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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 dicembre 2025)
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  • L’occasione di un evento mondiale per ritrovare il dono della Messa

    Era stato programmato per il 2020, ma a causa della pandemia, si è svolto dal 5 al 12 settembre 2021 a Budapest, in Ungheria, il 52esimo Congresso Eucaristico mondiale. Un evento molto importante per tutta la Chiesa ma di cui poco si conosce.  Ne parliamo con don Emanuele Di Marco, coordinatore della commissione per la Liturgia pastorale della diocesi di Lugano.

    Don Emanuele, cos’è e qual è il senso di questo evento che raduna la Chiesa mondiale?

    Ogni quattro anni, in una grande città del mondo, la Chiesa si ritrova per soffermarsi a pensare sul valore dell’Eucarestia. Quest’anno il Congresso ha assunto un valore particolare perché c’è una sofferenza della comunità cristiana proprio riguardo il tema delle celebrazioni. Si è notato un raffreddamento sul lato della fede, soprattutto riguardo all’aspetto celebrativo; a questa difficoltà si è aggiunta poi anche quella legata alla pandemia che ha inevitabilmente portato a cambiamenti e restrizioni che hanno ulteriormente affaticato la partecipazione alla Messa. Come sappiamo, in tempi di lockdown molti si sono rifugiati in una preghiera virtuale, connessa o video trasmessa, ma questa non è una forma ordinaria di partecipazione, è solamente una forma suppletiva.

    Chi partecipa al Congresso Eucaristico?

    O in presenza o tramite degli scritti, c’è sempre una partecipazione del Papa. Ci sono poi dei delegati dalle diverse nazioni che partecipano alle conferenze guidati dal presidente, mons. Piero Marini. Il tema su cui si è riflettuto in questi giorni in Ungheria parte da un versetto del Salmo 87 che recita «Sono in Te tutte le mie sorgenti»: da qui si è voluto riflettere sul tema della presenza eucaristica, riprendendo il Concetto del Vaticano II in cui la liturgia è come fonte e culmine da cui trarre sempre l’azione. Il Congresso è stata l’occasione per recuperare quella centralità dell’Eucarestia che già Giovanni Paolo II nella Ecclesia de Eucharistia aveva sottolineato, come anche Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis. Anche attraverso questi eventi, la Chiesa regolarmente torna a riscoprire il valore dell’Eucarestia all’interno della sua vita.

    Eventi di questo genere hanno risonanza anche nelle nostre comunità parrocchiali? In che modo?

    L’intento sarebbe quello, poi però spesso ci si perde tra le tante iniziative di ogni parrocchia. Catechisti, presbiteri, diaconi, vescovi devono avere a cuore questi momenti per poi trasmetterli non come uno dei tanti appuntamenti, ma facendo in modo che la pastorale recepisca quelli che sono stati gli stimoli. Piuttosto che offrire una semplice informazione, sarebbe di gran lunga meglio qualcosa di performativo, ovvero qualcosa che va a cambiare il nostro stile di vita.  È proprio su questa idea che la diocesi ha pensato di proporre una giornata di formazione in programma il 16 ottobre per animatori liturgici, organisti e coristi (info ed iscrizioni su liturgiapastorale.ch ndr). Gli stimoli dati da Francesco, ma non solo, dovrebbero sensibilizzarci sul nostro modo di vivere la comunità.

    Stimoli preziosi sono giunti anche dal discorso che il Papa ha rivolto ai vescovi ungheresi, nel quale li esorta a fare comunità, ad essere padri per i propri preti...

    Ultimamente il Papa ha aumentato la sua sensibilità verso i preti, offrendo meditazioni e suggerimenti meno “spigolosi” rispetto all’inizio del pontificato. Sa bene che la qualità dei pastori delle nostre comunità è fondamentale, non perché sono loro i protagonisti, ma perché è chiaro che un pastore triste non può trasmettere la gioia del Vangelo.

    Il 30 settembre al Centro San Giuseppe a Lugano, alle 20.30, lei organizza una conferenza dal titolo “Spirituale o virtuale”. Di cosa si parlerà?

    Il titolo vuole essere una provocazione perché spesso si considera il nostro corpo come un insieme di spirito e materia. Il virtuale oggi ha preso lo spazio dello spirituale, perché è molto più comodo, lo gestisco come voglio, posso fare cose che altrimenti sarebbero irrealizzabili, mi permette di essere ovunque… tutta questa propensione alla virtualità influenza la spiritualità. Ed è per questo che insieme al prof. Cesare Rivoltella (Università Cattolica, Milano) e al prof. Luca Botturi (SUPSI), cercheremo di riflettere su quale spazio ci sia ancora per la spiritualità in un tempo in cui la virtualità ha una spinta fortissima.

    Silvia Guggiari

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