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  • L’11% delle aziende svizzere ha una politica dei diritti umani

    Berna/Lucerna, 5 aprile 2016. – Solo l’11% delle più grandi aziende svizzere ha adeguato la politica aziendale alle Linee guida dell’ONU su Economia e diritti umani. È ciò che emerge da uno studio condotto da Pane per tutti insieme a Sacrificio Quaresimale. Le due Organizzazioni di cooperazione internazionale auspicano direttive più vincolanti per le aziende svizzere.

    Le aziende devono in tutte le loro attività e ovunque nel mondo rispettare i diritti umani. Questa direttiva è stata approvata cinque anni fa anche dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Ma la realtà nelle 200 aziende svizzere con la più alta cifra d’affari (2014) è diversa. Lo rivela uno studio condotto da Pane per tutti insieme a Sacrificio Quaresimale, dal quale emerge che solo 22 aziende (l’11%) rendono pubblico il modo in cui esse si assicurano che in tutte le loro attività ovunque nel mondo non siano violati i diritti umani, così come prevedono le Linee guida “Economia e diritti umani” dell’ONU. La percentuale scende al 3% se si considerano le aziende non quotate in borsa.

    Due aziende su tre non hanno una politica dei diritti umani

    I risultati non migliorano se si amplia l’analisi ai codici di condotta delle aziende, che sovente sono limitati all’ambito del diritto del lavoro. Chantal Peyer, del settore Economia etica di Pane per tutti e autrice dello studio, si dice sorpresa: «Quasi due aziende su tre non hanno una politica sui diritti umani conforme alle Linee guida dell’ONU e nemmeno un codice di condotta. In questo modo mancano delle chiare direttive riguardanti il rispetto dei diritti umani in azienda e per i fornitori.» Secondo lo studio, il 73% delle aziende non quotate in borsa non applica nelle relazioni commerciali una politica dei diritti umani. La situazione è leggermente migliore per quanto riguarda le aziende quotate in borsa: una su due ha una politica o un codice di condotta che si riferisce ai diritti umani. Alcune aziende interrogate nell’ambito dello studio hanno affermato di avere direttive interne in materia di diritti umani. Ma senza trasparenza è impossibile verificare la loro qualità e nemmeno in quale misura esse sono state messe in pratica.

    «Nella maggior parte delle aziende non si è ancora preso totalmente coscienza del fatto che sono tenute a far rispettare i diritti umani anche nelle loro filiali e presso i fornitori al di fuori della svizzera», commenta Chantal Peyer. Per violazioni dei diritti umani si intende soprattutto lavoro minorile, lavoratori e luoghi di lavoro non sufficientemente protetti dalle sostanze nocive, trasferimento forzato della popolazione locale, inquinamento dell’acqua e dell’aria.

    Molte parole, ma poca concretezza

    Lo studio non ha indagato solo il numero di aziende che hanno preso in considerazione le Linee guida dell’ONU nella loro politica aziendale. Nell’autunno 2015 è stata analizzata anche la documentazione pubblica disponibile sulle pagine internet oppure nei rapporti di gestione delle aziende, ad esempio sulla Corporate Social Responsability (CRS) o sulla sostenibilità. Sono state considerate in modo mirato le misure concrete e la messa in pratica della politica per i diritti umani o dei codici di condotta. I Consigli d’amministrazione, la direzione e i collaboratori hanno bisogno di essere formati, per fare in modo che la politica dei diritti umani sia integrata in tutte le attività. Sono importanti anche indicatori e incentivi, in modo che le direttive siano ben tradotte nella pratica. Spesso mancano chiare informazioni in questo ambito.

    «Il grado di attuazione delle regole rimane vago. Manca una visione d’insieme sull’impatto delle misure riguardanti il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente», sottolinea Chantal Peyer. Lo studio rivela anche che lunghi rapporti di sostenibilità non contengono necessariamente informazioni sostanziali sull’impatto dell’azienda sui diritti umani. Un’azienda attiva nel settore del turismo mostra cosa è possibile fare a livello di comunicazione con il suo rapporto sulla problematica dei diritti umani in India e Kenia. Esso mette in evidenza in modo trasparente anche le zone d’ombra delle attività delle agenzie viaggi.

    L’approccio è buono, ma non sufficientemente incisivo

    «Affinché le direttive dell’ONU, riconosciute a livello internazionale, siano applicate in modo efficace, sono necessarie regole vincolanti in Svizzera», evidenzia Patrick Renz, direttore di Sacrificio Quaresimale. «I diritti umani valgono per tutti e in tutto il mondo. Il loro rispetto ovunque nel mondo deve essere considerato una parte importante delle politiche aziendali di ogni azienda. Ecco perché Pane per tutti e Sacrificio Quaresimale raccolgono le firme per l’iniziativa per multinazionali responsabili.»

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