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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (15 dicembre 2025)
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  • Denise Carniel a Berna

    Lo scorso 24 marzo a Berna la prima sessione delle persone con disabilità. La testimonianza di Denise

    di Denise Carniel

    Difficile decidere quali siano le parole giuste per parlarvi del 24 marzo scorso, ma penso possano essere racchiuse in un forte desiderio identitario e di un grande senso di gratitudine: questo è stata per me – tra le altre cose – la partecipazione alla prima sessione delle persone con disabilità a Berna. Il lottare per la propria comunità non è mai ovvio, soprattutto se come nel nostro caso, si tratta di una fetta di popolazione considerata minoritaria, ma è davvero cosi nei fatti? Abbiamo dimostrato di no.
    Doverlo rivendicare ancora dovrebbe realmente gettare nello sconforto ogni singolo cittadino e cittadina di questa democrazia, perché rasenta l’ovvio che alcune tutele siano garantite, ma lo è solo di principio, visto che le nostre rivendicazioni hanno toccato temi come l’accessibilità, la partecipazione alla vita sociale e politica, l’economia, e la cura; aspetti che che dovrebbero essere il metro di valutazione di un Paese all’avanguardia o che si definisce tale. E invece siamo ancora prigionieri del processo di categorizzazione e gerarchizzazione, ed in questo senso la situazione va quantomeno ammessa, e come tale cambiata, perché non dobbiamo più vivere nell’arcaica paura di fare le scelte giuste.
    In Svizzera il 22% della popolazione è affetta da “disabilità” (nel senso lato del termine che comprende persone con storie diverse, con stati fisici visibili e invisibili) che non dovrebbe chiedere di farsi spazio, ma avere d’ufficio il dovere di esistere in una società pronta a rompere argini e muri, a favor di una umanità più vera.
    Nel parlarvi di questo momento è importante per me invitarvi a riguardare la diretta, organizzata da pro infirmis (www.proinfirmis.ch), ed ascoltare attentamente i discorsi di ciascun delegato, a partire dai quali abbiamo steso un documento, denso di verità. In questa importante occasione ci siamo sentiti parte di un processo creativo, in cui, per la prima volta, essere protagonisti laddove la legge impera. Avrei voluto che tutti aveste avuto la possibilità di assistere agli incontri di preparazione a questo evento: avreste visto tanto lavoro, tanta voglia di far bene e di affermare i giusti principi, con fair play e competenza. È stato molto importante rendersi «modello» non di perfezione, ma di applicazione di giusti principi, farsi portavoce di buone pratiche. E questo è solo l’inizio di una azione pubblica che possa tenere alta l’attenzione su temi che toccano tanti di noi. La disabilità non è una condizione che augurerei a nessuno, ma che ferma la vita solo se glielo si permette: ognuno di noi si è fatto precursore che con buonsenso i risultati si ottengono. Facendo squadra abbiamo smosso le montagne dei media insieme all’importante comparto politico: abbiamo il dovere di essere considerati e per questo ciascuno di voi può diventare un alleato facendo pressione perché non veniamo dimenticati. È quanto ci ha insegnato questa sessione, che non deve essere definita speciale: noi non siamo un regalo ma siamo una risorsa e vi sfidiamo a trovare soluzioni ove il resto del mondo ci considera soltanto un problema, noi ce la faremo. Siete con noi? Mi sento di rispondere da parte vostra un forte e profondo, «assolutamente sì».

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