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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 dicembre 2025)
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  • A centro della foto, il vescovo eletto Calassare

    Sud Sudan: Carlassare diventa vescovo il 25 marzo: un anno fa subì un grave attentato

    Christian Carlassare sarà il vescovo più giovane al mondo.: il prossimo 25 marzo sarà consacrato a Rumbek nel Sudan del Sud. Il 44enne originario della provincia di Vicenza, nella diocesi di Padova, diventerà così il presule cattolico più giovane del mondo.

    In questi giorni si è forse chiarita la vicenda dell'attentato

    Il 26 aprile dello scorso anno il missionario comboniano era stato gambizzato, nel corso di un agguato su cui è stata fatta luce proprio in questi giorni: secondo quanto riporta la stampa africana, i due componenti del commando avrebbero confessato di aver agito per conto del locale coordinatore diocesano, padre John Mathiang Machol.

    A dare l’annuncio della svolta è stato martedì mons. Matthew Remijio Adam Gbitiku, vescovo di Wau e amministratore apostolico di Rumbek: “La consacrazione del vescovo eletto padre Christian Carlassare avrà luogo nella solennità dell’Annunciazione del Signore, il 25 marzo 2022, a Rumbek. Accompagniamolo con le nostre preghiere”.

    Il presule ha precisato nella sua nota, rilanciata anche dal Centro missionario diocesano di Padova, che la decisione è stata presa “dopo la dovuta consultazione” con l’arcivescovo Bert van Megen, nunzio apostolico in Kenya e Sudan del Sud, nonché con lo stesso padre Carlassare.

    Padre Carlassare era stato nominato da Papa Francesco l’8 marzo 2021, in sostituzione del vescovo bresciano Cesare Mazzolari (considerato il :padre” del Sud Sudan, morto durante una celebrazione ancora nel 2011). Ma l’insediamento previsto per il 23 maggio era saltato un mese prima per il ferimento del vicentino, colpito alle gambe e picchiato alla testa da due sicari, al punto da dover essere prima curato dai Medici con l’Africa Cuamm e poi ricoverato all’ospedale di Nairobi.

    Dopo quell’episodio, il religioso veneto era rientrato in Italia, finché domenica ha postato sul proprio profilo Facebook una foto che lo ritrae di spalle mentre percorre un sentiero in Africa. Un’immagine-simbolo che ha colpito diversi fedeli, felici di vederlo “camminare di nuovo”.

    La notizia è arrivata insieme agli sviluppi delle indagini sull’attentato. Il giornale sud-sudanese “The city review” ha fatto il punto sull’inchiesta: “Martedì scorso, i sospettati della sparatoria del vescovo eletto Carlassare hanno confessato di aver complottato la sparatoria per spaventarlo a non tornare a Rumbek. Hanno detto che la sparatoria è stata ideata da padre John Mathian, l’ex amministratore della diocesi di Rumbek che ha adocchiato la posizione”. Questo sacerdote, uno dei sei indiziati, ha negato il proprio coinvolgimento: “Non sono parte di ciò che è successo”.

    Tuttavia il sospettato numero 6 Laat Makur Agok ha dichiarato davanti al giudice dell’Alta Corte, Alexander Sabor Subek, che proprio padre Mathian avrebbe incaricato lui, il numero 2 Samuel Maker e il numero 5 Morris Sebit di attaccare il vescovo eletto, affinché lasciasse Rumbek, così da permettere al religioso di diventare il primo prelato sud-sudanese della diocesi. “Laat ha affermato che padre Mathian ha promesso loro protezione, una volta compiuta la missione richiesta, perché era noto ai funzionari del governo”, ha specificato l’organo di stampa.

    Durante l’interrogatorio, l’uomo ha evidenziato che era suo il cellulare rinvenuto dentro il recinto della chiesa, cioè l’elemento da cui erano scattati gli accertamenti. A sua volta Morris avrebbe ammesso di essere stato l’esecutore materiale, mentre il complice sarebbe rimasto fuori dal cancello.

    Nei dieci mesi seguiti al fatto, padre Carlassare ha più volte detto di aver perdonato i propri assalitori. Ecco le sue ultime dichiarazioni all’agenzia d’informazione religiosa Sir: “Questo incidente ha, a dir poco, stravolto i miei piani ed aspettative. Ho fatto esperienza della mia debolezza. Non solo quella fisica dovuta al danno subito e alla lenta riabilitazione che, grazie a Dio, ha portato buoni frutti e mi ha permesso di recuperare bene. Ma anche la debolezza dovuta al fatto di non essere riuscito a promuovere quella pace, unità e cooperazione a cui tanto aspiravo”.

    Fonte: Il Gazzettino

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