torni a vincere grazie alla buona volontà di tutti». «È stata la sua prima comunità - commenta Sonia – ed è bellissimo che a distanza di trent’anni si senta ancora così legato ad essa e ai parrocchiani».

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