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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (16 dicembre 2025)
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  • L'abate Mauro Lepori

    #Synod2018, padre Lepori: "Emersa una chiara consapevolezza: la Chiesa deve essere corpo di Cristo risorto nel mondo"

    Padre Mauro Lepori, abate generale dell’Ordine cistercense, al Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani rappresenta il mondo monastico. Prima del termine del Sinodo abbiamo conversato brevemente con lui:

    Padre Mauro, com’è andato, in generale, il Sinodo?

    “Ormai abbiamo letto quasi tutto il testo finale; è molto bello, riflette molto bene tutto quanto è stato detto. Personalmente lo ritengo un buon lavoro”.

    Lei che contributo ha portato a questo Sinodo?

    “Ho portato la testimonianza della vita religiosa e della comunità benedettina nel mondo. Nelle comunità benedettine vivono assieme, sotto lo stesso tetto, varie generazioni, i giovani come gli anziani, instaurando uno scambio virtuoso: i primi sono chiamati ad onorare i secondi, e gli anziani da questo amore trovano la forza di amare a loro volta i giovani, che da parte loro hanno un bisogno essenziale di persone mature che li guidino e li aiutino a maturare a loro volta. Maturare nella loro umanità, cioè nel senso di responsabilità e nella capacità di donarsi. La stessa società europea, che deve molto al monachesimo, si è nutrita di questo scambio per osmosi. Il monastero è questo: un ambiente che permette di crescere anzitutto in umanità”.

    Cosa dobbiamo attenderci dal documento finale?

    “Vi troveremo anzitutto un grande approfondimento sul tema del discernimento, dell’ascolto come vero e proprio metodo pedagogico. È un documento che si rivolge a tutti, ai giovani così come a coloro che lavorano con loro.  Vi è anche una chiara sottolineatura della sinodalità come modo che la Chiesa ha per essere se stessa; abbiamo infatti sperimentato durante questo Sinodo come lo Spirito Santo possa aiutare ciascuno a trasformare dei cantieri in un bellissimo edificio”.

    Al riguardo, ha avuto modo di dire che i Padri sinodali non devono sentirsi “postini di un testo, ma testimoni di un avvenimento”. Cosa intendeva?

    “È un altro punto su cui insisterà il documento finale, richiamando la figura di Maria Maddalena, prima testimone dei fatti della Resurrezione. Il Sinodo non si ferma alle cose che i Padri sinodali hanno capito ma sarà bene che si mediti sui testi, cosa che farò anche nel mio Ordine. Sono testi che servono per uscire dalla stanchezza, dallo scoraggiamento. Non sono solo un incoraggiamento per così dire “sentimentale”, ma il segnale chiaro che un nuovo cammino è possibile”.

    Come le è sembrato il contributo di Papa Francesco?

    “Ho visto il Papa molto presente, anche concretamente; ha passato ore con le commissioni redazionali. Tuttavia, al contempo, è stata una presenza discreta. Egli è intervenuto fattivamente in sole due occasioni, con due piccoli interventi, oltre l’introduzione iniziale dei lavori. Il suo è stato un lavoro precipuamente di ascolto”.

    Dopo l’Amazzonia, il prossimo Sinodo…?

    “A mio modo di vedere potrebbe concernere la sinodalità stessa, ovvero sulla riforma della Chiesa in chiave sinodale e comunionale. Ogni membro contribuisce al cammino di tutto il corpo, ma durante questa esperienza abbiamo anche misurato come questo non avvenga ancora abbastanza. In questo senso ci sarebbe da lavorare”.

    Cosa è emerso sul tema scandali e abusi durante il Sinodo?

    “A dire il vero anche un po’ di stanchezza: vorremmo che si finisse di attribuire la perversità all’insieme dei preti. C’è una foresta di bene nella Chiesa che cresce in silenzio; poi ci sono degli alberi che cadono e invece fanno tanto rumore. Ma i giovani non hanno bisogno che si ribadiscano di continuo i limiti e difetti, altrimenti si perde l’annuncio del Risorto. Ridurre la Chiesa alla questione degli abusi è un’ingiustizia rispetto a tutti quelli che fanno del bene al suo interno. Nel Sinodo è emerso che negli ultimi decenni ci sono stati anche tanti frutti di santità che sono da valorizzare, non da offuscare. È questo che i giovani probabilmente si aspettano da noi. Il documento finale in questo senso esprimerà una nuova consapevolezza: la chiesa per essere pienamente se stessa deve essere il corpo di Cristo risorto nel mondo”.

    (red)

     

     

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