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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • La grazia di vivere due vocazioni: "Marito felice e ora padre di molti"

    Non è una rarità nella Chiesa cattolica, è già accaduto anche in Ticino, ma l’ordinazione di sacerdoti tra padri di famiglia rimasti vedovi, che ad un certo punto della vita si sono sentiti chiamati ad una scelta ulteriore, è sempre una bella testimonianza. Recentemente infatti il vescovo di Coira, mons. Vitus Huonder, ne ha ordinati due per la sua Diocesi.

    A 62 anni di età, Andreas Pfister-Brägger è padre di tre figli di 26, 23 e 19. Già diacono permanente dopo la morte della moglie avvenuta nel 2017 ha sentito la chiamata a diventare sacerdote. Da settembre eserciterà il suo ministero sacerdotale a Küssnacht am Rigi.

    Martin Scheibli, 52 anni, è padre di una figlia di 28 anni e di un figlio di 27 anni; è rimasto vedovo nel 2011. Consulente aziendale in una grande banca ha poi avvertito la chiamata. I suoi studi in teologia li ha compiuti a Coira e Lugano. Attualmente sta seguendo una formazione pastorale in una parrocchia a Wetzikon nel Canton Zurigo. Molto legato al Ticino ha recentemente celebrato una S. Messa al Centro pastorale S. Giuseppe di Lugano occasione gradita per salutare molti amici del Seminario diocesano e della Facoltà di teologia di Lugano. «Mi sono sposato nel 1988. I 23 anni di matrimonio mi hanno regalato tanta felicità. La nascita dei nostri figli sono stati momenti indimenticabili», ci confida don Martin. «Il dolore per la perdita di mia moglie è difficile da descrivere. La fede mi ha aiutato a capire che tutto è nelle mani del Signore, tutto il nostro vivere e anche la morte. A volte i progetti del Signore sono misteriosi ma dobbiamo accoglierli. Per me il sacerdozio è come una seconda vita. Ho ricevuto la grazia del Signore di ricevere due vocazioni. Il matrimonio e dopo il sacerdozio. Sono stato felice come marito e adesso sono felice come sacerdote ».

    Don Martin come ha scoperto la vocazione sacerdotale? «Durante un ritiro spirituale ho avvertito forte questa chiamata, poi è seguito un periodo di discernimento e di formazione. Due anni nel seminario di Coira e tre anni in quello di Lugano. Questo periodo nel Canton Ticino è stato bello ed importante. Ho incontrato la Chiesa “italiana” dentro un contesto internazionale. Alla Facoltà di teologia di Lugano sono presenti più di 30 nazionalità diverse. Un arricchimento culturale e di fede incredibile. Ho così imparato anche la lingua italiana molto utile nella Chiesa Cattolica».

    Quali emozioni ha sperimentato durante la prima S. Messa? «Celebrare con i miei confratelli nel ministero sacerdotale e con tutta la mia famiglia e la parrocchia mi ha molto toccato. Il sacerdozio è anche «frutto» della mia «prima» vita ed era evidente in me che Dio mi ha donato la grazia di non lasciarmi cadere. Adesso dono la mia vita e tutta la mia esperienza ai fedeli come alter Christus. Che gioia!»

    Secondo lei i preti cattolici dovrebbero avere la possibilità di sposarsi? «Posso parlare solamente di me. La vocazione sacerdotale è un dono grandissimo e chiede il dono totale di sé al Signore. Sono felice di essere disponibile a Dio con tutto me stesso. Il celibato è un valore per la Chiesa perché è molto di più di avere più di tempo a disposizione per i fedeli. È un modo di vivere. Francamente non sarei in grado di vivere le due vocazioni insieme. Una vocazione farebbe soffrire l’altra».

    Federico Anzini

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