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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 dicembre 2025)
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  • L'abate Mauro Lepori

    Il ticinese Padre Mauro Lepori: "Gesù è l’unico necessario al nostro cuore"

    Oltre 40mila persone radunate in gruppi, da 94 nazioni hanno partecipato gli Esercizi spirituali della Fraternità di CL, accompagnati da padre Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dei Cistercensi che parte dall’episodio, raccontato nel Vangelo di Luca, di "Marta e Maria"

    «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Marta è arrabbiata con Maria che pende dalle labbra di Gesù e trascura le faccende domestiche. La risposta del Maestro, che una lettura superficiale si limita a liquidare come un rimprovero a una donna “attivista”, è in realtà un invito amorevole a cambiare lo sguardo, a guardare all’essenziale: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

    Padre Mauro sottolinea l’affinità con la posizione umana che san Benedetto propone ai suoi monaci nella Regola: «Nulla anteporre all’amore di Cristo». A coloro che lo incontrano - la samaritana, Zaccheo, la Maddalena, il giovane ricco - Gesù non chiede preventivamente coerenza di comportamenti o certificati di buona condotta, chiede di legarsi alla sua persona, di lasciarsi abbracciare da un amore che non pone condizioni e non conosce confini.

    Duemila anni dopo - ricorda Padre Mauro citando Benedetto XVI e Francesco -, il cristianesimo può giocare la sua partita nel mondo puntando sul fascino di un’attrattiva piuttosto che sul proselitismo. Nelle circostanze drammatiche che stiamo vivendo «Cristo è il solo di cui abbiamo bisogno. [...] Non resta che chiederci fino a che punto siamo coscienti di chi è l’unico e necessario al nostro cuore. Di chi è veramente quest’Uomo che dice: “Io sono la via, la verità, la vita”. Questo Cristo che non è estraneo al naufragio del mondo. È Lui che soffre, ed è perché c’è Lui che questo naufragio è vinto, che questa morte risorge, che questo male non domina, non ha l’ultima parola».

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