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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 dicembre 2025)
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  • Dai coniugi Agustoni ad Haiti un messaggio di pace per la Quaresima

    Giunge in queste ore, da Haiti, il messaggio di pace e speranza di Nadia e Sandro Agustoni, volontari per la Diocesi di Lugano sull'isola. Dal loro blog, ci raccontano del cammino quaresimale verso la Pasqua, con la piccola comunità del Village Miséricorde nella parrocchia di Paillant: "Carissimi con la comunità e il gruppo di giovani della nostra parrocchia di Paillant, vi auguriamo un bel cammino di quaresima affinché tutta la vostra persona, simbolizzata dalle mani, possa fare il bene, ad ogni istante della sua vita, senza nessuna condizione. I partecipanti ai nostri incontri per la Quaresima ci invitano ad usare le nostre mani per “salutare, lavare, accarezzare, lavorare, accompagnare, mangiare, aiutare, guarire, pregare, giocare, disegnare e costruire”, piuttosto che per fare il contrario! Insieme possiamo costruire un mondo di pace e di amore". Testimoniando anche della vicinanza della Chiesa locale: "Anche il nunzio apostolico monsignor Francisco Escalante Molina - raccontano i due missionari - è venuto a visitarci, chiudendo la sua visita ufficiale nel grande sud proprio a Miragoane dove ha celebrato una messa alla co-cattedrale e visitato con il nostro vescovo il Village Miséricorde. Un bel gesto di vicinanza della Chiesa ai più poveri". Da qui un messaggio di speranza per tutti gli haitiani e non solo "I nostri due vescovi hanno detto ai nostri amici del Village Miséricorde che Dio e la Vita li ama, di modo che è essenziale di aiutare ogni persona che si trova nel bisogno, a prescindere dalla sua religione. Un messaggio che è rivolto anche a noi, che c’incamminiamo verso pasqua, la festa dell’Amore e del dono della propria vita, che a sua volta è un dono che ci è stato fatto".

    L'appello dei vescovi haitiani

    Intanto in queste ore, ricordando la storica visita di San Giovanni Paolo II, quarant’anni fa, il 9 marzo 1983, proprio ad Haiti, i vescovi haitiani sono tornati a scrivere alla popolazione e alla comunità internazionale, lanciando un ennesimo, drammatico allarme sulla drammatica situazione di violenza che sta vivendo il Paese. Una violenza che lo scorso anno aveva costretto anche ai coniugi Agustoni, Sandro e Nadia, volontari nel progetto della Diocesi di Lugano sull'isola, a lasciare temporaneamente il territorio locale, per poi rientrare ad Haiti solo nel corso degli scorsi mesi. Il loro rientro era stato descritto sempre dalle pagine del loro blog.

    “La Chiesa – ricordano i vescovi – già ai temi di San Giovanni Paolo II dovette confrontarsi con la dura realtà dell’epoca, caratterizzata da un potere autocratico che opprimeva i cittadini, e cristallizzare il grido del popolo che tanto desiderava una società libera e democratica. Ma il cambio di regime politico, avvenuto poco dopo la visita del Santo Padre, non realizzò le speranze del popolo, le cui aspettative furono deluse. Più passavano gli anni, più l’unità patriottica che aveva superato il regime dispotico si disintegrava e lasciava il posto alla divisione. A ciò sono seguite incessanti liti interne che hanno dato origine a un malgoverno caratterizzato da impunità, ingiustizia, eccessiva disuguaglianza, corruzione, violenza, ecc. Col tempo, queste carenze, che stanno diventando sistemiche, stanno corrodendo l’intero corpo sociale ed erodendo le condizioni di vita delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, molti dei quali vivono in condizioni di estrema povertà”.

    Siamo, così alla situazione di oggi: “La violenza sistematizzata e pianificata sfida le autorità e le forze pubbliche. Senza il minimo rischio e preoccupazione, le bande armate rivendicano i loro abominevoli crimini: furti, stupri, saccheggi, incendi dolosi, rapimenti, omicidi. Ovunque nel Paese, moltiplicano le loro dimostrazioni di forza, occupando ogni giorno nuovi spazi sotto lo sguardo impassibile delle autorità, la cui indifferenza e inazione sono più che sconcertanti. Come possono coloro che detengono il potere, che dovrebbero difendere e proteggere i cittadini, essere così passivi di fronte a una violenza così crudele, che getta l’intera società nell’angoscia e nella disperazione collettiva?”. Risuona, allora, nel popolo, lo stesso grido di quarant’anni da: “Qui qualcosa deve cambiare! Ed è l’ora!”.

    (red)

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