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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Padre Patton a Breganzona, nella biblioteca del liceo diocesano

    Padre Patton a Lugano: "Dialogo e speranza, niente è ancora perduto"

    A pochi giorni dal Natale, lo sguardo non può che andare, ancora una volta, alle zone di guerra e alla Palestina, in particolare, che si appresta a trascorrere il secondo 25 dicembre sotto il segno delle bombe. Una realtà drammatica, ma all’interno della quale «non viene meno la speranza», come ha più volte affermato Fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa dal 2016, che mercoledì scorso è stato ospite al Liceo diocesano di Breganzona dove ha partecipato all’incontro dal titolo «Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)». Un evento promosso dalla Diocesi di Lugano in collaborazione con diverse associazioni, e che ha suscitato grande interesse tra il pubblico presente nell’Aula Magna dell’istituto.
    «Come può il Figlio di Dio fatto uomo sussistere ancora in questa terra martoriata afflitta dal dolore dei suoi figli? Dove sei Signore mentre la tua terra brucia?», si chiede mons. Willy Volontè, priore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro per la Terra Santa della Svizzera italiana, durante l’introduzione alla serata: «Quello che sta accadendo in Terra Santa è un segno da leggere, un ammonimento da ascoltare, una ferita da lenire», conclude don Volonté prima di lasciare la parola al giornalista Andrea Fazioli, moderatore della serata che ha ricordato che «È attraverso la conoscenza che si supera l’odio. Spesso ci si chiede cosa possiamo fare noi qui che siamo lontani dalla guerra, ma anche solo tenersi informati e ascoltare le voci di chi viene dai luoghi martoriati è un gesto importante».
    Fazioli ha così introdotto l’ospite della serata partendo proprio dal suo ruolo di Custode: «Custodire è una parola molto bella, che significa prendersi cura – ha affermato Patton –. Sono responsabile di circa 350 frati di sessanta nazionalità diverse che vivono in Terra Santa e devo fare il possibile perché loro vivano da frati e che possano prendersi cura a loro volta dei luoghi e delle persone a loro affidati». La serata è stata anche l’occasione per presentare in anteprima il libro di fra Francesco Patton: «Come un pellegrinaggio. I miei giorni in Terra Santa» (Terra Santa Edizioni), con prefazione di papa Francesco, nel quale il religioso parla ancora di speranza, nonostante le macerie tra le strade e la disperazione della gente: «In un contesto dove prevale la forza delle armi, io credo che sia importante che ci sia qualche «pazzo» che viva disarmato. Sono convinto che nella ricerca della pace bisogna essere radicali» ha affermato il frate. E parlando della Siria, Patton afferma che il suo futuro «è ancora tutto da vedere, ci sono molte incertezze, però se questa terra avrà il sostegno dei Paesi del Golfo e dei Paesi occidentali, in particolare dell’Europa, forse potrà imboccare una strada nuova che le permetterà di rinascere come Paese, dopo che in questi ultimi anni è stata ridotta allo stremo». Tornando alle ragioni del conflitto Patton ha ribadito che le religioni «quando sono vissute male sono sicuramente parte del problema, ma possono essere parte della soluzione. I fatti del 7 ottobre 2023 hanno creato una tale frattura tra le due popolazioni che pensare di farle coesistere in uno unico Stato sarebbe poco realistico. Oggi penso che la vera questione è riconducibile a tre aspetti: primo, bisogna dare una soluzione politica alla questione palestinese e non solamente militare. Secondo, qualsiasi sia la formula che si utilizza bisogna che entrambi i popoli riconoscano l’uno all’altro il diritto di esistere. Terzo, bisogna riconoscere a tutti pari diritti», conclude il religioso. Infine una nota sui pellegrinaggi interrotti dopo il 7 ottobre 2023. Fazioli ha sottolineato l’importanza di questi luoghi nei quali sembra di camminare all’interno delle pagine del Vangelo: una terra dove «c’è l’occasione di unire la storia alla geografia, di unire la narrazione al luogo in cui è ambientata e questo facilita anche la dimensione spirituale del mistero che celebriamo. Molti pellegrini mi hanno detto che dopo essere stati in Terra Santa è cambiato il loro modo di leggere la Parola di Dio. È un luogo di unità della Chiesa stessa. In Terra Santa vediamo che l’unità dei cristiani è molto più forte che altrove».

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