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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (12 dicembre 2025)
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  • Il logo di Sanremo 2025 COMMENTO

    Sanremo: quel bisogno di sentimenti veri che le canzoni veicolano

    Sanremo. Se ne parla e se ne discute ancora. Una lettrice di catt.ch offre il suo punto di vista di spettatrice del Festival, diverso da quello del prof. Adriano Fabris, docente di filosofia morale, etica della comunicazione in Italia e docente anche alla Facoltà di teologia di Lugano, pubblicato nei giorni scorsi e ripreso dall’Agenziasir. La lettrice di catt.ch ricorda anzitutto l’alto share del 70% e l’ascolto di 13 milioni di spettatori ottenuto dal Festival 2025 e sottolinea soprattutto molti aspetti positivi legati ai testi delle canzoni e ad alcuni ospiti capaci di veicolare sentimenti importanti. Un chiaro segnale, questo testo, di quanto oggi ci sia bisogno di bellezza, amore, poesia.

    “È stato un festival pulito, dove la canzone è stata la vera protagonista. La professionalità di Carlo Conti ha saputo chiudere fuori dalla porta dell’Ariston le polemiche, le battute inopportune e volgari, gli interventi spazzatura. Ho apprezzato molto questo sforzo, premiato dal pubblico di ogni età, come appunto si è visto sui social. L’ospite d’eccezione, uno per tutti, Papa Francesco che, alla timida richiesta di Conti di poter avere un saluto, ha risposto addirittura con un videomessaggio: “la musica è bellezza, la musica è strumento di pace. È una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli, dice il Papa. E ancora, la musica può aprire il cuore all’armonia, alla gioia dello stare insieme, con un linguaggio comune e di comprensione facendoci impegnare per un mondo più giusto e fraterno. Che dire dei cantanti? Qualche esempio. Un composto Achille Lauro canta “amore mio veramente se non mi ami muoio giovane”, con tutta la potenza dell’amore incosciente, quello che fa battere il cuore, dove vivere e morire diventano vicini, perché l’amore è anche fatto di assoluti. Standing ovation per Simone Cristicchi, vincitore “spirituale” del Festival, che ha fatto scorrere lacrime perché ha cantato il coraggio e la pazienza di un figlio che deve accettare di vedere la madre piano piano spegnersi e le restituisce tutto l’amore che ha ricevuto: “ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casa. Ti ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai”. Un esibizione magistrale di Giorgia che con la sua splendida voce canta la paura di rimanere sola e il pubblico grida: “hai vinto tu” perché questa paura appartiene a tutti. Sul podio c’è Lucio Brunori che nella sua canzone dice a sua figlia Fiammetta che “tutto questo amore io non lo posso sostenere perché conosco benissimo le dimensioni del mio cuore”, a mio parere un padre meraviglioso. Secondo posto a Lucio Corsi, che voleva essere un duro, canta, ma si rende conto che non è così, che lui è solo Lucio e insegna ai ragazzi ad essere sé stessi e ad amarsi per la meraviglia che sono. Olly ha vinto. Olly non può crederci e le prime parole dopo la proclamazione sono per la mamma e il papà. Olly giovane e spensierato, confuso e un po’ bambino ma capace di parole grandi, così come sanno dire i giovani: “non so più come fare senza te, te che mi fai, vivere e dimenticare, tu che mentre cucini ti metti a cantare e tu chiamala se vuoi la fine, ma come te lo devo dire, sta vita non è vita senza te”. Il festival di Sanremo mi ha tenuta sveglia, eccome. Mi ha fatto ridere e piangere, pensare e cantare. Mi ha fatto credere, dopo una commovente “Imagine” di John Lennon cantata dall’israeliana Noa e la palestinese Mira Awad (n.d.r araba cristiana palestinese con passaporto israeliano), insieme sul palco, che la musica, quella bella, quella vera, può cambiare i cuori e farci sperare in un mondo migliore”.

    Lisia Rusconi, presidente ERES

    A questo link alcuni contributi sul Festival

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